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Materiali per Operatori del Benessere Immateriale
IVAN ILLICH
Per una storia dei bisogni

© 1977, 1978 by Ivan lllich© 1981 Arnoldo Mondadori Editore S.p.A., Milano Titolo dell'opera originale Toward a History of NeedsPubblicato negli Stati Uniti da Pantheon Books divisione della Rundom House, Inc., New York / Traduzione di Ettore Capriolo / I edizione marzo 1981

Superare i paesi sviluppati

E’ il testo di una conferenza tenuta nell'estate del 1968 al convegno di Kuchiching della Canadian Foreign Policy Association. Non l'ho ritoccato neanche là dove oggi use rei un linguaggio diverso o porrei un diverso accento. Sta a ricordare da quali posizioni di partenza si è venuto evolvendo il mio pensiero.

E’ comune oggi la richiesta che i paesi ricchi convertano la loro macchina bellica in un programma per lo sviluppo del Terzo Mondo. Nella parte più povera della terra, che comprende i quattro quinti dell'umanità, si registra un incremento demografico incontrollato mentre il consumo pro capite segna un netto declino. Questo duplice feno meno, crescita della popolazione e calo del consumo, co stituisce una minaccia per i paesi industrializzati, i quali sono però ancora in tempo a reagire destinando alla pacificazione economica dei paesi poveri le somme che oggi stanziano per la difesa militare. Il che potrebbe nondi meno produrre una desolazione irreversibile, perché gli aratri dei ricchi possono fare tanto male quanto le loro spade. I camion degli Stati Uniti possono provocare danni più duraturi dei loro carri armati. E’ più facile creare una domanda di massa dei primi che dei secondi. Soltanto una minoranza ha bisogno di armi pesanti, mentre sono maggioranza coloro che possono trovarsi a dipendere da irrealistici livelli di offerta di certi tipi di macchine produttive quali gli autocarri moderni. Una volta che il Terzo Mondo sia divenuto un mercato di massa per i beni, i prodotti e i processi che i ricchi progettano in funzione di se stessi, lo scarto fra la domanda di queste produzioni occidentali e la loro effettiva offerta non potrà che accrescersi indefinitamente. L'auto di famiglia non può condurre i poveri nell'età del jet, come non è il sistema scolastico che possa fornire loro l'istruzione, né il frigorifero domestico che possa assicurare loro una sana alimentazione.

E' evidente che in America Latina soltanto un individuo su diecimila può permettersi di avere una Cadillac, di farsi un'operazione al cuore o di arrivare al dottorato. Questa angustia degli obiettivi di sviluppo non ci fa però dispe rare della sorte del Terzo Mondo, per una ragione che è semplice: non siamo ancora arrivati a credere che una Cadillac sia necessaria per un buon trasporto, che l'opera zione al cuore sia una cura sanitaria normale, o che il dottorato sia un requisito indispensabile di un'istruzione accettabile. Siamo anzi fermamente convinti che in Perù l'importazione delle Cadillac dovrebbe essere pesantemente tassata; che a Bogotà una clinica per il trapianto degli organi sarebbe uno scandaloso giocattolo che servirebbe solo a giustificare una maggiore concentrazione di medici nella città, e che il betatrone esorbita dalle attrezzature didat tiche dell'università di San Paolo.

Purtroppo non è invece evidente per tutti che la maggioranza dei latino-americani - non solo della nostra generazione ma anche della prossima e di quella successiva - non può permettersi nessuna specie di automobile, nessun genere di ospedalizzazione, e neanche un sistema di scuole elementari. Noi reprimiamo la nostra consapevolezza di questa palese realtà perché non sopportiamo di ammettere che la nostra immaginazione si trova stretta in un angolo.

La potenza delle istituzioni da noi create è così persua siva da plasmare non soltanto le nostre scelte ma persino il nostro senso del possibile. Abbiamo dimenticato come si possa parlare di un trasporto moderno che non si basi sull'automobile e sull'aeroplano. Il nostro modo di concepire una cura moderna della salute pone l'accento sulla capacità di prolungare la vita dei malati senza scampo. Non siamo più in grado di pensare a un'istruzione migliore se non in termini di scuole più complesse e di insegnanti addestrati con tirocini sempre più lunghi. Gli orizzonti della nostra inventività sono dominati da enormi istituzioni che producono servizi costosi.

Abbiamo incarnato nelle istituzioni la nostra visione del mondo, e ora ne siamo prigionieri. Fabbriche, mezzi d'in formazione, ospedali, governi, scuole approntano beni e servizi confezionati in modo da contenere la nostra visione del mondo. Noi - i ricchi - intendiamo per progresso l'espansione di questi enti. Intendiamo per accrescimento della mobilità il lusso e la sicurezza ammanniti dalla Ge neral Motors o dalla Boeing. Intendiamo per miglioramen to dello stato di salute generale una maggiore disponibilità di medici e di ospedali, che somministrano insieme salute e sofferenza protratta. Siamo arrivati a identificare il nostro bisogno d'imparare di più con la richiesta di una re legazione sempre più lunga nelle aule scolastiche. In altre parole, abbiamo messo in un unico pacco l'istruzione, il servizio di custodia, l'acquisto d'un titolo valido per l'impiego, il diritto elettorale, e abbiamo avvolto tutte queste cose con l'educazione alle virtù cristiane, liberali oppure comuniste.

In meno di un secolo la società industriale ha modellato soluzioni brevettate per i bisogni umani fondamentali e ci ha portato a credere che il Creatore abbia dato ai bi sogni dell'uomo la forma di domande dei prodotti da noi inventati. Questo vale per la Russia come per il Giappone la comunità atlantica. Il consumatore viene abituato all'obsolescenza, cioè a restar fedele ai medesimi produttori che continueranno a dargli sostanzialmente gli stessi pacchi di merci con qualche differenza di qualità o in nuovi involucri.

Le società industrializzate possono ben fornire siffatte confezioni alla maggioranza dei propri membri, ma ciò non dimostra che siano società sane o economicamente equilibrate o che promuovano la vita. E' vero il contrario. Quanto più il cittadino è ammaestrato a consumare beni e servizi confezionati, tanto meno sembra capace di pla smare il proprio ambiente. Esaurisce le sue energie e le sue disponibilità finanziarie nel procurarsi modelli sempre più aggiornati delle medesime merci, e l'ambiente diventa un derivato delle sue abitudini consumistiche.

La composizione dei “pacchi” di cui sto parlando è la causa principale degli alti costi che comporta l'appagamento dei bisogni fondamentali. Finché ognuno avrà “bisogno” d'una propria auto, le nostre città dovranno sopportare ingorghi di traffico sempre più lunghi e adottare rimedi assurdamente costosi per alleviarli. Finché salute vorrà dire massimo prolungamento della sopravvivenza, i nostri malati riceveranno interventi chirurgici sempre più straordinari più le droghe necessarie per lenire le soffe renze che ne conseguono. Finché vorremo usare le scuole per togliere i bambini dai piedi dei loro genitori o per tenerli lontani dalla strada e fuori dalla forza lavoro, la nostra gioventù sarà trattenuta in uno stato di scolarizza zione interminabile e avrà bisogno di crescenti incentivi per sopportare la prova.

Ora i paesi ricchi impongono a quelli poveri una camicia di forza di ingorghi stradali, di degenze ospedaliere e di aule scolastiche che, per convenzione internazionale, chiamano “sviluppo”. La parte del mondo ricca, scolarizzata e vecchia cerca di mettere in comune i suoi discutibili privilegi appioppando al Terzo Mondo le proprie soluzioni precostituite. Si creano ingorghi del traffico a San Paolo mentre un milione di brasiliani del Nord-Est fuggono la siccità facendo ottocento chilometri a piedi. Presso là Clinica di chirurgia speciale di New York i medici latino-americani fanno una pratica che poi applicheranno a pochissime persone, mentre la dissenteria amebica rimane en demica nei tuguri dove vive il novanta per cento della popolazione. Una minuscola minoranza riceve nell'Ame rica del Nord un'istruzione scientifica avanzata, non di rado a spese dei rispettivi governi. Quelli che poi eventualmente tornano in Bolivia, diventano scadenti professori di materie pretenziose a La Paz o a Cochabamba. I ricchi esportano solo versioni sorpassate dei loro modelli standard.

Un buon esempio di ben intenzionato impegno in fa vore del sottosviluppo è l'Alleanza per il Progresso. Con trariamente alle sue parole d'ordine, ha avuto successo... come alleanza per il progresso delle classi consumatrici e per l'addomesticamento delle masse latino-americane. Ha segnato un grande passo avanti nel processo che ha mo dernizzato i modelli di consumo della borghesia suda mericana integrandola nella cultura egemonica della metropoli settentrionale. Al tempo stesso ha modernizzato le aspirazioni della maggioranza dei cittadini e concentrato la loro domanda su prodotti non disponibili.

Ogni automobile che il Brasile mette su strada nega a cinquanta persone la possibilità di un buon trasporto in autobus. Ogni frigo messo sul mercato riduce le possibilità di dotare di un impianto di refrigerazione la comunità. Ogni dollaro speso in America Latina per medici e ospedali costa - per dirla con Jorge de Ahumada, il brillante economista cileno - cento vite umane: tante infatti se ne sarebbero potute salvare se fosse stato speso per un buon impianto di potabilizzazione dell'acqua. Ogni dollaro destinato alle scuole significa ulteriori privilegi per i pochi a scapito dei più; al massimo, accresce il numero di coloro che, prima di smettere di frequentare, hanno imparato che chi resiste più a lungo si guadagna il diritto a un potere, un reddito e un prestigio maggiori. Questo tipo di scuola non fa che insegnare allo scolarizzato la superiorità di chi è scolarizzato ancora di più.

Tutti i paesi dell'America Latina sono freneticamente intenti a sviluppare i propri sistemi scolastici. Non c'è paese che oggi destini all'istruzione - cioè alla scolarizzazione - meno dell'equivalente del 18 per cento del gettito tributario, e parecchi paesi arrivano a spendere quasi il doppio, Ma nonostante questi enormi investimenti, nes sun paese è sinora riuscito ad assicurare cinque anni com pleti di istruzione a più d'un terzo della popolazione; il divario tra la domanda e l'offerta di scolarizzazione cresce in proporzione geometrica. E ciò che vale per le scuole, vale anche per i prodotti di quasi tutte le istituzioni coin volte in questo processo di modernizzazione del Terzo Mondo.

I continui perfezionamenti tecnologici che vengono ap portati a certi prodotti già affermati sul mercato si traducono spesso in un vantaggio per il produttore assai più che per il consumatore. La complessità crescente dei procedimenti produttivi fa sì che solo i grandi produttori siano in grado di sostituire in continuazione i modelli superati, mentre la domanda del consumatore tende a con centrarsi sui miglioramenti marginali del prodotto senza alcun riguardo per gli effetti collaterali concomitanti, cioè prezzi più alti, minore durata, utilità più limitata, maggiore onerosità delle riparazioni. Si pensi alla molteplicità d'uso di un apriscatole normale in confronto all'aprisca tole elettrico che, quando funziona, apre soltanto certi tipi di scatole, e costa cento volte di più.

Lo stesso discorso vale per una macchina agricola come per i titoli di studio. L'agricoltore del Texas può anche convincersi d'aver bisogno di un veicolo a quattro ruote indipendenti che possa fare i centodieci all'ora in autostrada, sia munito di un tergicristallo elettrico e possa essere sostituito con un nuovo modello nel giro di un anno o due. Ma la maggior parte degli agricoltori del mondo non sa che farsene di simili velocità, non ha mai aspirato a comodità del genere e non ha l'assillo dell'obsolescenza; ha invece bisogno di un mezzo di trasporto a basso prezzo, in un mondo dove il tempo non si misura in denaro, dove basta un tergicristallo manuale e dove un attrezzo pesante dovrebbe durare oltre una generazione. Questo asino mec canico richiede una progettazione e una struttura comple tamente diverse rispetto a quello che viene prodotto per il mercato statunitense. Ma un veicolo del genere non è in produzione.

In quasi tutto il Sud America c'è bisogno di personale paramedico che possa agire per periodi indefiniti senza la supervisione di un dottore in medicina. Ma invece di mettere in piedi un sistema atto a preparare ostetriche e guaritori ambulanti in grado di usare un arsenale medico limitatissimo lavorando autonomamente, le università la tino-americane aprono ogni anno una nuova scuola di specializzazione infermieristica da cui escono professionisti idonei a funzionare soltanto in un ospedale e farmacisti che sanno solo come incrementare lo smercio di medicinali sempre più pericolosi.

Il mondo sta arrivando a un vicolo cieco in cui con vergono due processi diversi: un numero sempre maggiore di uomini ha sempre minori possibilità di fare scelte fon damentali. L'aumento della popolazione, largamente recla mizzato, suscita il panico; la diminuzione delle possibilità di scelta provoca angoscia ma viene costantemente trascu rata. Mentre l'esplosione demografica opprime l'immagi nazione, il progressivo atrofizzarsi della fantasia sociale viene razionalizzato considerandolo effetto d'una maggiore possibilità di scelta tra marche differenti. I due processi convergono verso un punto morto: l'esplosione demografi ca fornisce un maggior numero di consumatori per tutto quanto, dai cibi ai contraccettivi, mentre la nostra imma ginazione rattrappita non riesce a concepire altri modi di soddisfare le loro richieste che non siano le confezioni attualmente in vendita nelle società modello.

Mi soffermerò prima sull'uno e poi sull'altro di questi due fattori che, a mio avviso, sono le due coordinate che ci permettono di definire il sottosviluppo.

In quasi tutti i paesi del Terzo Mondo come cresce la popolazione così cresce la borghesia. I redditi, i consumi e il benessere della classe media sono in ascesa mentre si allarga il divario tra questo ceto e la massa della popolazione. Anche dove il consumo pro capite è in aumento, la maggioranza della gente ha meno cibo oggi che nel 1945, meno cure effettive in caso di malattia, meno lavoro significante e meno protezione. Ciò deriva in parte dalla polarizzazione dei consumi e in parte dal collasso della cultura e della famiglia tradizionali. Nel 1969 c'è più gente affamata, sofferente e abbandonata di quanta non ce ne fosse alla fine della seconda guerra mondiale, non solo in cifra assoluta ma anche in percentuale della popolazione terrestre.

Queste conseguenze concrete del sottosviluppo sono dif fuse; ma il sottosviluppo è anche uno stato d'animo, e capire che è uno stato d'animo, una forma di coscienza, è il problema cruciale. Abbiamo sottosviluppo come stato d'animo quando i bisogni di massa si convertono in ri chiesta di nuove marche di soluzioni confezionate, peren nemente inaccessibili alla maggioranza. Il sottosviluppo inteso in questo senso si sta rapidamente estendendo anche nei paesi dove pure è in aumento la disponibilità di aule scolastiche, calorie, automobili e cliniche. I gruppi diri genti di questi paesi allestiscono servizi che sono stati concepiti per una cultura opulenta: una volta monopolizzata in questa maniera la domanda, essi non potranno mai soddisfare i bisogni della maggioranza.

Il sottosviluppo come forma di coscienza è un risultato estremo di quella che possiamo chiamare, nel linguaggio sia marxiano sia freudiano, Verdinglichung, o reificazione. Intendo per reificazione il coagularsi della percezione dei bisogni reali nella domanda di prodotti fabbricati in serie. Intendo la traduzione della sete in bisogno di una Coca Cola. Si arriva a questo tipo di reificazione con la mani polazione dei bisogni umani primari da parte delle gigan tesche organizzazioni burocratiche che sono riuscite a dominare l'immaginazione dei potenziali consumatori.

Mi si consenta di ritornare sull'esempio preso dal campo dell'istruzione. L'intenso sviluppo della scolarizzazione porta a una identificazione tra frequenza scolastica e istruzione, talmente stretta che nel linguaggio quotidiano i due termini diventano interscambiabili. Una volta che l'immaginazione di tutto un popolo sia stata “scolarizzata”, vale a dire ammaestrata a credere che l'istruzione sia mo nopolio della scuola, allora si può anche tassare l'analfabeta per permettere ai figli dei ricchi di frequentare gra tuitamente la scuola media superiore e l'università.

Il sottosviluppo è frutto dei crescenti livelli in aspira zione che si raggiungono con il marketing intensivo dei prodotti “brevettati”. In questo senso il sottosviluppo dinamico ora in atto è esattamente l'opposto di ciò che per me è l'educazione: ossia la capacità di percepire nuovi livelli del potenziale umano, e l'uso delle proprie facoltà creative a vantaggio della vita. Il sottosviluppo, ad ogni modo, implica la resa della coscienza sociale a soluzioni preconfezionate.

Spesso il processo attraverso cui la promozione dei pro dotti “stranieri” accentua il sottosviluppo viene inteso nei modi più superficiali. La stessa persona che s'indigna vedendo uno stabilimento della Coca-Cola in una bidon ville dell'America Latina, spesso è orgogliosa della nuova scuola normale che sta sorgendo lì accanto. Non sopporta quel segno tangibile di una “licenza” esclusiva straniera attribuita a una bibita, al posto della quale preferirebbe vedere qualche “Cola-Mex”; ma non ha dubbi sulla necessità di imporre - a qualunque costo - la scolarizza zione ai propri connazionali, senza rendersi conto dell'in visibile licenza in forza della quale questo istituto è pro fondamente incastrato nel mercato mondiale.

Alcuni anni fa ho visto degli operai che alzavano un cartello di venti metri della Coca-Cola in una pianura deserta del Mexquital; una grave siccità accompagnata da carestia aveva da poco devastato l'altopiano messicano; colui che mi dava alloggio, un indiano povero di Ixmi quilpan, stava terminando di offrire ai suoi ospiti un bicchierino da tequila della costosa acqua zuccherata nera. Rivedendo la scena mi viene ancora rabbia; ma mi sento ribollire il sangue molto di più quando ricordo le riunioni dell'Unesco nelle quali burocrati ben intenzionati e ben pagati discutevano seriamente sui programmi scolastici dell'America Latina, o quando penso ai discorsi di certi fervidi progressisti impegnati a dimostrare la necessità di un mag gior numero di scuole.

La frode perpetrata dai piazzisti delle scuole è meno evidente ma assai più sostanziale dell'affare concluso dal compiaciuto rappresentante della Coca-Cola o della Ford, perché l'uomo di scuola avvezza la gente a una droga molto più impegnativa. Frequentare la scuola elementare non è un lusso innocuo, ma assomiglia piuttosto all'abi tudine dell'indio delle Ande di masticare coca, che aggioga il lavoratore al padrone.

Quanto più elevata è la dose di scolarizzazione che un individuo ha ricevuto, tanto più lo staccarsene ha su di lui un effetto depressivo. Chi abbandona la scuola al set timo anno sente la propria inferiorità molto più acutamente di colui che l'abbandona al terzo. Le scuole del Terzo Mondo somministrano il loro oppio con assai maggiore efficacia delle chiese di altre epoche. Man mano che la mentalità di una società si scolarizza, gli individui non riescono più a credere nella possibilità di vivere senza essere inferiori ad altri. Man mano che la maggioranza si sposta dalla campagna alla città, all'inferiorità ereditaria del peon subentra l'inferiorità di chi ha abbandonato pre maturamente la scuola ed è considerato personalmente responsabile del proprio fallimento. Le scuole razionaliz zano l'origine divina della stratificazione sociale assai più rigorosamente di quanto abbiano mai fatto le chiese.

Sino a oggi nessun paese dell'America Latina ha dichia rato trasgressori della legge i giovani che consumano meno d'una certa quantità di Coca-Cola o di automobili, mentre tutti i paesi dell'America Latina hanno approvato leggi le quali stabiliscono che chi smette anzitempo di andare a scuola è un cittadino che non adempie ai propri obblighi giuridici. Recentemente il governo brasiliano ha quasi raddoppiato il numero degli anni durante i quali la fre quenza scolastica è obbligatoria e gratuita per legge. D'ora in avanti ogni ragazzo brasiliano che abbandona la scuola a meno di sedici anni si sentirà rimproverare per tutta la vita di non aver approfittato d'un privilegio imposto dalla legge. Questo provvedimento è stato preso in un paese dove neanche i più ottimisti riuscivano a prevedere quando sarebbe stato possibile assicurare un simile livello di sco larizzazione anche soltanto al 25 per cento dei giovani. L'adozione dei modelli di scolarizzazione internazionali condanna per sempre la stragrande maggioranza dei lati no-americani alla marginalità o all'esclusione dalla vita so ciale: in una parola, al sottosviluppo.

La traduzione degli obiettivi sociali in livelli di consu mo non è un fenomeno limitato a qualche paese soltanto, bensì attraversa tutte le frontiere culturali, ideologiche e geografiche. Non c'è nazione che oggi non miri a im piantare proprie fabbriche d'auto, proprie scuole normali e proprie facoltà di medicina - che per lo più, quando va bene, sono mediocri imitazioni di modelli stranieri, so prattutto americani.

Il Terzo Mondo ha bisogno di rivoluzionare profonda mente le proprie istituzioni. Le rivoluzioni avvenute nel corso dell'ultima generazione sono state soprattutto poli tiche. Un nuovo gruppo di uomini con un nuovo arsenale di giustificazioni ideologiche ha preso il potere per ammi nistrare sostanzialmente le stesse istituzioni scolastiche, sa nitarie, commerciali, nell'interesse di una nuova massa di clienti. Poiché le istituzioni non hanno subito alcun muta mento radicale, la nuova massa di clienti ha pressappoco le stesse dimensioni di quella precedentemente servita. Lo si vede chiaramente nel caso dell'istruzione. I costi della scolarizzazione per allievo sono oggi confrontabili dapper tutto, poiché i criteri usati per valutare la qualità delle scuole tendono a essere internazionalmente i medesimi. L'accesso all'istruzione sostenuta dal denaro pubblico, iden tificato con l'accesso alla scuola, dipende ovunque dal reddito pro capite. (Paesi come la Cina e il Vietnam del Nord potrebbero costituire eccezioni significative.)

In tutto il Terzo Mondo le istituzioni moderne sono clamorosamente inefficaci rispetto ai fini egualitari per i quali vengono copiate e riprodotte. Ma fin quando l'im maginazione sociale della maggioranza non verrà distrutta dal fatto di fissarsi su queste istituzioni, c’è più speranza di impostare una rivoluzione istituzionale nel Terzo Mon do che nei paesi ricchi. Di qui l'urgenza di elaborare fun zionanti alternative alle soluzioni “moderne”.

Il sottosviluppo sta per diventare cronico in molti paesi. La rivoluzione di cui parlo deve quindi iniziare prima che ciò accada. Ancora una volta è l'istruzione a offrirci un esempio adatto: si ha sottosviluppo cronico dell'istruzione quando la domanda di scolarizzazione diventa così diffusa da tradursi, in sede politica, in una richiesta unanime di concentrare tutte le risorse educative sul sistema scolastico. A questo punto non è più possibile scindere l'istruzione dalla scolarizzazione.

La sola alternativa praticabile a un crescente aggravamento del sottosviluppo sta in una risposta ai bisogni fondamentali che sia pianificata come obiettivo a lungo termine in funzione di aree che avranno sempre una strut tura di capitale differente. E’ più facile parlare di alter native alle istituzioni, ai servizi e ai prodotti esistenti che definirle con precisione. Non mi propongo né di descri vere un'utopia né di elaborare scenari di un futuro di verso. Dobbiamo accontentarci di portare esempi che sug geriscano alcuni degli indirizzi che la ricerca dovrebbe prendere.

Qualche esempio lo abbiamo già dato. Gli autobus sono una alternativa alla moltitudine delle automobili private. I veicoli progettati per trasporto lento su terreni acciden tati sono un'alternativa ai camion di serie. La potabiliz zazione dell'acqua è un'alternativa ai costosi interventi chirurgici. I lavoratori sanitari sono un'alternativa ai me dici e alle infermiere. Un impianto per la conservazione dei generi alimentari della comunità è un'alternativa ai dispendiosi elettrodomestici da cucina. E si potrebbero citare decine di altri esempi. Perché, mettiamo, non con siderare il camminare un'alternativa a lungo termine alla locomozione motorizzata e non studiare le esigenze che l'urbanista sarebbe chiamato a soddisfare? E perché non si potrebbe standardizzare la costruzione delle case, pre fabbricarne gli elementi e obbligare ogni cittadino a im parare in un anno di servizio pubblico come costruirsi un'abitazione conforme ai requisiti igienici? Nel campo dell'istruzione è più difficile suggerire alter native, anche perché negli ultimi tempi le scuole si sono praticamente accaparrate tutte le risorse disponibili in fatto di impegno ideale, immaginazione e denaro. Ma an che qui si può indicare in quale direzione dovrebbe muo versi la ricerca.

Attualmente si concepisce la scolarizzazione come una graduata e programmata presenza in aula di bambini, per un migliaio di ore annue e per una serie ininterrotta di anni. I paesi dell'America Latina, in media, possono for nire a ogni cittadino da otto a trenta mesi di siffatto ser vizio. Perché invece non rendere obbligatori un mese o due all'anno per tutti i cittadini al di sotto dei trent'anni? Oggi i soldi si spendono in gran parte per i bambini, ma a un adulto si può insegnare a leggere in un decimo del tempo e a un costo dieci volte inferiore. Nel caso dell'adulto, inoltre, l'investimento rende un profitto immediato, sia che il risultato più importante della sua alfabetizzazione venga visto in una nuova capacità di discer nimento, una maggior coscienza politica e un atteggiamento più responsabile riguardo alla crescita e al futuro della propria famiglia, sia che si miri a ottenere una maggiore produttività. Il profitto anzi è doppio, perché l'adulto può contribuire non solo all'istruzione dei propri figli, ma an che a quella di altri adulti. Eppure, nonostante questi vantaggi, i programmi per la lotta contro l'analfabetismo ottengono poco o punto sostegno in America Latina, poi ché le scuole hanno diritto di prelazione su tutte le risorse pubbliche. Non solo, ma questi programmi sono stati spietatamente soppressi nei paesi in cui l'appoggio dei mi litari ha permesso all'oligarchia feudale o industriale di fare a meno della precedente maschera di benevolenza.

Un'altra possibilità è più difficile da definire perché non esiste ancora alcun esempio che si possa addurre al ri guardo. Non possiamo perciò che immaginare quest'altra alternativa, consistente nel distribuire l'uso delle risorse pubbliche destinate all'istruzione in modo da dare un mi nimo di possibilità a ogni cittadino. L'istruzione diventerà una preoccupazione politica della maggioranza degli elet tori solo quando ognuno di essi avrà una precisa consa pevolezza delle risorse didattiche che gli sono dovute, nonché qualche idea su come rivendicarle. Si potrebbe immaginare una sorta di “Dichiarazione universale dei diritti sulle assegnazioni dello Stato”, che divida le risorse pubbliche destinate all'istruzione per il numero dei bam bini in età scolare e garantisca che chi a sette, otto o nove anni non abbia approfittato di questo credito, all'età di dieci anni trovi sempre a propria disposizione gli assegni accumulati.

Cosa assicurerebbe l'esiguo credito d'istruzione che una repubblica dell'America Latina sarebbe in grado di offrire ai propri ragazzi? Quasi tutta quell'attrezzatura base di libri, immagini, cubi, giochi e giocattoli, totalmente as sente dalle case degli autentici poveri, che permette al bambino borghese di apprendere l'alfabeto, i colori, le forme e altre categorie di cose e di esperienze che condi zionano il suo sviluppo educativo. La scelta tra questi og getti e la scuola è ovvia; ma purtroppo il povero, il solo per il quale essa realmente si ponga, non è mai messo in condizione di esercitarla.

Definire delle alternative ai prodotti e alle istituzioni che ora occupano il campo è difficile, non solo, come ho cercato di dimostrare, perché tali prodotti e istituzioni improntano il nostro modo di vedere la realtà stessa, ma anche perché la progettazione di possibilità nuove esige una concentrazione di volontà e di intelligenza superiore a quella che si ha di solito per caso. Questa concentra zione di volontà e d'intelligenza intesa a risolvere parti colari problemi, quale che sia la loro natura, ci siamo abituati nel corso dell'ultimo secolo a chiamarla ricerca.

Devo però precisare quale è il tipo di ricerca di cui sto parlando. Non mi riferisco alla ricerca pura nei campi della fisica, dell'ingegneria, della genetica, della medicina o dell'apprendimento. L'opera di uomini come F.H.C. Crick, Jean Piaget, Murray Gell-Mann si ripercuoterà su altri campi della scienza ampliando i nostri orizzonti. Il bisogno che questi uomini hanno di laboratori, biblioteche e collaboratori specializzati fa sì che essi si radunino nelle poche capitali mondiali della ricerca. La loro ricerca può fornire una base per lavorare in modo nuovo su qualun que prodotto o quasi.

Non sto neanche parlando dei miliardi di dollari che s'investono ogni anno nella ricerca applicata, perché que sto denaro viene in gran parte destinato dalle istituzioni esistenti al perfezionamento e alla promozione dei rispet tivi prodotti. Ricerca applicata significa denaro speso per rendere gli aerei più veloci e gli aeroporti più sicuri; per ché i medicinali diventino più specifici e potenti e i medici più capaci di controllarne i micidiali effetti secondari; per ammannire più grossi “pacchi” di sapere nelle aule sco lastiche; per amministrare con metodi nuovi le grandi burocrazie. E il tipo di ricerca che in qualche modo dob biamo riuscire a controbattere se vogliamo avere la possibilità di trovare alternative di fondo all'automobile, all'ospedale, alla scuola e alle tante altre cosiddette “attrez zature evidentemente necessarie alla vita moderna”.

Ho in mente un tipo di ricerca differente, e particolar mente difficile, che sinora è stato generalmente trascu rato, per ragioni ovvie. Chiedo una ricerca sulle alterna tive ai prodotti che oggi dominano il mercato: agli ospe dali e alle professioni dedite non a guarire ma a tenere in vita il malato; alle scuole e a quel processo di confezionamento che rifiuta l'istruzione a chi non ha l'età giusta, a chi non ha seguito il ciclo prescritto, a chi non ha trascorso in aula un numero sufficiente di ore consecutive, a chi non intende pagare il proprio sapere con la sottomissione a sorveglianza, esami e diplomi o con l'addottri namento nei valori dell'élite dominante.

Questa controricerca sulle alternative sostanziali alle attuali soluzioni preconfezionate è assolutamente necessa ria se si vuole che i paesi poveri abbiano un futuro degno d'essere vissuto. Essa si distingue da quasi tutto il lavoro che si è fatto in nome dell'“anno 2000”, perché in gran parte tale lavoro si propone di ottenere radicali muta menti nelle strutture sociali mediante semplici aggiusta menti organizzativi di una tecnologia già avanzata. La controricerca di cui io parlo deve invece avere tra i suoi presupposti la persistente carenza di capitali del Terzo Mondo.

Le difficoltà di una simile ricerca sono evidenti. Il ri cercatore deve per prima cosa dubitare di ciò che appare a tutti ovvio. Deve in secondo luogo convincere i detentori del potere decisionale ad agire contro i propri interessi a breve, o forzarli a farlo. Deve infine sopravvivere come individuo in un mondo ch'egli cerca di cambiare radical mente, tanto che i suoi simili appartenenti alla minoranza privilegiata 16 considerano un distruttore delle basi stesse sulle quali tutti poggiamo. Egli sa che se avrà successo nella sua ricerca a beneficio dei poveri, potrà persino ac cadere che le società tecnicamente avanzate invidino quelle “povere” che sposeranno la sua visione.

Coloro che elaborano piani di sviluppo, vivano essi nel Nord o nel Sud America, in Russia o in Israele, seguono tutti una stessa regola: definiscono lo sviluppo e ne fissano gli obiettivi secondo modalità a loro familiari, che sono abituati a usare per soddisfare i propri bisogni, e che permettono loro di agire attraverso le istituzioni su cui hanno potere o controllo. Questa formula è fallita, non può che fallire. Non esiste al mondo abbastanza denaro perché una politica di sviluppo condotta su questa falsa riga possa essere Coronata da successo, neanche se si met tessero assieme i bilanci per gli armamenti e per le ricer che spaziali delle superpotenze.

Una regola analoga seguono coloro che cercano di fare rivoluzioni politiche, specie nel Terzo Mondo. Solitamente costoro promettono di rendere accessibili a tutti i citta dini i privilegi consueti degli attuali gruppi dominanti, come le scuole e l'assistenza ospedaliera; e basano questa vana promessa sulla convinzione che un cambiamento del regime politico permetterà di espandere a sufficienza le istituzioni che producono tali privilegi. Le promesse e le parole d'ordine dei rivoluzionari sono perciò altrettanto minacciate dalla controricerca che io auspico quanto il mercato dei produttori ora dominanti.

In Vietnam un popolo in bicicletta e armato di canne di bambù appuntite ha bloccato il più progredito apparato di ricerca e di produzione che sia mai stato concepito. Noi dobbiamo cercare la via della sopravvivenza in un Terzo Mondo nel quale l'ingegnosità umana possa battere in modo pacifico la potenza meccanizzata. L'unica maniera per invertire la disastrosa tendenza a un crescente sotto sviluppo, per difficile che sia, è di imparare a ridere delle soluzioni comunemente accettate così da modificare le domande che le rendono necessarie. Soltanto gli uomini liberi possono cambiare idea e avere sorprese; e se non esistono uomini completamente liberi, alcuni sono certo più libertà di altri.