QUARTA CONFERENZA
Signore e signori, a
questo punto vi starete chiedendo che cosa ci ha insegnato la tecnica
che vi ho descritto sulla natura dei complessi patogeni e dei desideri
rimossi dei nevrotici. Una cosa in particolare: le indagini psicoanalitiche
fanno risalire, con sorprendente regolarità, i sintomi della malattia
a impressioni della vita sessuale, ci mostrano che i desideri patogeni
hanno la natura di componenti pulsionali erotiche e ci obbligano
a postulare che, tra i fattori etiologici della malattia, sono particolarmente
significativi i disturbi della sfera sessuale. E ciò vale per entrambi
i sessi.
So già che questa affermazione
non sarà accolta volentieri.
Perfino quei ricercatori
che seguono con simpatia i miei lavori psicologici sono piuttosto
inclini a pensare che io dia una eccessiva importanza etiologica
al momento sessuale e mi domandano come mai altre eccitazioni psichiche
non producano quei fenomeni di rimozione e di formazione sostitutiva
che io ho descritto.
Ebbene, a costoro posso
rispondere così: che potrebbero benissimo farlo e che non avrei
nulla in contrario se lo facessero, ma l'esperienza ci insegna che
esse non possiedono una simile pregnanza, per cui possono solo rinforzare
l'effetto dei fattori sessuali, senza mai riuscire a sostituirli.
Tale conclusione non
è un postulato teorico: negli STUDI SULL'ISTERIA, pubblicati col
dottor Breuer nel 1905 io non ero di quest'idea. Mi ci convertii
solo dopo che una più vasta esperienza mi ebbe portato a uno studio
più approfondito della questione.
Signori, ci sono fra
voi alcuni dei miei amici e dei miei seguaci più intimi, i quali
mi hanno accompagnato in questo viaggio a Worcester. Interrogateli
pure: essi vi diranno che all'inizio erano tutti assolutamente scettici
circa le mie affermazioni del significato determinante che ha l'etiologia
sessuale, finché il loro lavoro analitico personale non li costrinse
a giungere alle stesse conclusioni. Quanto al comportamento dei
pazienti, non è che esso aiuti poi molto a convincerci che la teoria
da me formulata sia esatta. Invece di fornirci di buon grado notizie
sulla loro vita sessuale, essi cercano di occultarle con tutti i
mezzi a disposizione. Generalmente gli uomini non sono sinceri quando
si tratta di argomenti sessuali.
Essi non rivelano volentieri
la loro sessualità, ma indossano un pesante cappotto (vera fabbrica
di menzogne) per nasconderla, come se nel mondo del sesso facesse
sempre brutto tempo. E non hanno torto; nella società civile sole
e vento non sono propizi a nessuna manifestazione di vita sessuale.
Invero nessuno può svelare liberamente la propria vita erotica al
suo vicino. Ma appena i vostri pazienti nel corso del trattamento
si accorgeranno che possono abbandonare le remore convenzionali,
essi allontaneranno questo velo di bugie, e solo allora sarete in
grado di esprimere un giudizio sull'argomento in questione.
Sfortunatamente anche
i medici non sono al di sopra degli altri umani quando sono implicati
personalmente in questioni di vita sessuale: molti di loro sono
dominati da quel miscuglio di "pruderie" e sessualità che regola
il comportamento della maggior parte degli intellettuali in materia
di sesso. Ma procediamo nella comunicazione dei nostri risultati.
E' pur vero che in un'altra serie di casi la psicoanalisi fa risalire
i sintomi non a esperienze sessuali, ma a banali avvenimenti traumatici.
Ma tale distinzione perde
valore per altre constatazioni. Il lavoro analitico necessario per
l'esauriente comprensione e la guarigione completa di un caso clinico
non si arresta mai al periodo di insorgenza della malattia, ma risale
sempre all'adolescenza e alla prima infanzia del paziente: solo
qui è dato rinvenire quelle impressioni e quegli eventi che appaiono
determinanti per la malattia successiva. Soltanto le esperienze
infantili ci consentono di capire la sensibilità ai traumi che si
verificano in epoche seguenti. E solo quando vengono scoperte e
riportate a coscienza queste tracce mnestiche, quasi sempre dimenticate,
possederemo l'arma per liquidare i sintomi. Arriviamo qui alle stesse
conclusioni raggiunte nelle indagini sui sogni, che cioè sono i
desideri infantili inaccettabili e rimossi a fornire l'energia per
la formazione dei sintomi, ché, altrimenti, le reazioni ai traumi
successivi assumerebbero un normale decorso.
Ma questi potenti desideri
dell'infanzia dobbiamo ritenerli generalmente di natura sessuale.
A questo punto sono più
che certo della vostra meraviglia: allora c'è una sessualità infantile?,
vi chiederete. Non è forse l'infanzia quell'epoca della vita contraddistinta
proprio dall'assenza della pulsione sessuale? No, signori miei;
non è affatto vero che la pulsione sessuale penetri nel bambino
all'epoca della pubertà come, nel vangelo, il diavolo entrò nei
porci.
Il bambino possiede fin
dalla nascita le sue pulsioni e le sue attività sessuali, se le
porta con sé nel mondo, ed è proprio da esse che, mediante un importante
processo evolutivo che attraversa varie fasi, deriva la cosiddetta
sessualità adulta normale. Non è difficile osservare queste manifestazioni
dell'attività sessuale infantile: anzi mi sembra che occorra una
certa dose di abilità a non vederle e a non interpretarle (1). Bontà
sua, devo alla sorte la possibilità di citare, a testimone delle
mie affermazioni, proprio uno del vostro ambiente.
Ho sotto gli occhi il
lavoro di un certo dottor Sanford Bell, pubblicato nel 1902 nell'"American
Journal of Psychology":
l'autore era docente
alla Clark University, proprio l'istituto che ci sta ora ospitando.
Ebbene, nella tesi dal
titolo "A preliminary study of the emotion of love between the sexes"
("Osservazioni preliminari sull'emozione erotica nei due sessi"),
apparsa tre anni prima dei miei "Tre saggi sulla sessualità", l'autore
afferma precisamente ciò che vi stavo dicendo prima e cioè: "l'emozione
sessuale erotica..., contrariamente a quello che si crede, non fa
la sua prima apparizione all'epoca dell'adolescenza". Bell ha lavorato,
come diremmo in Europa, all'americana, raccogliendo in un periodo
di quindici anni un numero di 2500 osservazioni probanti, tra cui
800 personali.
Circa i segni con cui
tale condizione erotica si manifesta, egli dice: "Una mente imparziale,
allorché osserva tali manifestazioni in centinaia di coppie di bambini
non può esimersi dal riferirle a un'origine sessuale. Anche lo spirito
più esigente sarà soddisfatto quando a tali osservazioni si aggiungono
le confessioni di coloro che da bambini hanno provato questa emozione
in forma intensa e i cui ricordi di infanzia sono relativamente
precisi". E coloro che non vogliono credere alla sessualità infantile
saranno molto stupiti di apprendere che fra i bambini precocemente
innamorati se ne annoverano non pochi in tenera età, cioè di tre,
quattro e cinque anni.
A questo punto non mi
sorprenderebbe se voi prestaste più fede alle osservazioni di un
vostro connazionale che alle mie. Per fortuna, dalla recente analisi
di un bambino di cinque anni sofferente di angoscia, analisi per
altro egregiamente condotta dal padre, sono riuscito a ottenere
un quadro abbastanza completo sia delle manifestazioni somatiche
della pulsione che delle produzioni psichiche in una fase precoce
della vita sessuale infantile (2).
E dovrei anche rammentarvi
che l'amico dottor C. G. Jung, proprio in quest'aula, vi ha riferito
poche ore fa di un'osservazione fatta su una bambina ancora più
piccola, la quale, per lo stesso motivo del mio paziente, la nascita
cioè di una sorellina, tradì certamente quasi lo stesso segreto
eccitamento, le stesse formazioni di desiderio e di complessi. Di
conseguenza, comincio a sperare che vi abituerete all'idea, sulle
prime così strana, della sessualità infantile. Potrei inoltre citarvi
l'esempio veramente notevole dello psichiatra di Zurigo E. Bleuler,
che appena qualche anno fa dichiarava apertamente di essere incredulo
e sconcertato di fronte alle mie teorie sessuali m che in seguito,
con le sue osservazioni personali, le ha sostanzialmente confermate
in tutto il loro significato (3).
Che poi, in verità, la
maggior parte degli uomini, siano essi medici o no, non vogliono
saper nulla della vita sessuale del bambino, si spiega fin troppo
facilmente. Repressi dall'educazione a diventare persone civili,
essi hanno dimenticato la loro attività sessuale infantile, e non
desiderano affatto che adesso gli venga ricordato il materiale rimosso.
D'altronde, ve ne potreste convincere voi stessi se voleste cominciare
l'analisi con un'autoanalisi, con un'interpretazione dei vostri
ricordi di infanzia. Abbandonate, dunque, ogni dubbio, e cerchiamo
invece di valutare la sessualità infantile dei primissimi anni (4).
La pulsione sessuale
del bambino, oltre a presentarsi molto complessa, ci permette un'analisi
delle numerose componenti che scaturiscono da fonti diverse. Intanto,
essa è completamente indipendente dalla funzione riproduttiva, al
cui servizio è destinata a porsi solo più tardi.
Essa permette al bambino
di ricavare vari tipi di sensazioni piacevoli che, date le analogie
e i rapporti manifestati, noi riuniamo sotto il termine di piacere
sessuale. La fonte prima del piacere sessuale infantile è l'autoeccitazione
di certe zone corporee particolarmente sensibili; oltre ai genitali,
ne fanno parte il retto, l'orifizio del canale urinario, e anche
la pelle e altre superfici sensoriali.
Dato che in questa prima
fase della vita sessuale infantile il soddisfacimento è tratto dal
proprio corpo, senza che intervenga alcun oggetto esterno, noi la
denominiamo, usando un'espressione coniata da Havelock Ellis, "fase
dell'autoerotismo". Chiamiamo "zone erogene" quelle parti del corpo
specificamente deputate a fornire il piacere sessuale. Il succhiarsi
il pollice o il poppare appassionato dei bambini più piccoli ci
offre un buon esempio di tale soddisfacimento autoerotico proveniente
da una zona erogena.
Il primo a osservare
scientificamente questi fenomeni, Lindner, uno specialista in malattie
dei bambini di Budapest, li interpretò giustamente come soddisfacimento
sessuale, e ne descrisse esaurientemente la trasformazione in forme
diverse e più evolute di gratificazione sessuale (5).
Un'altra forma di soddisfacimento
sessuale di questo primo periodo è l'eccitazione dei genitali con
la masturbazione, destinata ad assumere in seguito una rilevante
importanza, e che da numerosi soggetti non viene mai completamente
superata. Accanto a questa e ad altre manifestazioni autoerotiche,
possiamo osservare molto precocemente nel bambino le componenti
pulsionali del PIACERE SESSUALE, o, come diciamo noi, della LIBIDO,
che richiedono come oggetto un'altra persona.
Queste pulsioni appaiono
in coppie antitetiche, cioè come attive e passive. I più importanti
esponenti di questo gruppo sono il piacere di infliggere sofferenze
(sadismo) - con il suo contrario passivo (masochismo) - e il piacere
esibizionistico, sia in forma attiva che passiva. Dalla prima di
queste ultime coppie scaturisce in seguito la curiosità per il sapere,
dalla seconda invece la tendenza verso la rappresentazione artistica
e teatrale.
Altre manifestazioni
della vita sessuale del bambino possono essere già considerate dal
punto di vista della scelta oggettuale, in cui l'altra persona gioca
un ruolo preponderante, e la cui importanza si basava, in origine,
su motivi legati alla pulsione di autoconservazione. Nei bambini,
comunque, la differenza tra i sessi non ha una parte molto importante:
si può infatti attribuire a ogni bambino, senza fargli alcun torto,
un'aliquota di inclinazione omosessuale.
Questa vita sessuale
del bambino, ricca ma dissociata, in cui ogni singola pulsione è
tutta indaffarata a suscitare piacere indipendentemente da tutte
le altre, si coordina e si organizza in seguito in due direzioni
principali; di modo che al termine della pubertà, il carattere sessuale
definitivo dell'individuo è, in pratica, completamente determinato.
Da una parte le singole pulsioni vengono a subordinarsi al primato
della zona genitale, di modo che l'intera vita sessuale è posta
al servizio della creazione, e il loro soddisfacimento ha ora un
senso poiché esse preparano e facilitano l'atto sessuale vero e
proprio. D'altro canto, la scelta oggettuale ha la meglio sull'autoerotismo,
per cui, nella vita sessuale, tutte le componenti della vita sessuale
trovano ora soddisfacimento nella persona amata. Ma non tutte le
componenti pulsionali trovano posto nell'organizzazione definitiva
della vita sessuale. Infatti, già prima dell'avvento della pubertà,
certe pulsioni hanno subìto una fortissima rimozione a causa delle
pressioni educative, mentre si sono sviluppate certe forze psichiche
come la vergogna, il disgusto, la moralità, forze che, a guisa di
sentinelle, tengono a bada le pulsioni rimosse.
E quando, con la pubertà,
arriva l'alta marea del desiderio sessuale, ecco che trova uno sbarramento
in queste produzioni di formazioni reattive e di resistenze: sono
esse a incanalare il deflusso per le vie cosiddette normali, vanificando
ogni tentativo di riattivazione delle pulsioni che hanno subìto
la rimozione. Le più importanti pulsioni rimosse sono la coprofilia,
cioè il piacere infantile collegato agli escrementi e, ancora, le
tendenze a fissarsi alle persone che costituirono l'oggetto della
scelta primaria.
Signori! Un principio
di patologia generale postula che ogni processo di sviluppo reca
in sé i germi delle predisposizioni patologiche, dal momento che
può essere inibito, ritardato o incompletamente espletato. Ciò è
valido anche per lo sviluppo della funzione sessuale, con le sue
molteplici complicazioni.
Esso, infatti, non si
completa agevolmente in tutti gli individui, e può allora lasciarsi
alle spalle sia anomalie che predisposizioni a malattie successive,
tramite una sorta di ripiegamento o REGRESSIONE.
Può succedere che non
tutte le pulsioni parziali si assoggettino al primato della zona
genitale. Una pulsione che, appunto, ne rimane indipendente e isolata
determina ciò che noi definiamo una perversione, la quale allo scopo
sessuale normale può sostituirne uno proprio. Può succedere, come
ho accennato prima, e come attestano vari tipi di disturbi, che
l'autoerotismo non venga completamente superato. Può darsi, inoltre,
che venga mantenuta l'equivalenza originariamente attribuita ai
due sessi come oggetti sessuali, da cui risulterà una tendenza ad
attività omosessuali nella vita adulta, tendenza che, in circostanze
propizie, assurge a una condizione di esclusiva omosessualità.
Tutta questa serie di
disturbi dipende direttamente dall'inibizione dello sviluppo della
funzione sessuale, e comprende sia le perversioni che un generico
INFANTILISMO della vita sessuale, non difficili a riscontrarsi.
Anche la predisposizione alle nevrosi deve ricondursi, sia pure
in altro modo, a un'alterazione dello sviluppo della vita sessuale.
Le nevrosi stanno alle
perversioni come il negativo sta al positivo; in esse riscontriamo,
quali portatrici di complessi e creatrici di sintomi, le stesse
componenti pulsionali delle perversioni: con la differenza, questa
volta, che esse operano dall'inconscio. Nonostante la rimozione
che hanno subìta, esse continuano infatti a dimorare nell'inconscio.
La psicoanalisi ci insegna
che una manifestazione eccessivamente intensa di tali pulsioni in
epoca precocissima conduce a una specie di fissazione che, da quel
momento, costituisce un "locus minoris resistentiae" nell'articolarsi
della funzione sessuale.
Se, infatti, l'esercizio
della funzione sessuale dell'adulto urta contro qualche difficoltà,
la rimozione, costituitasi all'epoca dello sviluppo, viene infranta
proprio nel punto in cui si è verificata la fissazione infantile.
Forse ora potreste obiettare:
"Però tutto ciò non è sessualità".
D'accordo, lo ammetto;
ma io ho adoperato la parola in un senso molto più ampio di quanto
voi siete abituati a considerarla.
La questione è che siete
forse voi a usare il termine in un senso troppo limitato, confinandolo
nell'ambito esclusivo della riproduzione.
Così facendo, non solo
vi sfuggono la comprensione delle perversioni e i rapporti tra perversione,
nevrosi e vita sessuale normale; non sarete nemmeno in grado di
riconoscere, nella loro reale portata, gli esordi, facilmente osservabili,
della vita sessuale somatica e psichica del bambino. Ma qualunque
sarà la vostra decisione sull'uso di questo termine, ricordatevi
che lo psicoanalista intende la sessualità in quel senso ampio cui
lo conduce la sua valutazione della sessualità infantile.
Riportiamoci ora allo
sviluppo sessuale del bambino. Dal momento che abbiamo preso in
considerazione più le manifestazioni somatiche che quelle psichiche
della vita sessuale, ci resta ancora molto da dire.
Innanzi tutto, merita
ulteriore interesse la scelta oggettuale originaria del bambino,
scelta che deriva dal suo bisogno di aiuto.
In un primo momento essa
si orienta verso tutte le persone con cui ha dimestichezza, ma queste
ben presto cedono il posto ai genitori, Come concordemente dimostrano
l'osservazione diretta del bambino e le successive indagini analitiche
dell'adulto, il rapporto del piccolo con i genitori non è del tutto
scevro da elementi di concomitante eccitazione sessuale. Il bambino
sceglie, come oggetto dei suoi desideri erotici entrambi i genitori,
ma uno in particolare. Nel far questo, egli risponde di solito allo
stimolo che gli forniscono i genitori stessi, la cui affettuosità
ha chiaramente lo stampo di un'espressione sessuale, anche se inibita
rispetto allo scopo. Di regola, il padre preferisce la figlia, la
madre il figlio; il bambino reagisce a questa situazione; se maschio,
cioè, vorrebbe prendere il posto del padre; se femmina, quello della
madre. I sentimenti suscitati in tali rapporti tra genitori e figli,
e quelli che ne risultano nei rapporti reciproci tra i figli stessi,
non hanno soltanto un carattere positivo di affettuosità ma anche
uno negativo di ostilità.
Il complesso che così
si origina è destinato a essere rapidamente rimosso, ma continua
a esercitare dall'inconscio un effetto intenso e durevole. Dobbiamo
allora formulare l'ipotesi che, con le sue ramificazioni, esso rappresenti
il COMPLESSO NUCLEARE di tutte le nevrosi, per cui ci aspettiamo
di incontrarlo, dotato della stessa operatività, in altri settori
della vita psichica.
Il mito del re Edipo,
che uccide suo padre e prende in moglie sua madre, rappresenta bene,
con trascurabili modificazioni, il desiderio infantile , successivamente
respinto dallo scontro con la barriera dell'incesto. Anche la storia
dell'Amleto di Shakespeare è ugualmente basata su un complesso incestuoso,
anche se più abilmente dissimulato.
Nel periodo in cui il
bambino è dominato dal complesso nucleare, non ancora rimosso, comincia
a svilupparsi una parte notevole della sua attività psichica, che
è messa al servizio degli interessi sessuali.
Egli comincia a indagare
sul problema della nascita dei bambini e, dalle deduzioni che trae
dagli indizi osservabili, coglie dei rapporti reali più di quanto
gli adulti possano immaginare.
Di solito l'interesse
per questo tipo di indagine viene destato dalla minaccia che arreca
al suo benessere l'arrivo in famiglia di un fratellino, in cui egli
ravvisa solo un rivale. Sotto l'influsso delle pulsioni parziali,
in lui attive, egli costruisce un certo numero di "teorie sessuali
infantili": pensa ad esempio che entrambi i sessi siano ugualmente
dotati di organo maschile, che i bambini vengano concepiti nell'atto
di mangiare e che nascano dall'orifizio anale, mentre il rapporto
sessuale viene considerato un atto di ostilità, una specie di sopraffazione.
Ma proprio l'incompletezza della sua costituzione sessuale e le
lacune delle sue conoscenze, dovute alla posizione nascosta che
ha il canale genitale femminile, fanno sì che il piccolo investigatore
abbandoni le sue ricerche, risultate un fallimento.
Il fatto stesso dell'indagine
infantile, però, e delle teorie sessuali che ne derivano, è di importanza
determinante per la formazione del carattere del bambino e per il
contenuto della sua eventuale futura nevrosi.
E' inevitabile e perfettamente
normale che il bambino faccia dei genitori la sua prima scelta oggettuale:
la sua LIBIDO non deve però rimanere fissata a questi oggetti primari,
ma li deve soltanto assumere come prototipi, dai quali dovrà trasferirsi
su altre persone, all'epoca della scelta oggettuale definitiva.
Il distacco del bambino dai genitori è così un problema inevitabile
se non si vuole compromettere lo sviluppo delle capacità sociali
del giovane.
Ed è all'epoca in cui
la rimozione sceglie su quali pulsioni sessuali parziali agire,
e in seguito, quando l'influsso dei genitori, che ha fornito sostanzialmente
il materiale di questa rimozione, si allenta, che si presentano
grossi problemi all'opera dell'educazione, problemi a cui sicuramente,
fino ad ora, tale opera non sempre ha trovato la soluzione più intelligente
né la più economica.
Signori! non crediate
che con queste spiegazioni sulla vita e sullo sviluppo sessuale
del bambino, ci siamo allontanati troppo dalla psicoanalisi e dalle
cure dei disturbi nevrotici. Se volete, potete considerare il trattamento
psicoanalitico semplicemente come una educazione continua al superamento
dei residui infantili.
NOTE:
-
"Drei Abhandlungen
zur Sexualtheorie", Vienna, F. Deuticke, 1908, seconda edizione
(trad. it. "Tre saggi sulla teoria della sessualità").
-
"Analisi della fobia
di un bambino di cinque anni".
-
E. Bleuler, "Sexuelle
Abnormitäten der Kisder. Jarbuch der schweizer". Gesellschaft
für Schulgesunheitsplege, IX, 1908.
-
"Tre saggi sulla
sessualità".
-
"Jahrbuch F.", Kinderheilkunde,
1879.