Francamente speravo di non dovermi dilungare su una materia così tutto sommato marginale nell'organizzazione di Internet, ma i media non perdono occasione per ricordarci che Internet è un covo di pervertiti e di erotomani che saturano la Rete di immagini invereconde. Beh, per farla breve, ma molto breve, non è vero.
Volendo essere meno concisi, posso dire che la pornografia non è così dilagante su Internet come potrebbe sembrare dagli strilli dei giornali. Anzi, è piuttosto ben circoscritta: se non andate a cercarla apposta, è molto improbabile che ne troverete. Cosa che non si può dire di molti giornali e programmi televisivi.
Perché possiate valutare voi stessi l'entità del problema occorre che faccia una breve spiegazione di come e dove si trova il materiale pornografico sulla Rete. Come le istruzioni per costruire le bombe, questa spiegazione può essere usata per fini poco edificanti o per autodifesa. Lascio a voi la scelta.
Su Internet, la principale fonte di materiale a luci rosse è costituita dai newsgroup: in particolare da quelli della gerarchia alt.binaries.pictures.erotica (ma anche la gerarchia it.binari.x, insieme agli altri newsgroup di pari tema negli altri paesi, non scherza).
Attenzione: i newsgroup che ho citato non sono reperibili soltanto presso qualche oscuro news server sperduto oltreoceano. I news server di Telecom Italia Net, Italia On Line e di quasi tutti i fornitori d'accesso italiani offrono tutto questo, ventiquattro ore su ventiquattro, senza alcuna salvaguardia verso i minori o limitazione d'accesso. È vero che nessuno vi obbliga ad andarli a consultare, ma sinceramente trovo ridicolo e ipocrita che un'azienda si atteggi a emblema di serietà quando mette a disposizione foto e filmati di uomini e donne che giocherellano con la propria diarrea.
Non sto scherzando.
Prelevare le immagini è relativamente facile: basta scegliere i messaggi contenenti degli allegati e decodificarli: gran parte dei programmi newsreader lo fa con una semplice cliccata del mouse, come abbiamo visto nel Capitolo 7. I newsgroup offrono materiale per ogni varietà di gusti:
senior-citizens, amateur.female, amateur.male, bears, bestiality, black.females, black.male, bondage, breasts, children, female, female.anal, fetish, furry, gaymen, latina, male, male.anal, orientals, pornstars, redheads, teen.female, teen.male, urine, voyeurism, furry, lesbians, nude.celebrities....
Caso mai qualche termine inglese non vi fosse chiaro, vorrei avvisare che il materiale che trovate in Internet non è solo una questione di qualche donnina nuda, come ogni tanto fanno vedere nei servizi televisivi. Ci sono anche ben altre attività, come quel giocherellare cui accennavo prima, perché alcuni le considerano erotiche. La Rete propone tutte le forme di accoppiamento, a due, a tre, a diciassette per volta, con e senza animali e protesi artificiali.
Si potrebbe argomentare che non ci dovrebbe essere nulla di imbarazzante nel mostrare e vedere un atto d'amore fisico. Giusto. Peccato che la stragrande maggioranza delle immagini disponibili in Rete non abbia nulla a che fare con l'amore e molto a che fare con il sadismo, la violenza e la sottomissione. Con pochissime eccezioni (quelle delle professioniste del settore), le espressioni delle donne ritratte in queste foto lasciano pochi dubbi; anzi, a giudicare dai commenti in certi newsgroup, l'espressione di sofferenza della donna è particolarmente apprezzata.
Gli internettisti veterani, me compreso, fanno della difesa assoluta della libertà di espressione un caposaldo irrinunciabile di Internet. Tuttavia a volte, quando si vede come viene usata questa libertà di espressione, la nausea si mescola all'imbarazzo e al dubbio.
Il fondo però non l'abbiamo ancora toccato. Il newsgroup più indifendibile di tutta Internet, secondo me, è l'apparentemente inoffensivo alt.binaries.pictures.tasteless. Tasteless in inglese significa "senza buon gusto", ma è l'eufemismo più eufemistico che abbia mai incontrato.
Qui si raccolgono immagini di ultra-violenza, automutilazione e di maltrattamenti a persone e animali che fanno sembrare Arancia meccanica un documentario sulla tranquilla integrazione sociale dei giovani inglesi. Non so se le immagini sono simulate o reali: ha poca importanza. Resta il fatto preoccupante che c'è gente che si trastulla pubblicandole ed altra che si diverte a prelevarle. Pare che ci sia un fenomeno psicologico noto come orripilazione, per cui una parte del nostro animo è attratto da scene di questo tipo: è lo stesso meccanismo che scatta quando passiamo dalla scena di un incidente d'auto. Ne siamo scioccati e al tempo stesso non riusciamo a distogliere lo sguardo e il pensiero. Tuttavia accettare i lati oscuri della propria psiche è un conto; alimentarli con materiale di questo tipo è un altro.
Prelevare immagini porno dai newsgroup, per quanto semplice, richiede un minimo di impegno: scegliere il newsgroup, prelevare il messaggio, decodificare l'allegato... Ma non è indispensabile fare tutta questa trafila.
Ci sono infatti decine di migliaia di siti Web dedicati alla pornografia (al punto che la classifica dei 'migliori' siti porno è la Top 5000). Alcuni sono a pagamento, ma allettano i visitatori di qualsiasi età con dei "campioni omaggio" talmente eloquenti che non posso riprodurli qui.
Molti sono gratuiti e protetti esclusivamente da scritte demenziali del tipo "Attenzione! Questo sito contiene materiale pornografico: se hai meno di 18 anni, non entrare!". Ma per favore, come dicono quelli di Striscia la notizia...
Ci tengo a sottolineare che tutto il materiale che ho descritto fin qui è prelevabile liberamente e gratuitamente dalla Rete, senza alcun controllo sull'età della persona che preleva e senza richiedere alcun pagamento supplementare con carte di credito o altro. In queste condizioni, a prescindere da quello che pensate della pornografia, credo che ammetterete che pagare per ottenere quello che si può avere gratis è perlomeno stupido.
Con queste spiegazioni non vi voglio certo indurre a frequentare le parti a luci rosse di Internet. Voglio solo proporvi una semplice regola di comportamento: non scucite una lira per accedere a un sito porno. Se è questo che volete, la mercanzia che cercate esiste sicuramente nei newsgroup, dove è gratis, o in altri siti Web gratuiti. Basta cercare.
Perché faccio questa distinzione apparentemente cavillosa fra pornografia gratuita e a pagamento? In fin dei conti è pur sempre pornografia. Mi spiego subito. Se una donna vuole mostrarsi in tutto il suo splendore mentre compie le gesta erotiche più stravaganti perché le piace farlo, in ossequio alla libertà di espressione assoluta di Internet è giusto che lo possa fare. Ma se lo fa per piacere lo farà gratis, proprio per non mercificarsi (e potrà sorprendervi sapere che c'è infatti moltissima gente che lo fa, tramite la Rete).
I siti porno a pagamento, invece, incoraggiano le persone alla mercificazione di una parte intima della propria natura. Come scoprirete leggendo le FAQ dedicate al settore, è ora di sfatare una diffusa illusione: nessuno lo fa per piacere; l'unica molla è il denaro. Il godimento è tutto simulato, anche da parte maschile: si stimola la terminazione nervosa fino a ottenere la risposta fisiologica desiderata, per usare la lucida descrizione che ho sentito dare di recente da un pornoattore che fa film gay pur essendo eterosessuale (li fa perché lo pagano di più, punto e basta).
La cosa più triste di tutta la faccenda è che le persone che ci lucrano di più, a miliardi, non sono mai quelle riprese nelle immagini. Guardiamo la realtà: questo lucro spropositato che alimenta la pornografia commerciale è uno sfruttamento bello e buono, che come tale non si può né difendere né tanto meno incoraggiare pagando i siti porno (e ogni altro tipo di pubblicazione analoga, dai giornali alle videocassette).
In un certo senso, il modo migliore per sabotare la macchina tritacarne della pornografia è toglierle il motore, cioè il denaro, distribuendo gratuitamente i suoi prodotti. Nessuno pagherà per quello che può avere a scrocco; e non avendo speranza di lucro perché tutto quello che produce diventa subito disponibile in Rete gratis, l'industria del porno si dissolverà. I profitti del settore sono già calati paurosamente da quando Internet ha preso piede.
Spegnere un incendio buttando benzina ai quattro venti può sembrare un approccio strano, ma la logica e l'etica della Rete funzionano così. Molti bravi hacker hanno aderito a questa filosofia e invece di combattere la pornografia tentando impossibili censure le tolgono l'ossigeno diffondendo le password dei siti commerciali, scoprendone i punti deboli che consentono di scavalcare la richiesta di carta di credito e pubblicando ovunque gratis il loro discutibile contenuto.
Certamente se volessi fare il moralista, vi direi di evitare del tutto la pornografia, gratuita o meno, su Internet e fuori da Internet. Ma non vivo tra le nuvole: so che la stragrande maggioranza degli utenti della Rete prima o poi attinge ai siti porno. So anche che quando un frutto non è più proibito e diventa disponibile in sovrabbondanza perde molta della sua attrattiva. Per cui vi propongo un compromesso pragmatico: fate quello che volete, tanto ve ne stuferete presto, ma almeno nel frattempo non contribuite al giro di denaro che nutre i parassiti dell'ambiente.
Fine della predica. Torniamo ai consigli per gli acquisti.
Soprattutto, non date mai il vostro numero di carta di credito a un sito porno, specialmente se vi dice che serve soltanto per verificare che siete maggiorenni o che vi consente ventiquattro ore di prova gratuita e che nulla vi verrà addebitato. Se non riuscite a disdire entro la fine del periodo di prova (e guarda caso non ci si riesce mai), vi verrà fatto pagare un salatissimo abbonamento.
E questo è il caso più fortunato, in cui il gestore del sito porno rispetta le leggi (in sé, il trucchetto del periodo di prova non è illegale, lo usano molte aziende che vendono per corrispondenza merci più ortodosse). Potrebbe andarvi molto peggio: il vostro numero di carta di credito potrebbe essere usato illecitamente. Dover telefonare al vostro istituto di credito per bloccare gli addebiti provenienti da un sito porno vi farà fare sicuramente una bella figura. Da fessi.
Nel 1995, Scotland Yard fece irruzione in una casa a Watford, nello Hertfordshire. Trovò un uomo che usava uno scanner per caricare nel proprio computer immagini di donne nude e poi adoperava un programma per sostituire le loro teste con quelle di bambine. Infine ritoccava le immagini, riducendo il seno e togliendo le tracce di sviluppo puberale: et voilà, una immagine di pornografia infantile "virtuale" e, come tale, neppure perseguibile dalla legge.
Considerato quanto tempo ci vuole per creare un fotomontaggio di questo tipo, fenomeni come questo gettano dubbi sull'esistenza di vita intelligente nell'universo, compreso questo pianeta.
Purtroppo non tutta la pedofilia è così virtuale. Anche in Italia esistono siti dedicati a veri e propri cataloghi di bambini in vendita, con dovizia di prestazioni e caratteristiche, corredati da foto che esemplificano la questione oltre ogni dubbio.
Vorrei precisare che siti pedofili e siti porno non c'entrano niente l'uno con l'altro. I siti porno, nella loro particolare etica, sono dispostissimi a ospitare qualunque sfaccettatura della sessualità umana, tranne quelle in cui sono coinvolti i minorenni. Vietano tassativamente l'invio e lo scambio di foto contenenti minori e ospitano spesso banner contro la pedofilia, avvisando a grandi caratteri che tutte le persone raffigurate sono maggiorenni.
Il fatto che persino i gestori dei siti pornografici della Rete aborriscano la pedofilia testimonia quanto sia in realtà circoscritto questo fenomeno, checché ne dicano i giornalisti. Secondo i mass media, sembra quasi che la pedofilia non esistesse prima dell'arrivo di Internet.
In effetti, invece di condannare la Rete perché ospita i pedofili, forse dovremmo esserne lieti.
Prima di Internet, infatti, il pedofilo agiva con discrezione, coinvolgendo solitamente vittime provenienti dalla cerchia della famiglia o dei conoscenti (secondo una recente indagine del Censis, il 90% dei casi di abuso verso minori avviene all'interno della famiglia; un altro 8% avviene nell'ambiente extrafamigliare ad opera di persone conosciute dal minore). Con vergogna e omertà come tristi complici, era praticamente impossibile scovarlo e fermarlo.
Adesso che c'è Internet, il pedofilo si sente sicuro nell'anonimato della Rete e allarga la cerchia delle sue ricerche, creando circoli di suoi consimili, frequentando le aree di chat giovanili ed esplorando i newsgroup. Per nostra fortuna, è una falsa sicurezza: come abbiamo visto, la navigazione in Rete lascia un'infinità di tracce, per cui in realtà facilita le indagini.
Attenti agli errori di battitura, quando digitate gli indirizzi dei siti Internet. Rischiate di fare una deviazione imprevista nella vostra navigazione. Infatti molti gestori di siti pornografici adottano la cosiddetta "tecnica del formicaleone", nota anche come name spoofing ("neim spùfing").
Questi simpaticoni creano un sito porno e lo chiamano con un nome molto simile a quello di un sito "normale" molto visitato, come www.altravista.com al posto di www.altavista.com, www.yahhoo.com invece di www.yahoo.com, whitehouse.com e nasa.com invece di whitehouse.gov e nasa.gov.
Poi aspettano, come il formicaleone, che l'utente distratto scivoli un attimo sulla tastiera e sbagli il nome del sito: al posto della pagina che intendeva vedere, il malcapitato navigatore si trova sullo schermo un brulichio di immagini lampeggianti che non lasciano niente all'immaginazione. Se vi succede di fronte ai vostri figli, tenetevi forte: probabilmente dovrete rispondere ad alcune domande molto impegnative.
Un altro caso in cui è possibile imbattersi involontariamente nella pornografia è l'e-mail. Non c'è infatti alcun modo di impedire che qualcuno vi mandi una foto porno come allegato: è quello che fanno molti molestatori per irritare le donne e irretire i minorenni. C'è anche chi lo fa senza intenzioni ostili, mandando immagini hardcore agli amici e conoscenti di sesso maschile, per fare un gradito omaggio. Prima che vi venga l'ispirazione di farmi cotanto regalo, come mi è già successo in passato, vi fermo subito: apprezzo l'intenzione, ma in questi anni di navigazione ho già visto tutto quel che c'era da vedere sull'argomento.
Anche i motori di ricerca possono portarvi sullo schermo pornografia imprevista: non quella visiva, ma quella testuale. Internet infatti offre una grande abbondanza di racconti "erotici" per tutti i gusti, pubblicati sul Web da dilettanti convinti di poter dire qualcosa di nuovo su un tema già vecchio ai tempi di Ovidio (c'è persino un newsgroup, it.sesso.racconti, dove gli aspiranti Moravia offrono al globo terracqueo i frutti delle loro fantasie).
Immettendo parole chiave apparentemente innocue come argomento per il motore di ricerca, capita di essere condotti a queste deliranti narrazioni: magari semplicemente perché il racconto cita una località o un prodotto di cui state cercando informazioni. La cosa più disgustosa che ho incontrato in Rete l'ho trovata ricercando per una traduzione l'espressione wet back, che è un blandissimo termine tecnico inglese usato nella produzione di assorbenti sanitari (in italiano è il "retrotrasporto del liquido", se ci tenete a saperlo) ma vuol dire anche "schiena bagnata". Di che cosa fosse bagnata, ammesso che questo sia il termine giusto, è meglio che non ve lo dica, soprattutto se siete a stomaco pieno.
Ci sono anche altre possibilità di sorprese: i progettisti dei siti porno immettono nelle loro pagine le parole più ricercate in Rete, anche se non hanno nulla a che fare con il sesso (mp3 è un classico), e le ripetono centinaia di volte. Così se si immettono queste parole nei motori di ricerca il loro sito figura vistosamente primo in classifica nell'elenco di quelli che offrono informazioni su quelle parole. Ad esempio, se siete fan degli Aerosmith, di Jennifer Aniston, Ricky Martin o Jenny McCarthy e immettete i loro nomi in un motore di ricerca, accanto ai siti effettivamente dedicati alle loro gesta ne troverete molti altri dove il loro nome compare soltanto come specchietto per le allodole e vi conduce ad "artisti" di tutt'altra natura.
È per motivi come questi che è meglio che siate preparati all'idea della pornografia in Internet e soprattutto che prepariate i vostri figli alla sua esistenza. Se non ne parlate, c'è il pericolo che scambino quello che vedono in Rete per la norma a cui ispirarsi. Tutta la perfezione plastica che si vede sui siti porno di Internet rischia di preparare una gran delusione quando si iniziano le esperienze reali.
Se c'è una parte di Internet dove è facile prendere delle fregature, quella pornografica è una delle meglio equipaggiate. Una delle truffe più comiche avvenute qualche tempo fa ha coinvolto 38.000 utenti di varie parti del mondo. Questi infelici si erano precipitati su un sito che, dopo essersi fatto pubblicità nei newsgroup, annunciava sulle proprie pagine che bastava prelevare il loro "speciale programma" per visualizzare sullo schermo immagini eccitantissime. Gratis. Niente carta di credito, niente password, nulla.
Una volta prelevato e installato il programma, gli utenti hanno in effetti cominciato a ricevere quello che si aspettavano. Purtroppo, però, il programma aveva anche lo scopo di riconfigurare il loro Accesso Remoto (il programma usato da Windows per collegarsi a Internet), in modo che invece di chiamare il loro normale fornitore d'accesso, ne chiamavano uno situato in Moldavia, che offriva loro accesso alle immagini porno attraverso un numero tipo 144 a tariffa megasuperinternazionale. Potete immaginare le bollette che ne sono risultate.
Da allora questa truffa si è sparsa a macchia d'olio: sono tantissimi i siti che la adottano anche in Italia. A questo proposito, fatti i dovuti sospiri di commiserazione, posso proporvi tre regole:
Finora abbiamo parlato della pornografia di Internet. Tuttavia non tutte le informazioni sessualmente esplicite della Rete possono essere considerate pornografiche. Ci sono altre parti di Internet che affrontano le questioni attinenti al sesso con serietà e compostezza, diventando dei veri centri di discussione e consulenza. Hanno anche un ruolo socialmente utile, offrendo una platea anonima cui esporre dubbi, problemi ed insicurezze.
Il già citato newsgroup italiano it.discussioni.sessualita offre un luogo di dibattito su temi che difficilmente vengono discussi anche negli ambienti più informali. Se esiste, ed è così frequentato da generare un notevole traffico di messaggi (tutti rigorosamente di testo: le immagini, le pubblicità dei siti porno, i tentativi di "acchiappo" e gli annunci mercenari sono banditi grazie alla presenza di un agguerrito team di moderatori), è evidente che colma un vuoto importante. Le sue FAQ (presso http://idsx.news-it.org e http://www.olografix.org/loris/isdweb) raccolgono quello che nessun trattato di sessuologia può proporvi: le testimonianze dirette, le esperienze vissute, raccontate senza imbarazzi dai protagonisti, su tutti ma proprio tutti gli aspetti della sessualità umana.
È un posto dove chiunque può porre qualsiasi domanda, nei termini che più gli sono familiari (scurrili o tecnici non fa differenza, conta solo l'onestà), e ottenere una risposta senza condiscendenze e senza mezze verità. Non credo esista un altro luogo dove un adolescente alle prime armi possa parlare liberamente di sesso con una cinquantenne, protetti e resi liberi entrambi dall'anonimato. A volte è più facile parlare di queste cose con un perfetto sconosciuto piuttosto che con gli amici cosiddetti "intimi".
Newsgroup come questi offrono un servizio sociale irrealizzabile altrove. Giusto per fare un esempio, è indubbio che le persone che hanno subìto menomazioni fisiche abbiano diritto a una sana vita amorosa, che il loro handicap può complicare: ma dove possono riunirsi a parlarne? Non certo in un talk show, dove la morbosa curiosità delle persone "normali" guasterebbe la serenità della discussione. Un newsgroup, dove la discussione avviene oltretutto in una forma scritta che annulla buona parte degli handicap, è una soluzione molto valida.
A parte i newsgroup, ci sono molti siti Web dedicati a temi di natura medica come l'impotenza o la vasectomia, o a questioni molto intime come il sesso durante la gravidanza, che sono corredati di immagini molto chiare e realistiche, ma preparate da medici esperti, non da Tinto Brass. A molti questi argomenti possono sembrare volgari o troppo scabrosi anche solo a parlarne, ma niente è tabù su Internet, e spero che rimanga sempre così.
Fra i tanti siti Web italiani, due si distinguono per chiarezza e competenza: quello del professor Maurizio Bossi, conduttore di programmi sulla sessualità presso varie televisioni private, è raggiungibile all'indirizzo http://www.mauriziobossi.com, mentre l'AIED (Associazione Italiana Educazione Demografica) è presso http://www.aied.it. Fra le sue varie risorse vale la pena di segnalare le pagine dedicate agli adolescenti e alle loro domande.
Dopo questa carrellata, probabilmente converrete che occorre cercare di proteggere bambini e adolescenti da immagini scioccanti e violente come quelle che offre Internet. Se avete degli ultimi dubbi in proposito, andate a visitare http://www.bme.freeq.com/extreme/index.html, poi ne riparliamo.
Il problema è come fare. Perlomeno, le altre fonti primarie di pornografia, vale a dire le edicole, le videoteche e la televisione, sono accessibili solo uscendo di casa o in orari notturni. La pornografia di Internet è disponibile ventiquattro ore su ventiquattro, direttamente a casa o in aula. In condizioni come queste, è praticamente impossibile che un genitore o un insegnante riesca ad esercitare un controllo serio.
Avrete forse sentito parlare di programmi di controllo automatico come Net Nanny (http://www.netnanny.com) o CyberSitter (http://www.cybersitter.com). L'idea è carina: redigere un elenco dei siti e dei newsgroup non adatti e vietarne l'accesso, oppure bloccare qualsiasi pagina che contenga parole o file "a rischio".
Net Nanny, ad esempio, se incontra una di queste parole, svolge un'azione scelta da chi lo imposta: ad esempio, se incontra il termine sex può inviare un segnale di allarme oppure disattivare lo schermo del computer. Inoltre può tenere traccia delle attività svolte in Rete.
Un altro approccio è usato invece da Cybersitter, che lavora non sulle parole ma sui tipi di file. In pratica Cybersitter analizza le estensioni e le strutture dei file; quando riconosce un'immagine (in formato GIF o JPG e anche in formato uuencode), ne impedisce la visualizzazione, facendo finta che il file non esista. Anche Cybersitter tiene una traccia dei siti visitati. Per contro, non è in grado di filtrare le immagini contenute nelle pagine Web.
L'idea, dicevo, è buona. Peccato che un qualsiasi dodicenne internettaro riesca a scavalcare la protezione in una decina di minuti. Dodicenni che mi leggete, mi spiace: non intendo spiegarvi qui come si fa. Se ci tenete, scopritelo da soli: almeno imparerete qualcosa sul funzionamento di Internet strada facendo.
Fra l'altro, questo tipo di filtraggio automatico è troppo impreciso. Alcuni programmi-filtro si basano sul colore dominante dell'immagine per decidere se mostra troppa pelle nuda: purtroppo non lasciano passare la Pantera Rosa ma non hanno problemi a mostrarci Naomi Campbell con o senza costume da bagno.
I filtri basati sulle parole, invece, non tengono conto quasi mai di tutte le lingue e sono progettati praticamente soltanto per l'inglese. È facile che si lascino sfuggire pagine contenenti qualche termine eloquente in giapponese (hentai o bukkake, ad esempio) o qualche nome di parte anatomica in finlandese o in sardo.
A volte queste maldestre censure assumono sfumature ridicole. Qualche tempo fa un grande fornitore di accesso Internet statunitense, America Online, decise di attivare un programma che eliminava automaticamente tutti i messaggi che contenevano parole giudicate "indecenti". Il risultato fu che anche in una sezione di Internet dedicata allo scambio di informazioni mediche fra addetti ai lavori non si poté più parlare di "tumore al seno" (breast cancer)... finché qualcuno scoprì che hooter ("poppa", e non in senso nautico) era stata dimenticato nell'elenco delle parole indecenti. Potete immaginarvi l'effetto ridicolo di medici obbligati a discutere professionalmente di "tumori alle poppe".
Il difetto dei filtri, insomma, è che non distinguono fra informazioni "buone" e informazioni "cattive". Se da un lato impediscono di vedere la sessualità distorta dei siti porno, dall'altro bloccano anche l'accesso ai siti che potrebbero contribuire a educare in materia. Come si dice spesso in Rete, la soluzione all'informazione falsa o distorta non è la censura; è l'offerta di altra informazione (e questo vale per i siti neonazisti come per quelli porno).
Molti siti Internet osé inseriscono nelle loro pagine speciali codici di classificazione. Potete così impostare il vostro browser in modo che rifiuti di visualizzare pagine classificate come vietate. Questo però non ha alcun effetto sulle pagine che non adottano questa classificazione, che è puramente volontaria e quindi difficilmente viene adottata da chi ne avrebbe più bisogno.
Insomma, in questo caso è inutile rivolgersi alla tecnologia in cerca di facili rimedi per la tutela dei minori. La soluzione migliore è semplice ed economica e la posso riassumere in queste semplici regole.
Non preoccupatevi soltanto della pornografia; considerate anche i rischi di incontri spiacevoli in Rete.
Ci tenevate proprio a saperlo, eh? Siete dei veri depravati. E va bene, vi accontento. Nell'ordine, da sinistra a destra, i piedi sono di Alessia Marcuzzi, Iman (uno solo per motivi di cachet), Claudia Schiffer e Grace Jones.
Contenti?