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Materiali per Operatori del Benessere Immateriale
Il volto e la voce del tempo di Ayres Marques
La Fotografia Terapeutica in Animazione

Mentre parlo degli anziani, non posso non rivolgermi anche ai giovani per invitarli a stare loro accanto. Vi esorto, cari giovani, a farlo con amore e generosità. Gli anziani possono darvi molto di più di quanto possiate  immaginare. (Giovanni Paolo II)

1. Invito

Non so esattamente spiegare il perché del piacere che provavo da piccolo quando ero in compagnia di persone anziane. Sicuramente avvertivo la soddisfazione, da parte dei vecchietti, per aver vicino a loro un bambino curioso, forse sentivano che “il peso dell’età è più lieve per chi si sente rispettato e amato dai giovani” (come già diceva Cicerone). Mi divertiva ascoltare le loro storie, sentire le loro battute o semplicemente condividere con loro il silenzio. Quei visi scolpiti dagli anni, quelle voci che sembravano venire da lontano, costituivano di per sé un messaggio che doveva essere decifrato come una lezione autentica di vita che valeva la pena imparare.

La predisposizione a cercare il volto del tempo e ad ascoltare la sua voce mi ha indotto più tardi ad interessarmi di storia, filosofia, letteratura e fotografia. Il ricordo dell’allegria infantile sperimentata nel convivio con gli anziani è alla base della mia decisione di dedicarmi all’animazione del tempo libero della Grande Età.

Questo libro è il risultato delle esperienze realizzate in Italia insieme a tanti “vecchietti” e ragazzi agli inizi di questo millennio.

Nella sua semplicità, vuole essere un invito a tuffarvi nella dimensione temporale dell’esistenza, a viaggiare verso il passato, immaginare il futuro e a rendervi più consapevoli della vostra potenzialità di interagire col momento presente.

La vita è vissuta in avanti ma capita all’indietro.
(Confucio)

I vecchietti della mia infanzia: Il vecchio signor Miranda

Mia nonna Rosa abitava vicino a Piazza della Libertà, nel quartiere giapponese di San Paolo del Brasile, più esattamente nel Vicolo degli Afflitti, in un palazzo che faceva angolo con la Chiesa degli Impiccati. Ogni volta che salivamo su un taxi, mi ricordo l’effetto che faceva quando nonna Rosa annunciava la nostra destinazione: “Beco dos Aflitos”. Se l’autista non dava segno immediatamente di sapere dove si trovava, nonna aggiungeva un po’ scocciata “Igreja dos Inforcados”. Allora la macchina partiva, senza che l’autista facesse ulteriori domande. Tutti sapevano dov’era la Chiesa degli Impiccati.

Una volta arrivati all’inizio del vicolo c’era sempre da discutere con il tassista per farlo andare fino in fondo, davanti alla chiesa, nel punto più vicino al palazzo dove abitava nonna, dato che nonna zoppicava un po’. Quando il tassista si mostrava inflessibile, perché non c’era abbastanza spazio per fare manovra e doveva per forza tornare in retromarcia, allora, sotto le imprecazioni di nonna Rosa, scendevamo all’angolo con la “salita degli studenti”.

Percorrevamo quel tratto di strada con un passo un po’ zoppo, ma spedito, passando accanto a qualche uomo che stava sul marciapiede, in piedi con la bottiglia piena in mano, o seduto con una mezza bottiglia o sdraiato per terra con la bottiglia vuota. Uno di questi signori salutava sempre mia nonna in modo molto cortese, chiamandola per nome: “Buongiorno, Signora Rosa”. Era il vecchio signor Miranda.

Mi riesce difficile chiamarlo “barbone”, perché nonostante i vestiti vecchi che indossava, a volte un po’ acciaccati, conservava un’eleganza nei gesti, nel modo di parlare e di sorridere, come se conoscesse bene le persone e la vita. Era un clochard gentiluomo.

Quando dormivo da nonna, la mattina dopo colazione lei mi diceva di portare al vecchio signor Miranda un bicchiere di caffè caldo, con poco zucchero e un pezzo di pane fresco con molto burro.

“Tua nonna è una signora in gamba, sensibile. Vedi, io non prendo il caffè da nessuno, è sempre così pieno di zucchero, e il pane poi, sempre vecchio, duro, con quel tantino di burro, è difficile da masticare e si fa fatica ad inghiottire. La signora Rosa no, mi manda il caffè caldo, con poco zucchero e il pane fresco, morbido, pieno di burro di eccellente qualità.”

Mentre aspettavo che il vecchio signor Miranda mangiasse il pane fresco, morbido, con tanto burro e bevesse il caffè caldo, con poco zucchero, per poi portare indietro il bicchiere, il bicchiere del vecchio signor Miranda, lui mi parlava del tempo, mi faceva osservare il cielo, le nuvole, e faceva delle previsioni. “Pioverà… sarà una giornata afosa… ci sarà il sole tutto il giorno… una giornata ideale per andare al parco…”

Conosceva tutte le persone del vicolo per nome. Sapeva le loro professioni, le loro abitudini, il loro carattere. Era in grado di raccontare qualche piccolo avvenimento apparentemente senza importanza, da cui coglieva sempre qualche insegnamento edificante.

Una mattina, mentre facevamo prima colazione, è suonato il campanello. Sono andato ad aprire la porta. Era il vecchio signor Miranda che mi chiedeva timidamente di chiamare nonna Rosa. Mia nonna mi mandò a dire che il caffè sarebbe arrivato dopo un po’. Il vecchio signor Miranda rispose che non c’era da preoccuparsi per il caffè quella mattina, ma se possibile avrebbe gradito un pezzettino di torta. Mia nonna non credeva a quello che sentiva e andò personalmente a parlare con lui.

“Che cosa vuole Lei?!”

“Buongiorno, Signora Rosa! Perdoni il disturbo. Il fatto è che oggi è il mio compleanno e mi piacerebbe festeggiarlo con le persone a me più care.”

“Non ho nessuna torta a casa” rispose nonna Rosa tra sorpresa e offesa, ma in fondo anche intenerita. Dopo aver chiuso la porta, disse tra sé e sé:

“È la fine del mondo! Quando mai si è visto un barbone rifiutare il pane e chiedere la torta perché è il suo compleanno?”

“Nonna, non potresti preparare una torta per il vecchio signor Miranda? È il suo compleanno.”

“Pure tu sei dalla sua parte.”

“Il vecchio signor Miranda dice sempre che Lei è una signora in gamba, la più sensibile del Vicolo degli Afflitti. Lei è diversa dalle altre persone, non mette troppo zucchero nel caffè, solo quel che basta. Il vecchio signor Miranda Le vuole tanto bene…”

“Oltre che sfacciato è pure ruffiano quel vecchio” borbottava mia nonna, mentre preparava la torta di compleanno del vecchio signor Miranda.

Attività

1. Prova ad interpretare questo aforisma di Confucio: La vita è vissuta in avanti ma capita all’indietro.

2. Ti ricordi il nome delle persone anziane che hanno popolato la tua infanzia? Chi erano? Come erano? Cosa facevano? Racconta le loro storie.