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Aforismi e pensieri di Sigmund Freud | |
La
formazione dei sogni [è] basata su un processo di condensazione.
I sogni prendono in considerazione in generale la connessione che indubbiamente esiste tra tutte le parti dei pensieri del sogno, fondendo tutto il materiale in un'unica situazione o fatto. Essi riproducono la connessione logica mediante la simultaneità del tempo. E qui agiscono come il pittore che in un quadro della Scuola di Atene o del Parnaso rappresenta in un unico gruppo tutti i filosofi o tutti i poeti. È vero che in realtà non si sono mai riuniti tutti in un'unica sala o su una cima di montagna, ma certamente formano un gruppo concettualmente.
L'altemativa o-o non può essere espressa nei sogni in alcun modo. [...] Se, nel raccontare un sogno, il narratore si sente portato a servirsi di un o-o, - per esempio, era un giardino o un salotto -, nei pensieri del sogno non c'era un'alternativa ma un e, una semplice aggiunta. Un o-o si usa soprattutto per descrivere un elemento del sogno che abbia un carattere vago, che comunque può essere risolto. In questi casi la regola per l'interpretazione è: considera di uguale valore le due apparenti alternative e collegale con un e.
So per esperienza, alla quale non ho trovato eccezioni, che ogni sogno tratta del sognatore stesso. I sogni sono completamente egoistici. Ogni volta che il mio Io non appare nel contenuto del sogno, ma c'è solo qualche sconosciuto, posso ritenere con sicurezza che il mio Io si cela mediante l'identificazione con questa persona; posso inserire il mio Io nel contesto. Altre volte, quando il mio Io appare nel sogno, la circostanza in cui appare può farmi capire che c'è qualche altra persona nascosta dietro di me per identificazione. In tal caso il sogno dovrebbe ammonirmi di trasferire su me stesso, durante l'interpretazione, l'elemento comune nascosto, che si riferisce a quella persona. Ci sono dei sogni in cui il mio Io appare insieme ad altre persone, che, quando si risolve l'identificazione, risultano essere di nuovo il mio Io. Grazie a queste identificazioni dovrei quindi essere in grado di portare il mio lo a contatto con determinate idee la cui accettazione è stata proibita dalla censura. Quindi il mio lo può essere rappresentato in un sogno parecchie volte, ora direttamente, ora mediante la identificazione con persone estranee.
Molto spesso l'inversione viene impiegata proprio nei sogni che sorgono da impulsi omosessuali repressi.
I commenti su un sogno, o le osservazioni apparentemente ingenue, spesso servono a mascherare una parte di quanto si è sognato nella maniera più sottile; ma in realtà la tradiscono.
In qualsiasi lingua i termini concreti, a causa della storia del loro sviluppo, sono più ricchi di associazione dei termini concettuali.
Le parole, poiché sono i centri di collegamento di numerose idee, possono considerarsi come predestinate all'ambiguità; e le nevrosi (per esempio, le ossessioni e le fobie), non meno dei sogni, si servono spudoratamente dei vantaggi offerti dalle parole a scopo di condensazione e mascheramento.
Nell'interpretazione di qualsiasi elemento del sogno in genere è dubbio: a. se esso vada preso in senso positivo o negativo (come relazione antitetica); b. se debba essere interpretato storicamente (come un ricordo); c. o simbolicamente, o d. se la sua interpretazione debba dipendere dall'espressione verbale.
La presenza dei simboli nei sogni non solo per alcuni versi facilita la loro interpretazione, ma la rende per altri versi più difficile.
Nessun altro istinto è stato soggetto fin dall'infanzia a tanta repressione, quanto l'istinto sessuale con le sue numerose componenti. [...] Nessun altro istinto lascia tanti desideri inconsci e così forti, pronti a produrre sogni nello stato di sonno. Nell'interpretare i sogni non dovremmo mai dimenticare l'importanza dei complessi sessuali, evitando naturalmente l'esagerazione di attribuire ad essi importanza esclusiva.
Possiamo affermare che molti sogni, se attentamente interpretati, sono bisessuali, in quanto ammettono senza dubbio una sovrainterpretazione in cui si realizzano gli impulsi omosessuali del sognatore, gli impulsi, cioè, che sono contrari alle sue normali attività sessuali. Tuttavia sostenere, come fanno Stekel e Adler, che tutti i sogni devono essere interpretati bisessualmente mi sembra una generalizzazione nello stesso tempo indimostrabile e poco probabile che non mi sento di appoggiare. In particolare poi non posso ignorare il fatto evidente che ci sono numerosi sogni che soddisfano esigenze diverse da quelle erotiche, nel senso più ampio della parola: sogni di fame e di sete, sogni di comodità, ecc.
Quando io insisto con i miei pazienti sulla frequenza dei sogni edipici, in cui il sognatore ha un rapporto sessuale con la propria madre, essi rispondono spesso: Non ricordo di aver mai fatto un sogno simile. Subito dopo, tuttavia, verrà fuori un ricordo di qualche altro sogno poco chiaro e indifferente, che il paziente ha fatto ripetutamente. L'analisi mostra allora che questo è effettivamente un sogno con lo stesso contenuto, ancora una volta un sogno edipico. Posso affermare con certezza che i sogni mascherati di rapporti sessuali con la madre del sognatore sono molto più frequenti di quelli manifesti.
L'evoluzione del linguaggio ha facilitato molto le cose ai sogni. La lingua ha infatti a sua disposizione moltissime parole che in origine avevano un significato figurato e concreto, ma oggi sono usate in senso sbiadito e astratto. Tutto quanto i sogni devono fare è dare a queste parole il loro pieno significato primitivo o retrocedere ad una fase precedente del loro sviluppo.
Le impressioni del secondo anno di vita, e a volte anche del primo, lasciano un'impronta durevole sulla vita emotiva di coloro che in seguito si ammaleranno, e [...] queste impressioni, anche se deformate e in molti modi esagerate dalla memoria, possono costituire la prima e la più profonda base dei sintomi isterici. I pazienti, cui spiego queste cose al momento giusto, usano parodiare questa conoscenza appena acquisita dichiarando di essere pronti a cercare ricordi che risalgono al tempo in cui non erano ancora in vita.
Il distacco degli affetti dal materiale rappresentativo che li ha generati è la cosa più sorprendente che possa loro accadere durante la formazione dei sogni; ma non è né l'unica né la più essenziale alterazione che essi subiscono nel loro cammino dai pensieri del sogno al sogno manifesto. Se confrontiamo gli affetti dei pensieri del sogno con quelli del sogno, una cosa diventa subito evidente. Ogni volta che c'è un affetto in un sogno, esso si trova anche nei pensieri del sogno. Ma non viceversa. Un sogno è generalmente più povero di affetto del materiale psichico dalla cui elaborazione proviene. Quando ho ricostruito i pensieri del sogno, generalmente scopro che in essi i più intensi impulsi psichici lottano per farsi sentire e lottano in genere contro altri che sono in acuto contrasto con essi. Se poi ritorno al sogno esso appare spesso sbiadito e privo di tonalità emotiva di notevole intensità. Il lavoro onirico ha ridotto a un livello di indifferenza non solo il contenuto ma spesso anche il tono emotivo dei miei pensieri. Si potrebbe dire che il lavoro onirico determina una repressione di affetti.
L'inibizione di affetto [...] deve essere considerata la seconda conseguenza della censura dei sogni, come la deformazione del sogno ne è la conseguenza prima.
Come le rappresentazioni di cose possono apparire nei sogni trasformate nei loro opposti, così anche gli affetti collegati ai pensieri del sogno; e sembra probabile che questa inversione di affetti sia prodotta in genere dalla censura del sogno. Nella vita sociale, ci serviamo ugualmente della repressione e dell'inversione degli affetti, principalmente a scopo di dissimulazione.
Solo i rimproveri in cui c'è qualcosa di vero feriscono; solo quelli ci turbano.
La mia vita emotiva ha sempre richiesto un amico intimo e un nemico odiato. Sono sempre riuscito a procurarmene di nuovi ed è anzi successo spesso che la situazione ideale dell'infanzia si sia riprodotta così completamente da riunire nella stessa persona l'amico e il nemico, naturalmente non nello stesso momento o con continue oscillazioni, come deve essere successo nella mia prima infanzia.
Non si può negare che interpretare e raccontare i propri sogni richieda un alto grado di autodisciplina. Si è costretti ad emergere come l'unico mascalzone tra una folla di persone nobili con le quali si divide la vita.
Ci siamo trovati di fronte all'interrogativo, se la mente impieghi tutte le sue facoltà senza riserve per la formazione dei sogni o solo una parte di esse funzionalmente limitata. Le nostre indagini ci inducono a rifiutare interamente la forma in cui è stata posta questa domanda, poiché date le circostanze essa risulta inadeguata. Ma se dovessimo rispondere alla domanda nei termini in cui è stata posta, saremmo costretti a rispondere in senso affermativo ad entrambe le alternative, anche se apparentemente si escludono a vicenda.
L'affermazione fatta in questi termini perentori (Tutto ciò che interrompe il progresso del lavoro onirico è una resistenza) è facilmente aperta ai malintesi. Naturalmente si deve prendere solo come una regola tecnica, come un avvertimento agli analisti. Non si può confutare che nel corso dell'analisi si possono verificare diversi eventi non imputabili alle intenzioni del paziente. Il padre può morire senza che egli lo abbia assassinato, o può scoppiare una guerra che interrompe l'analisi. Ma al di là dell'evidente esagerazione, l'affermazione sostiene qualcosa di nuovo e di vero. Anche se l'evento che causa l'interazione è reale e indipendente dal paziente, dipende spesso da lui l'entità dell'interazione che provoca; e la resistenza si rivela inequivocabilmente nella prontezza con !a quale accetta un fatto di questo genere e nell'abuso che ne fa.
È indubbio che dimentichiamo sempre di più i sogni con il passare del tempo, dopo il risveglio; spesso li dimentichiamo nonostante i più faticosi sforzi per ricordarli. Ma sono dell'opinione che l'entità di questo oblio sia in genere sopravvalutata; e c'è anche una sopravvalutazione della limitazione della nostra conoscenza del sogno a causa delle lacune. Spesso è possibile mediante l'analisi ritrovare tutto quanto è stato perso dimenticando il contenuto del sogno; o almeno, in numerosi casi si può ricostruire da un frammento non il sogno, che in ogni caso non è importante, ma l'insieme dei pensieri del sogno. Ciò richiede una certa attenzione e autodisciplina nel compiere l'analisi; questo è tutto, ma dimostra che non manca un fine ostile (di resistenza) attivo nel dimenticare i sogni.
L'oblio dei sogni dipende molto di più dalla resistenza che dalla concezione, messa in rilievo dagli altri autori, che lo stato della veglia e quello del sonno siano estranei l'uno all'altro.
Nessuno si deve aspettare che l'interpretazione dei suoi sogni gli cada in grembo come la manna dal cielo. [...] Deve ricordarsi del consiglio di Claude Bernard ai ricercatori di un laboratorio fisiologico: travailler comme une bete, lavorare, cioè, con l'ostinazione di una bestia e con noncuranza per il risultato. Seguendo questo consiglio, il compito non sarà più così difficile.
Alla domanda se tutti i sogni possano essere interpretati, bisogna rispondere negativamente. Non si deve dimenticare che nell'interpretazione del sogno siamo ostacolati dalle forze psichiche responsabili della sua deformazione. È quindi questione di forza relativa, se, nell'interpretazione del sogno, il nostro interesse intellettuale, la nostra capacità di autodisciplina, le nostre conoscenze psicologiche e la nostra pratica riescono a dominare le resistenze interne. E' sempre possibile arrivare fino a un certo punto: in ogni caso fino a convincerci che il sogno è una struttura con un significato, e in genere anche fino ad avere un'idea sul suo significato.
Spesso c'è una parte anche nel sogno interpretato più a fondo che dev'essere lasciata oscura; ciò avviene perché ci rendiamo conto durante il lavoro di interpretazione che a quel punto c'è un nodo di pensieri del sogno che non può essere districato e che inoltre non aggiunge nulla alla nostra conoscenza del contenuto del sogno. Questo è l'ombelico del sogno, il punto dove si immerge nell'ignoto. I pensieri del sogno, ai quali ci conduce l'interpretazione, non possono, per la natura delle cose, avere dei punti d'arrivo determinati; sono costretti a ramificarsi in tutte le direzioni nell'intricata rete del mondo del pensiero. E il desiderio del sogno emerge in qualche punto in cui questa rete è particolarmente fitta, come un fungo dal suo micelio.
I deliri sono il prodotto della censura che non si preoccupa più di celare la sua attività: invece di collaborare nel produrre una nuova versione che sia ineccepibile, distrugge apertamente ciò che disapprova, così che ciò che rimane diventa piuttosto incoerente. Questa censura agisce esattamente come la censura dei giornali alla frontiera russa, che lascia andare tra le mani dei suoi lettori, che deve proteggere, i giornali stranieri, solo dopo aver cancellato i passaggi pericolosi.
I desideri inconsci sono sempre attivi. Ma, nonostante questo, sembra che non siano abbastanza forti da rendersi percettibili durante il giorno.
Posso dire che è di esperienza quotidiana il fatto che il rapporto sessuale tra adulti sembri spaventoso ai bambini che lo osservano e che provochi angoscia in essi. Ho spiegato questa angoscia deducendo che stiamo trattando di una eccitazione sessuale che la loro intelligenza non è in grado di affrontare, e che inoltre essi indubbiamente rifiutano poiché implica i loro genitori; e quindi si trasforma in angoscia.
La nostra teoria dei sogni considera i desideri che risalgono all'infanzia come la forza motrice indispensabile per la formazione dei sogni.
Il punto non è che i sogni creano la fantasia, ma piuttosto che l'attività inconscia della fantasia contribuisce notevolmente alla formazione dei pensieri del sogno.
Le elaborazioni di pensiero più complicate sono possibili senza la partecipazione della coscienza.
Il sogno non è un fenomeno patologico; non presuppone un disturbo dell'equilibrio psichico; non lascia dietro di sé una perdita di efficienza.
L'interpretazione dei sogni è la strada maestra verso la conoscenza delle attività inconsce della mente.
I sogni non sono gli unici fenomeni che ci permettano di trovare nella psicologia una base per la psicopatologia. Il medico e il filosofo si incontrano solo se entrambi riconoscono che l'espressione processi psichici inconsci è l'espressione giusta e adatta di un fatto assodato con certezza. Il medico può solo scrollare le spalle, se si sente dire che la coscienza è la caratteristica indispensabile di ciò che è psichico, e forse, se nutre ancora abbastanza rispetto per le espressioni dei filosofi, penserà che non si sono occupati della stessa cosa e non hanno lavorato per la stessa scienza. Poiché anche una sola osservazione comprensiva della vita psichica di un nevrotico o un'unica analisi di un sogno devono lasciargli l'irremovibile convinzione che i più complicati e razionali processi del pensiero, cui certamente non si può negare il nome di processi psichici, possono manifestarsi senza eccitare la coscienza del soggetto.
È necessario abbandonare la sopravvalutazione della qualità di essere coscienti per potersi formare una visione esatta dell'origine di ciò che è psichico.
Si deve ritenere che l'inconscio sia la base generale della vita psichica. L'inconscio è la sfera più larga, che comprende all'interno la più piccola del conscio. Qualsiasi cosa cosciente ha uno stadio preliminare inconscio; mentre ciò che è inconscio può restare a quello stadio e tuttavia reclamare il valore pieno di processo psichico. L'inconscio è la vera realtà psichica; nella sua intima essenza ci è sconosciuto quanto la realtà del mondo esterno, e la coscienza ce lo presenta in modo così incompleto come i nostri organi sensori ci comunicano il mondo esterno.
Siamo probabilmente portati a sopravvalutare notevolmente il carattere cosciente della produzione intellettuale e artistica. I racconti fatti da alcuni degli uomini più produttivi, quali Goethe e Helmholtz, ci mostrano piuttosto che ciò che è essenziale e nuovo nelle loro creazioni è venuto loro senza premeditazione e quasi come un insieme già pronto. Non c'è nulla di strano se in altri casi, dove si richiedeva una concentrazione di tutte le facoltà intellettuali, anche l'attività cosciente abbia dato il suo contributo. Ma l'attività cosciente abusa troppo del suo privilegio per cui, ogni volta che ha un ruolo, nasconde ai nostri occhi tutte le altre attività.
I molteplici problemi della coscienza si possono afferrare solo mediante un'analisi dei processi di pensiero nell'isteria.
Credo che l'imperatore romano che fece uccidere uno dei suoi uomini perché aveva sognato di assassinare l'imperatore, avesse torto. Avrebbe dovuto cominciare con il cercare di scoprire il significato del sogno; molto probabilmente il suo significato era diverso da quello che sembrava. E anche se un sogno con un contenuto diverso contenesse un atto di lesa maestà come significato, non sarebbe forse giusto ricordare il detto di Platone, che l'uomo virtuoso si accontenta di sognare ciò che un uomo malvagio fa realmente? Credo che la cosa migliore sia lasciar liberi i sogni.
Nell'epoca che possiamo chiamare prescientifica gli uomini non avevano difficoltà nel trovare una spiegazione ai sogni. Quando al risveglio ricordavano un sogno, lo consideravano una manifestazione favorevole od ostile di potenze superiori, demoniache e divine. Allorché cominciarono a diffondersi le dottrine naturalistiche, tutta questa ingegnosa mitologia si mutò in psicologia, ed oggi solo un'esigua minoranza delle persone istruite dubita che i sogni siano un prodotto della mente del sognatore.
Un giorno ho scoperto con grande stupore che la concezione dei sogni più vicina alla verità non era quella medica, bensì quella popolare, per quanto fosse ancora per metà implicata nella superstizione.
Le fobie e le ossessioni sono estranee alla coscienza normale come lo sono i sogni per la coscienza vigile, e la loro origine è ignota alla coscienza come quella dei sogni.
Abbiamo tutte le ragioni per aspettarci che una spiegazione dei processi psichici dei bambini, nei quali essi, forse, sono notevolmente semplificati, risulti una premessa indispensabile per le ricerche sulla psicologia dell'adulto.
Nel caso degli adulti, chiunque abbia esperienza nell'analizzarne i sogni scoprirà con stupore che anche quelli che all'apparenza sono di una chiarezza trasparente, raramente sono semplici come nei bambini e che al di là della realizzazione di desiderio può essere celato qualche altro significato.
Solo raramente ricorrono nei sogni delle riproduzioni fedeli e dirette di scene reali.
Numerosi fenomeni della vita quotidiana di persone sane, come dimenticanze, lapsus, movimenti goffi ed una particolare classe di errori, sono determinati da un meccanismo psichico analogo a quello dei sogni e degli altri anelli della serie.
Il futuro che ci mostra il sogno non è quello che accadrà, ma quello che vorremmo accadesse. La mente popolare si comporta qui come fa generalmente: crede in ciò che desidera.
I sogni ricadono in tre categorie, a seconda del loro atteggiamento nei confronti dell'appagamento di desiderio. La prima categoria è costituita da quei sogni che rappresentano apertamente un desiderio non rimosso: si tratta dei sogni di tipo infantile che diventano sempre più rari tra gli adulti. In secondo luogo ci sono i sogni che esprimono un desiderio rimosso con un travestimento: questi indubbiamente costituiscono la stragrande maggioranza dei nostri sogni e possono essere compresi solo con l'analisi. Infine ci sono i sogni che rappresentano un desiderio rimosso, senza mascherarlo o con una maschera insufficiente. Questi ultimi sogni sono sempre accomunati dall'angoscia, che li interrompe. In tal caso l'angoscia sostituisce la deformazione onirica, e nei casi della seconda categoria l'angoscia si evita solo grazie al lavoro onirico. Non è difficile dimostrare che il contenuto rappresentativo che produce l'angoscia era una volta un desiderio, che poi è stato rimosso.
La nostra ipotesi è che nell'apparato psichico ci siano due agenti di creazione del pensiero, di cui il secondo gode il privilegio di fare accedere liberamente alla coscienza i suoi prodotti, mentre l'attività del primo è in sé inconscia e può raggiungere la coscienza solo attraverso il secondo.
Qualunque desiderio o bisogno ha l'effetto di inibire Il sonno.
È indiscutibile che i bambini credano alle immagini oniriche, poiché queste sono rivestite dell'apparenza psichica di percezioni, ed essi non hanno ancora acquisito la facoltà di distinguere le allucinazioni o le fantasie dalla realtà.
Dopo avere studiato la sessualità infantile, che è spesso così riservata nelle sue manifestazioni ed è sempre trascurata e incompresa, possiamo dire che quasi tutti gli individui civilizzati conservano sotto qualche aspetto le forme infantili di vita sessuale. Possiamo quindi comprendere perché i desideri sessuali infantili rimossi costituiscano impulsi più frequenti e potenti per la formazione dei sogni.
La maggior parte dei simboli del sogno serve a rappresentare persone, parti del corpo e attività di interesse erotico; in particolare, i genitali sono rappresentati da numerosi simboli spesso sorprendenti, e la più grande varietà di oggetti serve ad indicarli simbolicamente. Armi appuntite, oggetti lunghi e rigidi, come tronchi e bastoni, rappresentano l'organo genitale maschile; mentre armadi, scatole, carrozze e forni rappresentano l'utero.
In linea generale, possiamo distinguere due tipi fondamentali di dimenticanze di nomi: un nome può essere dimenticato sia perché direttamente collegato a qualcosa di sgradevole, sia per il suo nesso con altre parole le quali, a loro volta, richiamino qualcosa di sgradevole. Dunque, i nomi possono essere perturbati nella riproduzione sia per motivi loro, sia per relazioni associative più o meno prossime.
Tutti noi sogniamo prevalentemente in immagini visive. Nei ricordi d'infanzia ritroviamo, in un certo senso, questa stessa regressione: essi si presentano sempre in caratteri plasticamente visivi, e ciò anche nei soggetti i cui ricordi successivi non hanno questa caratteristica. Così, i ricordi visivi si accostano al tipo dei ricordi infantili.
I lapsus si verificano spesso in periodo di guerra, fenomeno, del resto, facilmente spiegabile.
L'affinità tra un lapsus ed un gioco di parole può essere molto forte.
Dobbiamo osservare che spessissimo gli aristocratici deformano i nomi dei loro medici, dal che si può dedurre che, in fondo, nonostante la cortesia che ostentano nei loro riguardi, in qualche modo li disprezzano.
Il lapsus non ha alcun bisogno di essere facilitato dalla rassomiglianza fonetica e [...] può essere provocato da rapporti inconsci di natura esclusivamente psichica.
La sostituzione di ciò che si vorrebbe dire con il suo contrario è determinata dalla autocritica, da un'intima opposizione contro le parole che ci si propone di pronunciare. Ci si accorge allora con meraviglia che il tenore di un'affermazione, di una assicurazione, di una protesta, contraddice nettamente all'intenzione verbale e che il lapsus mette a nudo l'assenza di una sincerità profonda.
L'ilarità e lo scherno che i lapsus linguae provocano in circostanze importanti sono una conferma contro l'opinione generalmente ammessa per cui questi lapsus sarebbero errori puri e semplici, senza altro significato psicologico.
La perturbazione del linguaggio sta ad indicare un conflitto interiore. Io escludo che qualcuno possa commettere un lapsus nel corso di una udienza davanti a Sua Maestà, durante un'ardente dichiarazione d'amore o davanti ai giurati, mentre si è impegnati a difendere il proprio onore, il proprio nome, insomma in tutti quei casi in cui si partecipa totalmente a ciò che si dice.
Un modo di scrivere chiaro e piano dimostra che l'autore è d'accordo con se stesso, mentre frasi contorte ed artificiose ci si presentano, senza tema di errore, come espressione di idee complicate, poco chiare, esposte senza convinzione, come appesantite dall'autocritica dell'autore.
Dimenticare di apporre la propria firma è un caso intermedio tra il lapsus calami e la dimenticanza. Un assegno non firmato equivale ad un assegno dimenticato.
A chi tendesse a sopravvalutare lo stato attuale delle nostre conoscenze della vita psichica basterebbe ricordare la funzione della memoria per costringerlo alla modestia.
Nessuna teoria psicologica è stata ancora in grado di fornire una spiegazione generale del fenomeno fondamentale della memoria e della dimenticanza; e perfino l'analisi completa dei dati dell'osservazione è appena iniziata.
L'abilità inconscia con la quale motivi reconditi, ma importanti, ci fanno perdere degli oggetti, è paragonabile soltanto alla sicurezza sonnambolica.
Esaminando attentamente i casi di impossibilità a ritrovare oggetti smarriti, si è costretti ad ammettere che non può esservi altra causa che un'intenzione inconscia.
La tendenza a dimenticare ciò che è penoso o riprovevole mi sembra generale, anche se la facoltà di dimenticare è più o meno sviluppata secondo gli individui. Nella pratica medica ci imbattiamo in più di un caso in cui i sintomi sono negati e probabilmente non sono altro che dimenticanze.
Il principio architettonico dell'apparato psichico è la sovrapposizione, la stratificazione di più istanze differenti. Riguardo alle tradizioni e alle leggende di un popolo si ammette generalmente che, per capirle a fondo, bisogna tener conto [...] del desiderio di far sparire dal ricordo del popolo ogni fatto che possa ferire il suo sentimento nazionale. Forse, in seguito, uno studio più approfondito permetterà di stabilire una perfetta analogia fra il modo in cui si formano le tradizioni popolari, da una parte, ed i ricordi infantili del singolo individuo, dall'altra.
Nell'autobiografia di Darwin, si trova il seguente passo, che rispecchia sia la sua precisione scientifica sia la sua perspicacia psicologica: Per molti anni ho seguito una regola aurea: ogni volta che mi capitava di leggere o comunque di venire a conoscenza di un fatto o di un'osservazione o di una nuova idea, contraria ai risultati generali ottenuti da me li annotavo fedelmente ed immediatamente, perché so per esperienza che idee e fatti del genere si scordano più facilmente di quelli che ci sono favorevoli.
Nessuno dimentica di eseguire azioni che reputa importanti, senza esporsi al sospetto di disturbo mentale.
Le donne, che hanno un'intuizione più profonda dei processi psichici inconsci, sono generalmente portate a ritenersi offese se non le si riconosce per la strada, cioè se non le si saluta. Non pensano mai per prima cosa che la colpa possa essere della miopia o della disattenzione della persona incontrata. Sostengono che non sarebbe avvenuto se vi fosse stato dell'interesse.
Anche negli uomini considerati onestissimi, si scoprono facilmente i segni di un dubbio comportamento nei riguardi del denaro e della proprietà. L'avidità primitiva del lattante che cerca d'impadronirsi di tutti gli oggetti (per metterseli in bocca) non scompare del tutto, in linea generale, sotto l'influenza della cultura e dell'educazione.
In materia di soldi la memoria degli uomini è particolarmente tendenziosa. Ho potuto constatarlo su me stesso: dimenticare frequentemente di non aver ancora pagato quel che si deve è un genere di errore molto tenace. Nei casi in cui non ci sono in ballo interessi considerevoli, per esempio il gioco delle carte, l'amore per il guadagno può mostrarsi liberamente. Allora anche gli uomini più onesti commettono facilmente errori di calcolo, errori di memoria, e senza neppure rendersene conto, sono coinvolti in piccole truffe. In questa libertà si rivela il carattere psichicamente tonificante del gioco. È esatta l'affermazione del proverbio il quale dice che il carattere degli uomini si rivela nel gioco, purché non s'intenda il carattere manifesto. Anche gli errori di calcolo di camerieri di bar o di ristoranti possono spiegarsi alla stessa maniera. Tra i commercianti si può notare un certo ritardo nel pagare i conti: non è una prova di cattiva volontà, poiché questo ritardo non gioverà al guadagno, ma solo l'espressione della resistenza psicologica a staccarsi dal denaro. Brill osserva a questo proposito con perspicacia: Dimentichiamo più facilmente lettere che contengono fatture che non quelle che contengono assegni. Il fatto le donne abbiano una particolare avversione a pagare il medico, è dovuto a motivi molto profondi e non ancora chiariti. Di solito lasciano a casa il portamonete, per cui non possono pagare subito la visita, tornate a casa dimenticano di spedire la somma dovuta (ciò avviene meno di frequente) come se volessero ottenere gratis ciò che hanno ricevuto per i loro begli occhi; esse, per così dire, pagano lasciandosi guardare.
Ciò che costituisce il carattere essenziale del lavoro scientifico non è la natura dei fatti trattati, ma il rigore metodico che presiede alla constatazione di quei fatti e la ricerca d'una sintesi più vasta possibile.
Un proverbio dimostra che il buon senso popolare sa bene che nelle dimenticanze di propositi non c'è nulla di accidentale. Ciò che uno ha dimenticato di fare una volta, lo dimenticherà molte altre volte.
Quante volte ho sentito dire: Non mi assumo questo incarico, perché me ne dimenticherei certamente. Questa predizione non contiene assolutamente niente di mistico. Chi parlava in questo modo intuiva solo vagamente che non voleva assumersi l'incarico, ma non voleva confessarlo.
Più che in qualsiasi altro settore, quello dell'attività sessuale ci fornisce prove sicure del carattere intenzionale dei nostri atti casuali. Ciò perché, in questo campo, il limite che negli atti può ancora esistere fra intenzionalità e accidentalità è nullo.
Succede spesso per strada che due persone che camminano in senso inverso nel tentativo di evitarsi e di cedersi la strada, perdono qualche secondo a spostarsi di qualche passo a destra o a sinistra, ma entrambi nello stesso senso fino a fermarsi l'uno di fronte all'altro. Si crea una situazione spiacevole ed imbarazzante, in cui generalmente si vede l'effetto di una goffaggine accidentale. Invece è possibile provare che in molti casi questa goffaggine nasconde intenzioni sessuali e riproduce un atteggiamento maleducato e provocatorio dell'età giovanile.
Ho potuto capire, dalle analisi dei nevrotici, che la cosiddetta spontaneità dei giovani e dei ragazzi è una maschera che essi usano per esprimere o fare senza vergogna parecchie cose sconvenienti. |