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Materiali per Operatori del Benessere Immateriale
Aforismi e pensieri di Sigmund Freud
Qualsiasi cambiamento del modo abituale di vestirsi, qualsiasi negligenza, per esempio un bottone abbottonato male, una parte del corpo lasciata distrattamente scoperta, significa sempre qualcosa che il proprietario degli abiti non vuol dire direttamente e di cui il più delle volte non ha alcun sospetto.

Gli atti sintomatici, di una incredibile varietà sia negli individui sani che nei nevrotici, meritano il nostro interessamento per più di un motivo. Essi forniscono al medico delle preziose indicazioni che gli permettono d'orientarsi nel cumulo di circostanze nuove o ancora poco note e rivelano all'osservatore profano tutto ciò che desidera sapere e qualche volta anche di più di quel che vorrebbe. Chi sa servirsi di queste indicazioni deve, all'occorrenza, procedere come faceva il re Salomone che, secondo la leggenda, comprendeva il linguaggio degli animali.

Non ci si procura sempre degli amici fra coloro ai quali si rivela il significato dei loro atti sintomatici.

Osservando la gente mentre è a tavola si ha occasione di notare chiari atti sintomatici interessanti ed istruttivi.

Nella maggior parte dei casi, la perdita di un oggetto è un atto sintomatico, cioè nasconde un'intenzione inconscia da parte di colui che ha subito la perdita. Spesso la perdita di un oggetto sta a dimostrare il poco valore che gli si attribuisce, l'avversione per esso o per la persona dalla quale proviene; o, ancora, la tendenza a perdere un oggetto è determinata da una associazione di idee simboliche che riversano l'avversione per un oggetto su di un altro. La perdita di oggetti preziosi esprime i più vari sentimenti; può costituire la rappresentazione simbolica di una idea rifiutata, perciò un avvertimento che si preferirebbe non sentire e quindi (in primo luogo) deve essere considerata come un sacrificio ad oscure potenze che presiedono al nostro destino ed il cui culto esiste tuttora fra noi.

Chi dimentica dal medico un oggetto che aveva con sé, come occhiali, guanti, borsetta ecc., significa che non riesce a star lontano e che vuol tornare al più presto. Infatti Jones osserva: “Si può all'incirca misurare il successo con cui un medico pratica la psicoterapia, ad esempio, da quanti ombrelli, fazzoletti, borsette e così via colleziona in un mese”.

Anche le determinazioni più sottili del modo di esprimersi parlando o scrivendo meriterebbero più particolare attenzione. In genere si crede di avere la libera scelta delle parole da cui i pensieri sono rivestiti o dalle immagini che li mascherano. Una più attenta osservazione rivela che su questa scelta convergono altre considerazioni e che dalla forma del pensiero traspare un più profondo significato spesso non voluto. Immagini ed espressioni usate con preferenza da una persona non sono per lo più irrilevanti agli effetti di un giudizio su di essa; altre risultano allusioni a un tema momentaneamente messo da parte, ma che ha colpito profondamente chi parla.

Si è meravigliati nel constatare che negli uomini il desiderio di verità è molto più forte di quanto non si creda. Può essere una conseguenza delle mie ricerche psicoanalitiche il fatto che io sono diventato pressoché incapace di mentire.

Uno dei tratti salienti e più noti del comportamento dei paranoici è che essi attribuiscono un'importanza enorme ai particolari più insignificanti del comportamento altrui, quelli che generalmente sfuggono alle persone normali. Essi interpretano a modo loro questi dettagli e ne traggono le conclusioni più impensate.

Mentre l'uomo normale ammette l'esistenza di una categoria di atti accidentali che non hanno bisogno di motivazione, categoria nella quale egli inserisce una parte delle proprie manifestazioni psichi che ed atti mancati, il paranoico esclude ogni elemento casuale nelle manifestazioni psichiche altrui. Tutto ciò che egli osserva negli altri è perciò suscettibile di interpretazione.

Aveva [...] relativamente ragione l'antico Romano, che rinunciava ad un progetto importante perché il volo degli uccelli era sfavorevole; agiva in modo conforme alle sue premesse. E se rinunciava al suo progetto perché aveva inciampato sulla soglia della sua porta, si dimostrava superiore a noi increduli, si rivelava miglior psicologo di noi. Il fatto d'inciampare denotava l'esistenza di un dubbio, di un'opposizione interiore a questo progetto, la cui forza poteva annullare quella della sua intenzione al momento della sua realizzazione. In effetti si può essere sicuri del successo completo solo quando tutte le energie psichiche tendono al fine desiderato.

Devo confessare di appartenere a quella categoria di persone indegne davanti alle quali gli spiriti sospendono la loro attività ed alle quali sfugge il soprasensibile, e non mi è mai capitato nulla che potesse far nascere in me la fede nei miracoli. Come tutti gli uomini, ho avuto dei presentimenti e mi sono successe delle disgrazie, ma non c'è mai stata coincidenza, cioè i presentimenti non sono stati seguiti dalle disgrazie né le disgrazie sono state precedute da presentimenti.

C'è molta gente che crede ai sogni profetici, perché a volte il futuro si realizza come il desiderio lo ha costruito nel sogno. In questo non c'è nulla di strano, tanto più che la credulità del sognatore trascura volentieri le considerevoli differenze che esistono tra il sogno e la sua realizzazione.

Un sogno che il giorno immediatamente successivo sembra refrattario all'analisi, rivela il suo contenuto misterioso una settimana o un mese dopo, quando un cambiamento reale, avvenuto nel frattempo, ha attenuato la forza dei fatti psichici in lotta fra loro.

A mio parere, studiando i disturbi più gravi potremo illuminare anche ciò che rimane oscuro nella spiegazione dei disturbi più leggeri.

Più la motivazione di un atto mancato è innocente, meno l'idea espressa con questo atto è scandalosa e inaccessibile alla coscienza, tanto più sarà facile risolvere il fenomeno prestandogli la sufficiente attenzione; i lapsus più insignificanti sono avvertiti immediatamente e corretti spontaneamente. Nel caso in cui gli atti mancati siano propriamente determinati da tendenze rimosse, è necessaria un'analisi approfondita, che a volte incontra grandi difficoltà ed in certi casi può anche fallire.

Talune malattie, le psiconevrosi in particolare, sono di gran lunga più accessibili all'influsso psichico che a qualsiasi altra forma di terapia. Non è una affermazione moderna bensì un vecchio detto dei medici, che queste malattie non sono curate dal farmaco, ma dal medico, cioè a dire dalla personalità del medico, in quanto questi esercita un influsso psichico per mezzo di essa.

Il metodo analitico in psicoterapia è un metodo che penetra più a fondo e porta più lontano, l'unico mediante il quale si possano realizzare nei pazienti le trasformazioni più ampie. Lasciando per un momento da parte le considerazioni terapeutiche, posso anche dire che questo metodo è il più interessante, l'unico tra tutti che ci informi sull'origine e sui rapporti reciproci dei fenomeni patologici. Soltanto esso, grazie alla possibilità che ci offre di penetrare nella malattia mentale, sarebbe in grado di condurci oltre i suoi stessi limiti e di indicarci la via verso altre forme di influenza terapeutica.

Non è tanto facile suonare lo strumento della mente.

Vi sono diverse caratteristiche del metodo analitico che non gli consentono di essere una forma ideale di terapia. Tuto cito, iucunde: ricerche ed esperimenti non depongono per la rapidità dei risultati.

Il trattamento psicoanalitico è molto esigente sia col malato che col medico. Dal paziente esige sincerità assoluta, già un sacrificio in sé; richiede molto tempo, per cui è anche costoso; porta via molto tempo anche al medico e la tecnica che questi deve apprendere e praticare è assai difficoltosa.

Il trattamento psicoanalitico in linea generale può essere concepito come una rieducazione a superare le resistenze interne.

Un certo grado di feticismo è abitualmente presente nell'amore normale, specialmente in quei suoi periodi nei quali lo scopo sessuale normale non sembra raggiungibile o la sua realizzazione non sembra vicina.

Il piacere di guardare (scopofilia) diventa una perversione: a. se è esclusivamente limitato agli organi genitali; b. se oltrepassa il senso di disgusto (come nel caso dei voyeurs, coloro che stanno ad osservare le funzioni di defecazione); c. se, invece di costituire una funzione preparatoria del normale scopo sessuale, lo sostituisce.

La sessualità di molti esseri umani di sesso maschile contiene un elemento di aggressività - un desiderio di dominare, che la biologia sembra mettere in relazione con la necessità di superare la resistenza dell'oggetto sessuale con mezzi differenti dalla seduzione. Così il sadismo non sarebbe altro che una componente aggressiva dell'istinto sessuale divenuta indipendente ed esasperata e che, spostandosi, ha usurpato la posizione di guida.

Il masochismo, come forma di perversione, sembra essere più lontano dallo scopo sessuale normale di quanto non lo sia il suo contrario. Ci si può chiedere se esso rappresenti un fenomeno primario o se, al contrario, non risulti ogni volta da una trasformazione del sadismo.

Si può notare spesso che il masochismo non è altro che un prolungamento del sadismo rivolto sul soggetto stesso, il quale, in questo modo, prende il posto dell'oggetto sessuale.

Il sadismo ed il masochismo occupano una posizione speciale tra le perversioni, perché il contrasto tra attività e passività che li caratterizza è tra gli elementi fondamentali della vita sessuale.

La storia della civiltà umana mostra, al di fuori d'ogni dubbio, che esiste un intimo rapporto tra la crudeltà e l'istinto sessuale.

Un sadico è sempre al tempo stesso un masochista, per quanto l'aspetto attivo o quello passivo della perversione possa essere in lui più decisamente sviluppato, al punto da rappresentare la sua attività sessuale predominante.

Si può dire che non ci sia nessun individuo sano che non aggiunga al normale scopo sessuale qualche elemento che si possa chiamare perverso; e la universalità di questo fatto basta per sé sola a farci comprendere quanto sia inappropriato l'uso della parola perversione come termine riprovativo.

Nella sfera della vita sessuale noi abbiamo visto ergersi una caratteristica e, in verità, insolubile difficoltà non appena si cerchi di tracciare una linea netta di distinzione tra le pure variazioni che rientrano nei limiti della fisiologia ed i sintomi patologici.

Se una perversione, invece di manifestarsi puramente a lato dello scopo e dell'oggetto sessuali normali, e solo quando le circostanze sono loro sfavorevoli e sono favorevoli per essa, tende a sostituirli completamente e prende il loro posto in tutte le circostanze - se, in breve, una perversione ha le caratteristiche della esclusività e della fissazione - allora, in generale, noi siamo giustificati a considerarla come un sintomo patologico.

Ciò che vi è di più alto e di più basso nella sfera della sessualità sono sempre intimamente legati fra loro: “dal cielo attraverso la terra, fino all'inferno”.

L'istinto sessuale deve lottare contro alcune forze psichiche che si comportano come resistenze, e fra le quali le più importanti sono il pudore ed il disgusto. Possiamo dunque supporre che queste forze servono a contenere l'istinto nei limiti che si considerano normali; e se esse si sviluppano neil'individuo prima che l'istinto sessuale abbia raggiunto la sua massima potenza, non c'è dubbio che esse determineranno il corso del suo sviluppo.

Le nevrosi sono, per così dire, il negativo delle perversioni.

Una inconscia tendenza alla inversione non è mai assente, ed è di particolare interesse per chiarire i casi di isterismo nell'uomo.

Si deve considerare non solo che i nevrotici in sé costituiscono una classe numerosissima, ma anche che una catena ininterrotta corre tra le nevrosi in tutte le loro manifestazioni e la normalità. Dopo tutto, direbbe a ragione Moebius, siamo un po' tutti degli isterici.

Il nostro studio del succhiamento del pollice o suzione sensuale, ci ha già fatto conoscere tre caratteristiche essenziali di una manifestazione sessuale infantile. All'origine esso si appoggia ad una delle funzioni somatiche vitali, non ha ancora alcun oggetto sessuale ed è pertanto autoerotico; e il suo scopo sessuale è dominato da una zona erogena. Si deve anticipare che queste caratteristiche si troveranno egualmente valide per la maggior parte delle altre attività degli istinti sessuali infantili.

La psicologia è ancora tanto al buio sul problema del piacere e del dispiacere che va raccomandata la massima cautela nel formulare ipotesi. Non è da escludere che più tardi si possano scoprire delle ragioni a sostegno dell'idea che la sensazione piacevole possiede in realtà una qualità specifica.

Il ritenere che tutti gli esseri umani abbiano lo stesso genere (maschile) di genitali è la prima delle numerose, sorprendenti e importanti teorie sessuali dei bambini. Serve ben poco al bambino che la scienza della biologia giustifichi il suo pregiudizio e sia costretta a riconoscere nella clitoride femminile l'autentico sostituto del pene.

Una delle radici dell'istinto sadico sembrerebbe affondare nell'incoraggiamento all'eccitazione sessuale da parte dell'attività muscolare. In molte persone la connessione infantile tra il gioco violento e l'eccitazione sessuale rappresenta uno dei determinanti della successiva direzione assunta dall'istinto sessuale.

È un fatto inequivocabile che la concentrazione dell'attenzione su un compito intellettuale e lo sforzo intellettuale producono in generale una eccitazione sessuale concomitante in molti giovani ed anche negli adulti. Indubbiamente questa è la sola base che giustifica ciò che per altri aspetti è assai discutibile: attribuire i disturbi nervosi all'“affaticamento” intellettuale.

Come è noto, l'educazione moderna impegna molto i bambini nei giochi al fine di distoglierli dall'attività sessuale. Sarebbe più corretto dire che in questi giovani essa sostituisce il godimento sessuale col piacere del movimento, facendo regredire l'attività sessuale a uno dei suoi componenti autoerotici.

Il rapporto con chiunque si prende cura di lui offre al bambino un inesauribile fonte di eccitazione e di soddisfazione sessuale che scaturisce dalle zone erogene. Ciò è particolarmente vero giacché la persona a cui è affidato, che peraltro è generalmente la madre, lo considera con sentimenti derivati dalla propria vita sessuale: lo carezza, lo bacia, lo culla e lo tratta insomma come surrogato di un oggetto sessuale completo. Probabilmente una madre sarebbe inorridita se si rendesse conto che tutte le sue manifestazioni d'affetto destano l'istinto sessuale del bambino preparandone la successiva intensità.

L'eccessivo affetto dei genitori è nocivo, perché causa una precoce maturità sessuale ed anche perché, viziandolo, si rende il bambino incapace in futuro di fare temporaneamente a meno dell'amore o di accontentarsi di averne in misura minore.

Una delle indicazioni più chiare che il bambino diventerà in seguito nevrotico è data dalla sua insaziabile domanda di affetto da parte dei genitori.

Gli stessi bambini sin da tenera età si comportano come se la loro dipendenza dalle persone che si curano di loro contenesse qualcosa di sessuale. Da principio nei bambini l'angoscia non è altro che un'espressione del fatto che stanno sentendo la mancanza della persona amata. E per tale ragione hanno paura di ogni estraneo. Hanno paura del buio perché nel buio non possono vedere la persona che amano; e la loro paura si attenua se nel buio possono tenere la mano di tale persona.

La società si deve difendere contro il pericolo che gli interessi di cui ha bisogno per stabilire le unità sociali superiori possano essere inghiottiti dalla famiglia; e per questo motivo, nel caso di ogni individuo, e in particolare negli adolescenti maschi, cerca con ogni mezzo possibile di allentare i legami con la famiglia, legame che nell'infanzia è l'unico che conti.

La gelosia nell'innamorato non è mai priva di una radice infantile, o almeno di un rafforzamento infantile.

Se tra i genitori avvengono liti o se il matrimonio è infelice, per i bambini sarà preparato il terreno per la più grave predisposizione ai disturbi dello sviluppo sessuale o alle malattie nevrotiche.

La frequenza dell'inversione tra l'aristocrazia di oggi è meglio spiegata se si pensa all'impiego dei servitori, come pure al fatto che le madri si prendono minor cura personale dei figli.

Tutti i fattori che danneggiano lo sviluppo sessuale presentano i loro effetti determinando una regressione, ossia un ritorno a fasi anteriori dello sviluppo.

Spesso la precocità sessuale corre parallela allo sviluppo intellettuale precoce.

Il corso preso dalla vita sessuale di un bambino ha poca importanza per la vita futura dove il livello sociale o culturale è relativamente basso, ma ne ha molta dove questo livello è relativamente alto.

Una buona parte delle deviazioni dalla vita sessuale normale, che più tardi si potranno osservare tanto nei nevrotici quanto nei pervertiti, viene pertanto fissata sin dall'inizio dalle impressioni dell'infanzia, periodo questo considerato privo di sessualità. Le cause vanno divise tra una costituzione arrendevole, la precocità, la caratteristica dell'aumentata persistenza delle prime impressioni e lo stimolo accidentale dell'istinto sessuale da parte di influenze estranee.

Si sa troppo poco dei processi biologici che costituiscono il fondamento della sessualità per poter costruire, con le nostre informazioni frammentarie, una teoria atta a capire sia le condizioni patologiche che quelle normali.

Esiste un'intima connessione tra tutte le manifestazioni del pensiero, la quale garantisce che una nuova cognizione psicologica, anche se acquisita in un campo molto remoto, potrà avere un imprevedibile valore anche in altri campi.

Fra la gente di campagna o nelle osterie di infima specie, si può notare che l'oscenità non nasce prima dell'entrata della cameriera o della moglie dell'oste. Soltanto in livelli sociali più alti avviene il contrario, e la presenza di una donna fa cessare il discorso osceno.

L'attività repressiva della civiltà fa sì che le possibilità di godimento primarie, che ora sono state ripudiate dalla censura che è in noi, vadano perdute.

Il motto di spirito rappresenta una ribellione all'autorità, una liberazione dalla sua pressione. Il fascino della caricatura deriva dallo stesso fattore: si ride di essa anche se non è ben riuscita semplicemente perché consideriamo un merito la ribellione contro le autorità.

L'uomo è “un instancabile ricercatore di piacere” - non so dove ho incontrato questa felice espressione - e gli pesa ogni rinuncia ad un piacere che ha conosciuto precedentemente.

Un cambiamento nello stato d'animo è la cosa più preziosa che l'alcool procuri alla razza umana, e proprio in ragione di ciò questo “veleno” non è ugualmente indispensabile a ciascuno. Uno stato d'animo allegro, sia prodotto per via endogena sia con l'ausilio d'un tossico, riduce le forze inibitorie, fra queste la critica, e rende ancora una volta accessibili le fonti del piacere che erano gravate dal peso della repressione. È estremamente istruttivo osservare come il livello delle arguzie sprofondi man mano che l'alcool cresce. Per cui gli alcoolici sostituiscono i motti di spirito, proprio come i motti di spirito debbono cercare di sostituire gli alcoolici.

Sotto l'effetto dell'alcool l'adulto ritorna un bambino, che prova il piacere di pensare liberamente come vuole senza dover fare attenzione alla costrizione della logica.

Come ha detto Dugas, noi ridiamo, per così dire, par ricochet [di rimbalzo]. Il riso è fra le espressioni più contagiose degli stati psichici. Quando faccio ridere un'altra persona raccontandole un mio motto di spirito, in definitiva sto facendo uso di lei per suscitare il riso in me stesso; e si può infatti osservare che una persona che ha iniziato a raccontare un motto di spirito con la faccia seria dopo si associa al riso dell'altra persona con un riso moderato.

L'inconscio è qualcosa che noi realmente non conosciamo, ma di cui siamo obbligati a prendere atto perché spinti da deduzioni irrefutabili.

Nessuno vuole conoscere il suo inconscio e [...] il sistema più comodo è quello di negare del tutto la possibilità della sua esistenza.

Un motto di spirito ha la principale caratteristica di essere un'idea che ci si presenta “involontariamente”: un momento prima non sappiamo ancora quale motto di spirito stiamo per creare, e tutto ciò di cui esso ha bisogno è di essere rivestito di parole. Piuttosto, abbiamo un'indefinibile sensazione che può essere paragonata più che altro ad una “assenza”, un improvviso rilassamento della tensione intellettuale, e poi all'improvviso ecco il motto di spirito - di regola bell'e pronto in parole.

L'elemento infantile è la fonte dell'inconscio, ed i processi del pensiero inconscio non sono null'altro che quelli - e soltanto quelli - prodotti nella prima fanciullezza.

Un sogno è un prodotto psichico completamente asociale; non ha nulla da comunicare a qualcun altro, nasce all'interno del soggetto come un compromesso tra le forze psichiche che lottano in lui, resta inintelligibile per il soggetto stesso ed è, per questa ragione, completamente privo di interesse per gli altri. Non soltanto non ha bisogno di tenere in gran conto la chiarezza, ma deve realmente evitare di essere capito, poiché altrimenti sarebbe distrutto; può esistere soltanto in forma simulata. Perciò può far uso liberamente del meccanismo che domina i processi mentali dell'inconscio fino al limite di una distorsione che non può essere mantenuta in piedi più a lungo. Un motto di spirito, d'altro canto, è la più sociale di tutte le funzioni psichiche che mirano a un certo piacere.

Il genere umano non si è accontentato di godere della comicità quando l'ha incontrata nel corso della propria esperienza; ha anche cercato di provocarla intenzionalmente, e possiamo apprendere di più sulla natura della comicità se studiamo i mezzi che servono per rendere comiche le cose.

I bambini non hanno il senso del comico.

Se è vero che le cause dei disturbi isterici sono da ricercare nell'intimo della vita psicosessuale dei pazienti e che i sintomi isterici sono l'espressione dei loro desideri più segreti e rimossi, allora la completa chiarificazione di un caso di isteria implica la rivelazione di questo materiale intimo, il tradimento di questi segreti.

Di fronte alla incompletezza dei risultati delle mie analisi, non ho avuto scelta: ho dovuto seguire l'esempio di quei ricercatori la cui massima soddisfazione consiste nel riportare alla luce del sole le inestimabili - anche se ormai mutili - vestigia delle antiche civiltà: così ogni volta ho cercato di recuperare ciò che era stato seppellito, servendomi dei modelli più convincenti che ho potuto ricavare dalle altre analisi, e, da buon archeologo, non ho mai trascurato di indicare con precisione in ogni singolo caso in che punto dell'opera le strutture non sono più quelle originali, e cominciano invece i miei restauri.

Se un paziente, nel corso della narrazione della propria vita, mostra delle incertezze, una regola empirica ci insegna a non considerarle interamente espressione del suo giudizio: se infatti egli oscilla tra due versioni, dovremo propendere a considerare la prima corretta, e la seconda, invece, prodotto del processo di rimozione.

L'aforisma degli antichi padri cristiani: inter urinas et faeces nascimur si riallaccia alla vita sessuale e non può esserne distaccato a dispetto di ogni tentativo di dargli un significato idealizzato.

I motivi della malattia spesso cominciano ad agire fin dall'infanzia: una bambina desiderosa d'amore non si accontenta di dividere l'affetto dei genitori con le sorelle e i fratelli, e ha scoperto di essere il solo oggetto del loro affetto quando stimola la loro preoccupazione per la sua salute. Con la malattia, scopre un metodo per adescare e sollecitare l'amore dei suoi genitori, e se ne servirà ogni volta che avrà a propria disposizione materiale psichico sufficiente alla simulazione di un disturbo. Quando una bambina come questa sarà divenuta donna, potrà trovare tutte le esigenze già appartenenti alla sua infanzia contrariate, mettiamo, da un matrimonio sbagliato, con un uomo che la voglia tenere soggiogata, che sfrutti senza pietà le sue capacità lavorative e non le dia né affetto né denaro. In un caso come questo, la malattia sarà per lei un ottimo sistema per mantenere le sue posizioni: le procurerà le attenzioni di cui ha bisogno; costringerà il marito a fare dei sacrifici economici per lei e a mostrarsi interessato

alle sue condizioni, cosa che non aveva mai fatto quando stava bene; lo costringerà perfino a trattarla bene quando sarà guarita, pena ricaduta.

La vita sessuale di ciascuno di noi giunge ad un livello assai limitato - in una direzione o in un'altra - al di là degli angusti confini imposti dallo standard della normalità; le perversioni non sono né bestiali, né degenerate nel senso immediato del termine: sono uno sviluppo particolare dei germi contenuti nella indifferenziata disposizione sessuale del bambino che, o perché rimossi, o perché incanalati verso mete più elevate, non-sessuali - attraverso un processo di sublimazione - sono destinati a fornire energia psichica per un gran numero di successi della nostra vita intellettuale; quando perciò uno di questi germi è diventato una perversione oscena e inconfondibile, sarebbe più corretto dire che è rimasto tale, in quanto presenta un certo grado di sviluppo inibito.

Un corso d'acqua che ad un certo punto incontra un ostacolo che gli sbarra il percorso abituale rifluisce in vecchi canali che sembravano destinati a restare asciutti: e così le forze motivazionali che guidano la formazione del sintomo isterico attingono la loro energia non solo dalla sessualità normale rimossa, ma anche dall'attività pervertita dell'inconscio.

Le meno repellenti delle cosiddette perversioni sessuali sono molto diffuse a livello di massa, come sanno tutti, eccetto i medici che scrivono sull'argomento (e forse dovrei dire che lo sanno anche loro, ma al momento di prendere la penna in mano mettono la massima attenzione nel dimenticarsene).

Il “no” di un paziente, dopo che per la prima volta si è presentato alla sua percezione cosciente il contenuto di un pensiero rimosso, non è altro che una conferma dell'esistenza della rimozione e della sua saldezza; agisce, insomma, come una spia della forza che la rimozione esercita. Se questo “no”, invece di essere considerato come l'espressione di un giudizio imparziale (del quale, tra l'altro, il paziente è incapace), viene ignorato e il lavoro continua, appare presto chiaro che il “no” iniziale significa in realtà l'atteso “sì”.

Un sogno con un'origine normale sta, per così dire, su due gambe, una delle quali poggia sulla causa principale, quella che lo suscita al presente, e l'altra su certi eventi particolarmente significativi dell'infanzia.

Chi ha occhi ed orecchie può facilmente convincersi che nessun mortale può tenere un segreto: se le sue labbra tacciono, egli chiacchiera con la punta delle dita; il tradimento dei suoi segreti defluisce da tutti i suoi pori. Ecco perché lo si può rendere complice dello scopo di rendere consci i più occulti recessi della sua mente.

La soddisfazione sessuale è senza dubbio il miglior soporifico, e quasi sempre l'insonnia è dovuta alla mancanza di soddisfazione.

A dispetto di ogni interesse teoretico e di ogni sforzo di assistenza come medico, sono convinto che ci devono essere dei limiti al campo entro il quale ci si può servire dell'influenza psicologica, e considero di questi limiti la volontà e la comprensione stessa del paziente.

Mi sono accostato allo studio dei fenomeni rivelati dall'osservazione delle psiconevrosi senza essere impegnato con alcun particolare sistema psicologico, e [...] ho continuamente modificato le mie opinioni finché non mi sono sembrate adeguate a rendermi conto dell'insieme dei fatti che avevo osservato. Non mi vanto di avere evitato la speculazione: il materiale per le mie ipotesi è stato raccolto attraverso la più ampia e rigorosa serie di osservazioni. La risolutezza del mio atteggiamento sul problema dell'inconscio è forse ciò che potrebbe urtare maggiormente, perché io considero idee inconsce, pensieri inconsci, impulsi inconsci come dati psicologici non meno validi e incontestabili dei loro equivalenti consci: ma quanto a questo sono certo che chiunque si dedichi all'indagine dello stesso tipo di fenomeni applicando i miei stessi metodi, si troverà costretto ad assumere la stessa posizione, per quante rimostranze possano fare i filosofi.

La sessualità non si limita ad intervenire, come un deus ex machina, in una singola occasione, o ad un certo punto del processo che caratterizza l'isteria, ma [···] procura invece l'energia motrice di ogni sintomo distinto, di ogni distinta manifestazione del sintomo: i sintomi del disturbo non sono altro che l'attività sessuale del paziente. Un caso solo non basta a provare la validità generale di un teorema: ma io posso soltanto ripetere ancora - e lo faccio perché non mi è mai capitato di riscontrare diversamente - che la sessualità è la chiave del problema delle psiconevrosi e delle nevrosi in generale: chi disprezza la chiave, non aprirà mai la porta. Aspetto ancora nuovi risultati dalle ricerche, che possano contraddire questo teorema, o anche soltanto limitarne il campo di applicazione; ciò che ho udito fino ad oggi contro di esso è sempre stato espressione di disaccordi o antipatie personali, alle quali è sufficiente rispondere con le parole di Charcot: “<CITE>Ça n'empêche pas d'exister</CITE>”.

Delineerò un'analogia tra il criminale e l'isterico. In entrambi i casi ci troviamo di fronte a un segreto, a un qualcosa di nascosto. Ma perché ciò non appaia paradossale, devo immediatamente indicarne la differenza. Nel caso del criminale, abbiamo un segreto che egli conosce e nasconde a voi, mentre nel caso dell'isterico abbiamo un segreto che non conosce neppure lui, che è nascosto, cioè, anche a lui stesso. Come è possibile ciò? Orbene noi sappiamo da laboriose ricerche, che tutte queste malattie sono la conseguenza del fatto che il paziente è riuscito a rimuovere certe idee e certi ricordi molto carichi di affetto, insieme con i desideri che sorgono da quelli, in modo che non giocano alcun ruolo nel suo pensare - ossia non entrano nella coscienza - e quindi gli restano sconosciuti. Ma da questo materiale psichico rimosso (questi “complessi”) sono generati i sintomi somatici e psichici che tormentano il paziente proprio come quando si ha la coscienza sporca. Sotto questo aspetto soltanto, quindi, la differenza tra il criminale e l'isterico è fondamentale.

Il compito del terapista, comunque, è identico a quello del magistrato inquirente. Noi dobbiamo scoprire il materiale psichico nascosto; e per farlo abbiamo inventato un certo numero di congegni di investigazione.

Nella psicoanalisi il paziente aiuta con i suoi sforzi consci a combattere la propria resistenza, perché spera di guadagnare qualcosa dall'indagine, ossia la guarigione.

Avviene, talora, che un bambino accusato di aver commesso una mancanza, respinga decisamente l'addebito, ma nello stesso tempo pianga come un peccatore colto in fallo. Penserete forse che il bambino mente quando proclama la propria innocenza; ma ciò non è necessario. Può darsi infatti che egli non abbia commesso Il crimine particolare di cui lo si accusa, ma che ne abbia commesso uno di cui non si sa nulla, e di cui non lo si sta accusando. Egli quindi è assolutamente sincero quando nega di essere colpevole dell'un misfatto, mentre nello stesso tempo tradisce il senso di colpa che prova per l'altro. Sotto questo aspetto - come pure sotto molti altri - l'adulto nevrotico si comporta esattamente come il bambino.

Quando uno scrittore crea i caratteri secondo il suo sogno di fantasia, egli segue l'esperienza quotidiana per cui i pensieri ed i sentimenti della gente continuano nel sogno, e non ha altro scopo che quello di raffigurare gli stati d'animo dei suoi eroi attraverso i loro sogni. I poeti sono dei preziosi alleati e la loro testimonianza deve essere altamente stimata, poiché essi sono in grado di conoscere una gran quantità di cose tra il cielo e la terra, di cui la nostra scienza neppure sospetta. Nella loro conoscenza della mente sono molto più avanti di noi gente comune, poiché attingono da fonti che non sono ancora state aperte alla scienza.

C'è molto meno libertà ed arbitrarietà nella vita psichica di quanto siamo propensi a credere, forse non ce n'è affatto. Ciò che chiamiamo caso nel mondo esterno può, come è noto, risolversi in leggi; così anche ciò che chiamiamo arbitrarietà nella mente si basa su leggi che solo ora cominciamo oscuramente a sospettare.

La matematica gode della massima reputazione come distrazione dalla sessualità. Questo fu proprio il consiglio che Jean-Jacques Rousseau dovette sentire da una signora che non era soddisfatta di lui: “Lascia le donne e studia la matematica!”.

Tutto ciò che è rimosso è inconscio, ma non possiamo sostenere che tutto ciò che è inconscio sia rimosso.

La caratteristica di qualcosa che è rimosso consiste proprio nel fatto che nonostante la sua intensità non riesce ad entrare nella coscienza.

Nessuna forza psichica è importante se non possiede la caratteristica di destare sentimenti.

C'è un granello di verità che si nasconde in ogni delirio.

Ogni trattamento psicoanalitico è un tentativo di liberare l'amore rimosso che ha trovato un misero sfogo nel compromesso di un sintomo.

Il dottore è stato uno sconosciuto e deve cercare di tornare ad essere uno sconosciuto dopo la guarigione; egli si trova spesso in imbarazzo quando deve consigliare i pazienti che ha guarito sul modo di usare nella vita reale la riacquistata capacità di amare.

Il senso di colpa dei nevrotici ossessivi trova una corrispondenza nelle proteste delle persone devote che si sentono nel loro intimo miserabili peccatori, e le pie pratiche (preghiere, invocazioni, ecc.) che tali persone fanno precedere ad ogni azione quotidiana, e più ancora ogni impresa fuori dell'usato, e che sembrano possedere il valore di provvedimenti difensivi o protettivi.

La formazione di una religione sembra poggiare sulla repressione e sulla rinuncia a certi impulsi istintuali. Questi, però, non sono soltanto componenti della pulsione sessuale, come nelle nevrosi: si tratta di pulsioni egoistiche, socialmente dannose, che pure, di solito, non sono esenti da elementi sessuali. In fin dei conti, un senso di colpa conseguente a una continua tentazione, e un'aspettativa angosciosa sotto la forma di timore della punizione divina ci erano noti nel campo religioso ben prima che in quello delle nevrosi.

Se la curiosità del bambino troverà adeguata soddisfazione a ciascun livello di apprendimento, non diventerà mai eccessiva. Dunque, il fanciullo dovrebbe ricevere una istruzione sui fatti specifici della sessualità umana, con un cenno al suo significato sociale, al termine delle scuole elementari, prima di cominciare le medie, vale a dire prima del compimento del decimo anno di età. Il periodo più adatto per l'istruzione del fanciullo sugli obblighi morali connessi alla soddisfazione materiale dell'istinto, è il tempo della cresima, quando ormai egli ha raggiunto una piena comprensione di tutti i fatti fisici. Secondo il mio modo di vedere, l'unico metodo che tiene conto dello sviluppo del fanciullo, e quindi riesce a evitare eventuali pericoli, è rappresentato da un'istruzione sulla vita sessuale condotta secondo queste direttive, cioè che proceda gradualmente senza alcuna vera interruzione, e la cui iniziativa sia presa dalla scuola.

Il gioco è l'occupazione più intensa e prediletta del bambino. Non possiamo dire che ogni bambino giocando si comporta come un poeta, nel momento in cui si crea un mondo proprio, o piuttosto mentre riordina in un nuovo modo di suo gradimento le cose del suo mondo?

L'opposto del gioco non è ciò che è serio, ma ciò che è reale.

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