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Aforismi e pensieri di Sigmund Freud
“Psiche” è un vocabolo greco che significa “anima”. Perciò per “psichico” s'intende “trattamento dell'anima”; si potrebbe quindi pensare che voglia dire trattamento dei fenomeni patologici della vita dell'anima. Ma il significato dell'espressione è diverso. Trattamento psichico vuol dire invece trattamento a partire dall'anima, trattamento di disturbi psichici o somatici, con mezzi che agiscono in primo luogo e direttamente sulla psiche umana.

Questo mezzo è costituito anzitutto dalla parola, e le parole sono anche strumento fondamentale del trattamento psichico. Certo, difficilmente il profano potrà comprendere come le “sole” parole del medico possano rimuovere disturbi patologici somatici e psichici. Penserà che gli si chieda di credere nella magia. E non ha tutto il torto; le parole dei nostri discorsi di tutti i giorni sono solo magia attenuata.

Per un processo di valutazione ingiusto ma facilmente comprensibile si arrivò al punto che i medici si interessarono solo del corpo, lasciando senz'altro che fossero i filosofi, che essi disprezzavano, ad occuparsi del lato psichico.

Nell'animale come nell'uomo, il rapporto tra corpo ed anima è un rapporto di reciproco completamento.

Solo con lo studio del patologico si arriva a comprendere il normale.

Da sempre si conoscevano molte cose sull'influsso della psiche sul corpo, ma solo ora queste acquistavano il giusto rilievo. La cosiddetta “espressione dei moti d'animo” costituisce l'esempio più comune di azione della psiche sul corpo, e si può osservare regolarmente e in tutti. La tensione ed il rilassamento dei muscoli facciali, l'adattamento degli occhi, l'afflusso del sangue alla pelle, la sollecitazione impressa all apparato vocale, la disposizione delle membra, specie delle mani, rivelano quasi tutti gli stati psichici di un uomo.

In genere i profani tengono in poco conto i dolori provocati dall'immaginazione, al contrario di quanto fanno per quelli provocati da ferita, malattia o infezione. Ma ciò è palesemente ingiusto; qualunque sia la loro causa, sia pure l'immaginazione, non per questo i dolori sono meno veri e meno intensi.

Così come si provocano o si esagerano i dolori dando loro importanza nello stesso modo questi scompaiono quando se ne distoglie l'attenzione.

È lecito pensare che la volontà di guarire o il desiderio di morire non siano irrilevanti per l'esito di casi gravi ed incerti di malattia.

L'attesa speranzosa e fiduciosa, costituisce una forza attiva che dobbiamo senz'altro tenere in considerazione in tutti i nostri tentativi di terapia e guarigione.

Non c'è alcun bisogno di tirare in ballo altre forze che non siano psichiche per spiegare le guarigioni miracolose.

In tutti i tempi ci sono cure alla moda, medici alla moda, soprattutto nell'alta società nella quale il desiderio di superarsi vicendevolmente e di imitare i membri più in vista costituiscono potentissime forze motrici psichiche. Gli effetti terapeutici ottenuti con queste cure alla moda non rientrano nel loro effettivo potere, e usati dal medico alla moda che, ad esempio, si è fatto una certa fama soccorrendo un personaggio in vista, gli stessi strumenti sortiscono effetti molto maggiori che nel caso di altri medici. Così, accanto a taumaturghi divini, esistono taumaturghi umani; ma questi uomini, resi famosi dalla moda e dall'imitazione, si consumano rapidamente, cosa che corrisponde al genere di forze che agiscono in loro favore.

I medici hanno praticato il trattamento psichico in tutti i tempi, e nell'antichità ancora più di oggi. Intendendo per trattamento psichico il tentativo di provocare nel paziente gli stati e le condizioni psichiche più favorevoli alla guarigione, possiamo dire che, storicamente, questo è il tipo più antico di trattamento medico.

Le parole costituiscono il mezzo più efficace per l'innuenza esercitata da una persona sull'altra; le parole costituiscono un valido strumento per indurre modificazioni psichiche in colui al quale si dirigono e, perciò, l'affermazione per cui la magia della parola è in grado di sopprimere fenomeni patologici, anzitutto quelli basati su condizioni psichiche, non ha più un significato enigmatico.

È naturale che il medico, che ai giorni nostri non può incutere rispetto come sacerdote o come detentore d'una scienza occulta, si valga della propria personalità per accattivarsi la fiducia e un po' di simpatia del proprio paziente.

La suggestione porta all'eliminazione dei fenomeni patologici, ma solo transitoriamente.

I ricordi che sono divenuti fattori determinanti dei fenomeni isterici, persistono a lungo con stupefacente freschezza e con tutta la loro coloritura affettiva.

Il materiale psichico patologico sembra essere proprietà di un'intelligenza non necessariamente inferiore a quella dell'Ego normale.

Grazie alle ricchissime connessioni causali, ogni idea patogena di cui non ci si è ancora sbarazzati, agisce quale motivazione di tutti i prodotti della nevrosi ed è solo con l'ultima parola dell'analisi che scompare l'intero quadro clinico, così come avviene dei ricordi rievocati individualmente.

Io vedo solo le cime della catena di pensieri che si sprofonda nell'inconscio (il contrario di quanto si ha nei nostri processi psichici normali).

Spesso dentro di me ho paragonato la psicoterapia catartica all'intervento chirurgico. Ho descritto le mie cure come operazioni psicoterapeutiche e ho messo in rilievo la loro analogia con l'apertura di una cavità piena di pus, il raschiamento di una zona necrotica, ecc. Un'analogia di questo genere trova giustificazione non tanto nella rimozione di ciò che è patologico quanto nello stabilire condizioni che abbiano maggiori probabilità di incanalare il corso del processo verso la guarigione.

Se i venereologi dovessero ancora dipendere dalle dichiarazioni dei loro pazienti per ricollegare un'infezione iniziale dei genitali a un rapporto sessuale, finirebbero con l'attribuire un grandissimo numero di sifilomi primari, in persone che si proclamano vergini, al fatto di aver preso il raffreddore, e i ginecologi non troverebbero difficoltà a confermare il miracolo della partenogenesi tra le loro clienti nubili.

Spero che un giorno si farà strada l'idea che anche i neuropatologi possono, quando raccolgono l'anamnesi delle principali nevrosi, trovarsi di fronte a pregiudizi etiologici analoghi.

Non vedo alcuna ragione per cercare di nascondere le lacune e i punti deboli della mia teoria. Secondo me, il punto principale della questione delle fobie è questo: le fobie non compaiono affatto se la vita sessuale è normale, cioè se non sussiste quella specifica condizione che è rappresentata da un perturbamento della vita sessuale, nel senso di una deviazione dallo psichico nel somatico. Per quanto vi possano essere molti altri punti oscuri nel meccanismo delle fobie, la mia teoria non potrà essere rigettata prima che mi si dimostri che vi sono fobie in casi in cui la vita sessuale è normale o, a fianco, vi sia un disturbo di natura non specifica.

Alla base di tutti i casi di isteria vi sono uno o più casi di esperienze sessuali precoci, che risalgono ai primissimi anni dell'infanzia e che, pure, possono essere rievocate grazie al lavoro psicoanalitico, nonostante i decenni che sono trascorsi. Io penso che questa sia una scoperta importante, il ritrovamento di un caput Nili della neuropatologia.

I sintomi isterici sono i derivati di ricordi che operano a livello inconscio.

Non è vero che le domande poste [ai] pazienti e la conoscenza dei loro affari sessuali diano al medico un pericoloso potere su di essi. Nei tempi andati accadeva che la stessa obiezione fosse sollevata contro l'uso degli anestetici, i quali privano il paziente della coscienza e dell'esercizio della volontà lasciando decidere al dottore se e quando egli li riacquisterà. Eppure oggi gli anestetici sono diventati indispensabili perché sono, più di ogni altra cosa, di valido aiuto al medico nella sua opera, che, tra i numerosi altri gravi obblighi, vede anche quello della responsabilità del loro impiego.

Un medico può sempre far del danno se è incapace o senza scrupoli, e questo è ugualmente vero sia ove si tratti di dover indagare sulla vita sessuale del paziente sia ove si tratti di altre cose. Naturalmente, se qualcuno, dopo uno scrupoloso esame di coscienza, sente di non possedere il tatto, la serietà e la discrezione necessaria a esaminare dei pazienti nevrotici, e se si rende conto che rivelazioni di carattere sessuale potrebbero provocare in lui eccitazioni lascive più che interesse scientifico, allora farà bene a evitare l'argomento dell'etiologia delle nevrosi. Anzi, ci sembra giusto pretendere che egli si astenga dal prendere in cura pazienti affetti da malattie nervose.

Moltissime donne che trovano abbastanza gravoso il dovere di vivere nascondendo le proprie sensazioni sessuali, si sentono sollevate quando si rendono conto che il medico, trattando simili argomenti, mira soltanto alla loro guarigione, ed esse gli sono grate perché per una volta è stato loro consentito di assumere un atteggiamento normale riguardo alla sessualità.

In materia di sessualità oggi noi, uno per uno, siamo, malati o sani, nient'altro che degli ipocriti. Sarebbe un bene per tutti noi se, come risultato di tale onestà generale, venisse raggiunto un certo grado di tolleranza nelle cose sessuali.

In ogni caso di nevrosi c'è una etiologia sessuale; ma nella nevrastenia è una etiologia di tipo presente, mentre nelle psiconevrosi i fattori sono di natura infantile.

L'angoscia è sempre libido distolta dal suo [normale] impiego..

L'ereditarietà è inaccessibile all'influenza del medico. Ognuno nasce con le proprie tendenze ereditarie alle malattie, e noi non possiamo fare niente per cambiarle.

La nevrastenia (in entrambe le forme) è una di quelle affezioni che ognuno può facilmente acquistare senza aver alcuna tara ereditaria.

Lo stato della nostra civiltà è anch'esso qualcosa che non può essere modificato dall'individuo. Per di più questo fattore, essendo comune a tutti i membri della stessa società, non può mai spiegare il fatto della selettività nell'incidenza della malattia. Il medico non nevrastenico è esposto alla stessa influenza di una civiltà presumibilmente nociva alla quale è esposto il paziente che egli deve trattare.

Nessuno può mai diventar nevrotico attraverso il lavoro o l'eccitamento soltanto. Il lavoro intellettuale è anzi una protezione contro la possibilità di ammalarsi di nevrastenia; sono proprio i lavoratori intellettuali più assidui a restare esenti dalla nevrastenia, e ciò che i nevrastenici lamentano come “superlavoro che li fa ammalare” di regola non merita affatto di essere chiamato “lavoro intellettuale” né per qualità né per quantità. I medici dovranno abituarsi a spiegare a un impiegato che si è “affaticato” dietro una scrivania o a una casalinga per la quale le attività domestiche sono divenute troppo pesanti, che essi si sono ammalati non perché abbiano cercato di compiere doveri che in verità possono essere facilmente eseguiti da un cervello civilizzato, ma perché in tutto questo tempo hanno pericolosamente trascurato e danneggiato la propria vita sessuale.

L'attuale trattamento della nevrastenia - così come viene applicato negli stabilimenti idroterapici - si propone di migliorare le condizioni nervose per mezzo di due fattori: proteggendo il paziente e rinvigorendolo. Secondo la mia esperienza, è quanto mai opportuno che i direttori medici di tali stabilimenti si rendano ben conto che trattano non con vittime della civiltà o dell'ereditarietà, ma - sit venia verbo - con persone minorate nella sessualità.

Oggi non possediamo alcun metodo di prevenzione del concepimento che sia tale da soddisfare ogni legittima esigenza - cioè, che sia certo e comodo, che non diminuisca la sensazione del piacere durante il coito e che non ferisca la sensibilità della donna. Questo pone ai medici un compito pratico alla cui soluzione potranno dedicare le loro energie non senza soddisfazione. Chiunque colmi questa lacuna della tecnica medica preserverà la gioia di vivere e conserverà la salute di innumerevoli persone, sebbene, per la verità, darà anche l'avvio a un mutamento drastico delle nostre condizioni sociali.

Nella mia esperienza ho visto che i bambini sono capaci di ogni attività sessuale psichica e molti anche di attività sessuali somatiche.

Le psiconevrosi, come genere di malattia, non sono affatto malattie lievi. Una volta insorto l'isterismo, nessuno può predire quando finirà. Noi in gran misura ci consoliamo con la vana profezia che “un giorno improvvisamente sparirà”. La guarigione molto spesso risulta essere semplicemente un accordo sulla tolleranza reciproca tra la parte malata dei paziente e la parte sana; è il risultato di un sintomo di una fobia.

Tra di noi è diffuso un detto relativo ai gioielli falsi che non sono d'oro, ma forse sono stati qualche volta accanto a qualcosa d'oro.

Questa stessa similitudine vale per certe esperienze nell'infanzia che sono rimaste nella memoria non perché fossero d'oro, ma perché vicine all'oro.

La convinzione spontanea della persona che si è appena svegliata è che i suoi sogni, anche se non sono venuti essi stessi da un altro mondo, lo hanno comunque trasportato in un altro mondo.

Tutto il materiale che costituisce il contenuto di un sogno è in qualche modo derivato dall'esperienza, cioè è stato riprodotto o ricordato nel sonno: questo almeno può essere considerato un fatto indiscusso.

Una delle fonti dalle quali i sogni traggono il loro materiale per la riproduzione, materiale che in parte non è né ricordato né usato nell'attività mentale della vita da svegli; è l'esperienza infantile.

I sogni in genere sono privi di intelligibilità e ordine. Le composizioni che costituiscono i sogni sono prive di quelle qualità che renderebbero possibile ricordarli e vengono dimenticate perché in genere si scompongono un momento dopo.

I sogni cedono il posto alle impressioni di un nuovo giorno come lo splendore delle stelle cede alla luce del sole.

Chiunque, conducendo ricerche scientifiche, presti attenzione ai sogni per un determinato periodo di tempo, sognerà più del solito, il che vuol dire che ricorda i sogni con più facilità e frequenza.

Lo studio scientifico dei sogni parte dalla supposizione che essi sono il prodotto della nostra attività mentale. Ciononostante il sogno finito ci colpisce come qualcosa di estraneo. Siamo così poco portati a riconoscere la nostra responsabilità, che diciamo altrettanto facilmente mir hat getraumt [“ho avuto un sogno”] che ich habe getraumt [“ho fatto un sogno”].

I sogni [...] pensano prevalentemente con immagini visive, ma non esclusivamente; essi infatti fanno uso anche di immagini auditive e, in misura minore, delle impressioni degli altri sensi. Molte cose si manifestano nei sogni (proprio come fanno nella vita da svegli) semplicemente come pensieri o idee, probabilmente cioè in forma di residui di rappresentazioni verbali. Tuttavia, ciò che è veramente caratteristico nel contenuto dei sogni, sono quegli elementi che si comportano come immagini, cioè più simili a percezioni che a rappresentazioni della memoria. Tralasciando tutte le argomentazioni, così note agli psichiatri, sulla natura delle allucinazioni, concorderemo con tutte le opinioni autorevoli sull'argomento nell'affermare che i sogni allucinano, che sostituiscono le allucinazioni ai pensieri.

Da lungo tempo è stata richiamata l'attenzione sull'affinità intima tra sogni e malattie mentali, che si rivela nell'ampia concordanza delle loro manifestazioni. Maury dice che il primo a rilevarla fu Cabanis e dopo di lui Lélut, J. Moreau e, in particolare, il filosofo Maine de Biran. Senza dubbio il confronto risale a tempi ancora più lontani; Radestock inizia il capitolo nel quale ne tratta con delle citazioni che stabiliscono un'analogia tra i sogni e la pazzia. Kant dice in un punto: “Il pazzo è un sognatore sveglio”. Krauss dichiara che “la pazzia è un sogno sognato mentre i sensi sono svegli”. Schopenhauer chiama i sogni una breve follia e la follia un lungo sogno. Hagen descrive il delirio come vita onirica prodotta non dal sonno ma da malattia. Wundt scrive: “Noi stessi, in realtà, possiamo sperimentare nei sogni quasi tutti quei fenomeni che si verificano nei manicomi”.

L'indiscutibile analogia tra i sogni e la follia, così come si estende ai dettagli in particolare, è uno dei più potenti sostegni della teoria medica della vita onirica, che considera il sognare come un inutile processo disturbatore e come l'espressione di un'attività ridotta dalla mente. Tuttavia non ci si deve aspettare che troveremo la definitiva spiegazione dei sogni partendo dai disturbi psichici; infatti è generalmente riconosciuto l'insoddisfacente stato della nostra conoscenza riguardo all'origine di questi ultimi. È abbastanza probabile, al contrario, che un cambiamento di atteggiamento riguardo ai sogni influenzerà nello stesso tempo le nostre opinioni sul meccanismo interno dei disordini mentali, e che lavoreremo per la spiegazione delle psicosi mentre stiamo cercando di chiarire il mistero dei sogni.

L'avversione ad imparare qualcosa di nuovo [...] è caratteristica degli uomini di scienza. Con parole ironiche Anatole France dice: “Les savants ne sont pas curieux” [“I saggi non sono curiosi”].

Ciò che Schiller descrive come un allentamento della sorveglianza alle porte della ragione, cioè l'atteggiamento di autosservazione priva di critica, non è affatto difficile. La maggior parte dei miei pazienti lo realizza dopo le prime istruzioni. Io stesso posso farlo perfettamente aiutandomi con lo scrivere le idee come mi vengono in mente. La quantità di energia psichica con la quale è possibile ridurre l'attività critica e aumentare l'intensità dell'autosservazione varia considerevolmente secondo l'argomento sul quale uno cerca di fissare l'attenzione.

I sogni non devono essere paragonati ai suoni discordanti che provengono da uno strumento musicale percosso da un tocco estraneo invece che dalla mano del musicista, non sono privi di significato, non sono assurdi; non implicano che una parte delle nostre rappresentazioni sia addormentata, mentre un'altra parte comincia a svegliarsi. Al contrario, sono fenomeni psichici pienamente validi e cioè soddisfazioni di desideri; essi possono essere inseriti nella catena degli atti mentali comprensibili della veglia; essi vengono elaborati da un'attività mentale estremamente complicata.

Spesso i sogni si rivelano, senza alcuna maschera, come appagamenti di desideri; cosicché ci si può meravigliare che il linguaggio dei sogni non sia stato già compreso da lungo tempo. Per esempio, c'è un sogno che io posso produrre in me quando voglio, per così dire sperimentalmente. Se la sera mangio sardine, olive o qualsiasi altro cibo molto salato, durante la notte mi viene sete e mi sveglio. Ma il mio risveglio è preceduto da un sogno che ha sempre lo stesso contenuto cioè che sto bevendo. Sogno che sto già bevendo a grandi sorsi dell'acqua, che ha quel sapore delizioso delle bevande fredde per chi è arso dalla sete.

I sogni dei bambini sono spesso mere soddisfazioni di desideri e in questo caso sono ben poco interessanti in confronto ai sogni degli adulti. Essi non sollevano problemi da risolvere, ma d'altra parte hanno una grandissima importanza al fine di dimostrare che i sogni, nella loro essenza, rappresentano l'adempimento dei desideri.

Quando, nel corso di un lavoro scientifico, ci si trova di fronte ad problema difficile da risolvere, è spesso un buon sistema quello di aggiungere all'originale un secondo problema, proprio come è più facile schiacciare due noci insieme piuttosto che separatamente.

È vero che ci sono dei sogni [...] che sono palesi appagamenti di desideri. Ma nei casi in cui non si può riconoscere la soddisfazione del desiderio, dove questo è mascherato, ci deve essere stato un atteggiamento di difesa contro di esso: e proprio per questa difesa il desiderio non si è potuto esprimere se non in una forma distorta.

Possiamo [...] presumere che, nel singolo individuo, i sogni ricevano una forma dall'azione di due forze psichiche (che possiamo anche chiamare correnti o sistemi), una delle quali costruisce il desiderio espresso dal sogno, mentre l'altra esercita una censura su di esso provocando, di conseguenza, una deformazione della sua espressione.

L'identificazione è un fattore molto importante nel meccanismo dei sintomi isterici: riesce a far esprimere ai pazienti nei loro sintomi non solo le loro esperienze personali, ma anche quelle di un gran numero di altre persone, a farli soffrire in un certo senso per tutta una folla di gente e a recitare tutte le parti di una commedia da soli.

L'identificazione viene più frequentemente usata nell'isteria per esprimere un comune elemento sessuale. L'isterica si identifica nei suoi sintomi di preferenza, anche se non esclusivamente, con le persone con le quali ha avuto rapporti sessuali o con quelle che hanno avuto rapporti sessuali con le stesse persone con le quali ne ha avuti lei.

C'è una componente masochista nella costituzione sessuale di molte persone, che deriva dalla trasformazione nel suo contrario della componente aggressiva, sadica. Quelli che provano piacere, non nel dolore fisico inflitto loro, ma nell'umiliazione e tortura mentale, si possono chiamare “masochisti mentali”. Si comprende subito che questo tipo di persone può fare sogni contrari a desideri e sogni spiacevoli, che tuttavia sono realizzazioni di desideri perché soddisfano le loro tendenze masochiste.

Tutti abbiamo dei desideri che preferiremmo non svelare ad altre persone e desideri che non ammettiamo nemmeno di fronte a noi stessi.

I sogni di angoscia sono sogni di contenuto sessuale, in cui la libido è stata trasformata in angoscia.

I sogni possono scegliere il loro materiale da qualunque parte della vita del sognatore, purché ci sia un'associazione di pensieri che leghi l'esperienza del giorno del sogno (le impressioni “recenti”) con quelle più lontane.

I nostri pensieri nei sogni sono dominati dallo stesso materiale che ci tiene impegnati durante il giorno, e ci preoccupiamo di sognare solo quelle cose che ci hanno dato ragione di riflettere durante il giorno.

Il regno del motto di spirito non conosce frontiere.

Se nel corso di un solo giorno abbiamo due o più esperienze adatte a provocare un sogno, questo farà riferimento ad un tutto unico; esso è costretto a farne un'unità.

Non ci sono sogni “innocenti”. Queste sono le mie opinioni nel senso più rigoroso e più assoluto, se lasciamo da parte i sogni dei bambini e forse le brevi reazioni oniriche a sensazioni provate durante la notte. A parte questo, ciò che sogniamo o si riconosce in modo manifesto come psichicamente significativo, o è deformato e non può essere giustificato finché il sogno non è stato interpretato, dopo di che ancora una volta risulta essere significativo.

I sogni non riguardano mai delle sciocchezze; non permettiamo infatti che il nostro sonno venga turbato da inezie.

I sogni apparentemente innocenti si rivelano essere l'opposto quando si prende la cura di interpretarli. Si potrebbe dire che sono lupi in veste d'agnelli.

Ogni sogno è legato alle esperienze recenti nel suo contenuto manifesto, mentre si ricollega alle esperienze più lontane nel suo contenuto latente.

I sogni spesso sembrano avere più di un significato. Essi, come hanno mostrato i nostri esempi, includono parecchie soddisfazioni di desideri, l'una accanto all'altra; inoltre, una successione di significati o di soddisfazioni di desideri può essere sovrapposta ad un'altra, dove quella più profonda è la soddisfazione di un desiderio della prima infanzia. E qui ci si dovrebbe chiedere di nuovo se non sia più esatto asserire ciò che avviene “sempre”, piuttosto che “spesso”.

Il fatto che i significati dei sogni siano disposti in strati sovrapposti costituisce uno dei più delicati ma anche dei più interessanti problemi dell'interpretazione dei sogni. Chiunque dimentichi questa possibilità andrà facilmente fuori strada e arriverà a fare delle affermazioni insostenibili sulla natura dei sogni.

In genere non siamo in grado di interpretare i sogni di un'altra persona, a meno che essa non sia preparata a comunicare i pensieri inconsci che si celano dietro al suo contenuto.

In genere ogni persona ha la facoltà di costruire il suo mondo onirico secondo le proprie caratteristiche individuali, rendendolo così incomprensibile agli altri. Appare evidente, comunque, che in contraddizione con questo, ci sono certi sogni simili per tutti e che si presume abbiano lo stesso significato per tutti. Un interesse particolare è collegato a questi sogni tipici, poiché essi presumibilmente sorgono dalle stesse fonti in ogni caso e quindi sembrano particolarmente qualificati a chiarire le fonti del sogno.

Solo nell'infanzia ci facciamo vedere seminudi da membri della famiglia e da estranei, governanti, cameriere, ospiti, e solo allora non ci vergogniamo della nostra nudità. Possiamo ora osservare che lo spogliarsi ha un effetto quasi inebriante su molti bambini, anche quando sono più grandi, invece di far loro provare vergogna. Ridono e saltano da tutte le parti e si colpiscono, mentre la madre o chiunque sia presente li rimprovera, dicendo: “Vergognati, questo non si fa!”. I bambini spesso manifestano il desiderio di esibirsi.

Il paradiso stesso non è altro che una fantasia collettiva dell'infanzia dell'individuo. Ecco perché l'umanità era nuda in paradiso e non c'era vergogna, finché arrivò il momento in cui si risvegliò la vergogna e l'angoscia, seguì la cacciata e cominciò la vita sessuale e il compito della civiltà. Ma noi possiamo riconquistare questo paradiso ogni notte nei nostri sogni.

Nella psicoanalisi si impara ad interpretare la contiguità temporale come connessione oggettiva. Due pensieri che si susseguono immediatamente senza un nesso apparente, compongono in realtà un'unità che deve essere scoperta; allo stesso modo, se scrivo una “a” e una “b” di seguito, devono essere pronunciate come un'unica sillaba “ab”. Lo stesso vale per i sogni.

I desideri che il sogno soddisfa non sono sempre desideri attuali. Possono anche essere desideri del passato che sono stati abbandonati, ricoperti da altri, rimossi, e ai quali dobbiamo attribuire una specie di continuazione di esistenza solo a causa del loro rivivere in un sogno. Essi sono morti nel senso che diamo noi alla parola, ma solo nel senso delle ombre dell'Odissea, che si risvegliavano ad una certa forma di vita appena bevevano del sangue.

Se qualcuno sogna, con tutte le espressioni di dolore, che il padre o la madre o un fratello o una sorella muoiono, non impiegherei mai il sogno come prova che egli desidera la morte di quella persona in quel momento. La teoria dei sogni non richiede tanto; le basta la deduzione che questa morte è stata desiderata una volta o l'altra durante l'infanzia del sognatore.

Molte persone [...] che amano i fratelli e le sorelle e che si sentirebbero desolate per la loro morte, nutrono contro di essi desideri cattivi nell'inconscio da moltissimo tempo; e questi desideri possono essere realizzati dai sogni.

I sentimenti ostili tra fratelli e sorelle devono essere molto più frequenti nell'infanzia di quanto possa osservare l'occhio cieco dell'adulto.

I sogni di morte dei genitori si applicano con maggiore frequenza al genitore dello stesso sesso del sognatore: cioè, gli uomini sognano soprattutto la morte del padre, le donne quella della madre. Non posso pretendere che ciò sia universalmente vero, ma lo è nella maggioranza dei casi, in modo così evidente da richiedere una spiegazione basata su un elemento che abbia validità generale. Grosso modo, è come se si provasse nei primi anni una preferenza sessuale: come se i ragazzi considerassero i padri e le ragazze le madri dei rivali in amore, la cui eliminazione non potrebbe non avvantaggiarli.

Il medico ha spesso occasione di notare che il dolore del figlio per la perdita del padre non riesce a soffocare la soddisfazione per aver infine conseguito la sua libertà.

Le occasioni di conflitto tra la figlia e la madre sorgono quando la figlia comincia a crescere e a desiderare la libertà sessuale, mentre si trova sotto la tutela della madre; e per la madre, d'altra parte, la crescita della figlia è l'avvertimento che è venuta per lei l'ora di abbandonare le sue pretese di soddisfazioni sessuali.

Il desiderio della morte dei genitori risale alla primissima infanzia. Nel caso di psiconevrotici soggetti all'analisi, questa supposizione trova conferma con certezza assoluta.

I genitori dimostrano in genere una parzialità sessuale: una predilezione naturale fa in genere in modo che l'uomo tenda a viziare le figliolette, mentre la madre prende la parte dei maschietti; ciò anche se entrambi, quando il loro giudizio non è turbato dalla magia del sesso controllano severamente l'educazione dei loro figli. Il bambino è ben consapevole di questa parzialità e si ribella contro quello dei genitori che ad essa si oppone. L'essere amato da un adulto non solo porta al bambino la soddisfazione di una particolare esigenza ma anche la certezza che si cederà alla sua volontà in tutto il resto. Così egli seguirà il suo istinto sessuale e nello stesso tempo rafforzerà la preferenza mostrata dai genitori, se la sua scelta coincide con la loro.

I genitori hanno la parte più importante nella vita psichica di tutti i bambini che diventeranno psiconevrotici. L'amore per un genitore e l'odio per l'altro sono le componenti essenziali del gruppo di impulsi psichici che si forma in quel periodo e che è tanto importante per la determinazione dei sintomi della successiva nevrosi.

I sogni sono brevi, miseri e laconici in confronto all'estensione e abbondanza dei pensieri del sogno. Un sogno scritto riempirà forse mezza pagina, l'analisi che ricerca i pensieri latenti può prendere uno spazio sei, otto o dieci volte maggiore. Questo rapporto varia a seconda dei sogni, ma la mia esperienza mi fa credere che la direzione non cambia mai.

Continua >>>>>