PARABOLA 4
Un uomo stava martellando un chiodo, quando, per errore, si colpì
il pollice. Il dolore fu così tormentoso da farlo urlare e
saltellare di qua e di là. La gente, intorno, piena d'ammirazione,
diceva: « Guarda come canta e come balla bene. »
PER IL FATTO CHE ESSA È QUI
ovvero
L'ARRAMPICAMENTO SOCIALE COMINCIA A CASA
A colui che ama più il proprio
corpo della signoria
sull'impero può essere affidata la custodia dell'impero.
Lao Tzu
Coro: Perché la regina se ne è andata, Edipo, con feroce
ambascia allontanandosi da noi?...
Edipo: Forse si vergogna della mia bassa origine...
Sofocle
È consuetudine gettare il biasimo dei malanni sociali dell'America
sul sistema familiare-nucleare-isolato, malgrado faccia esattamente
quanto ci si aspetta da lui: socializzare i figli a vivere in una società
individualista. Cambiarlo significherebbe cambiare tutto, ma, ciò
nonostante, esso cambia. Molti di noi non vivranno abbastanza per vedere
il compimento di questa trasformazione, però, se è lecito
dire che certe cose hanno un inizio, ebbene, l'hanno avuto. In questo
momento, mi riferisco al cambiamento reale e non, puramente, ai cambiamenti
di moda intellettuale, come quelli annualmente annunciati dagli accademici
e dai nuovi commentatori. Il cambiamento sociale concreto è come
quello geologico, mentre il cambiamento sociale definito dai media
cioè, del tipo che ti dà la sensazione, nel 1974, che
il 1968 appartenesse ad un'era differente - è come polvere libera,
giornalmente sollevata dalle raffiche di vento del meriggio, che si
deposita in un posto di poco differente. Nell'ultimo capitolo ho cercato
di scoprire alcune delle scaturigini più recenti della psicologia
occidentale, quali la cultura del profeta e l'illusione dell'anatroccolo.
La cinghia di trasmissione di tali fenomeni, così come la maggioranza
dei processi sociali, è la famiglia. Essa, infatti, pur non trasmettendo
in alcun modo di generazione in generazione tutta la nosta cultura,
ne trasmette però quanto vi è di più elementare:
il modo in cui vengono gestiti i sentimenti e i rapporti stretti. La
televisione, la scuola e altre istituzioni possono, si, trattare questi
argomenti ed insegnare al bambino come concettualizzarli, ma ciò
è tanto importante quanto lo sono vocaboli quali «equilibrio»,
«ruota», «manubrio» e «ruzzolone»
per chi tenta di imparare ad andare in bicicletta. I genitori non insegnano
la cultura, sono la cultura. Indipendentemente da ciò che fanno
o da quanti manuali sull'allevamento dei figli essi leggano essi trasmetteranno,
loro malgrado, il modo culturalmente accettato di deformazione dei sentimenti
e di distorsione dei rapporti. Questo non significa che i genitori non
abbiano risorse: soltanto che non possono contraffare ciò che
sono e questa è l'unica cosa alla quale il figlio presti particolare
attenzione. L'insistenza dei genitori perchè il figlio non presti
attenzione a ciò è quanto rende schizofrenici i bambini
La famiglia nucleare è un sistema sociale dotato di due caste
- maschio e femmina - e di due classi - adulto e bambino. Nel sistema
di classe esiste un accesso di mobilità sociale, chiamato crescita.
Nelle famiglie americane, il vocabolo utilizzato dalla classe inferiore
per la classe elevata è, in effetti, «cresciuto»,
quantunque la classe inferiore stessa si avvalga anche dell'etichetta
«adulto». La classe adulta gode di certi privilegi e poteri.
Come in ogni sistema di classe - dacchè la famiglia è
il modello di tutti i sistemi di classe - il contratto base comporta
la responsabilità e l'obbligo della protezione in cambio di potere,
di premi narcisistici e di una quota sproporzionata delle magre risorse.
Ma, come ho osservato in precedenza, tutti questi contratti sono, in
parte, un ricatto protezionistico. Se fai ciò che ti dico, ti
proteggerò dal mio furore. Esso si presenta sempre come una terribile
contrattazione pur essendo spesso accettato con piacere dall'oppresso,
tanto ripugna l'onere della responsabilità'. Se non fosse per
l'estrema intensità dei bisogni umani di dipendenza, l'oppressione
politica sarebbe evento raro. La caratteristica di questo protitipico
sistema di classe è che la mobilità sociale risulti così
completa. Quasi ogni bambino, purchè viva sufficientemente a
lungo, diventa un adulto. Inoltre questa mobilità non è
soltanto attesa, ma accuratamente predisposta: ogni bambino viene indottrinato
con cura al comportamento adeguato per la sua iniziazione definitiva
alla classe più elevata. Ciò non significa che altri sistemi
di classe abbiano essenzialmente deviato da questo schema. La classe
adulta perde costantemente membri, ed una qualsiasi classe sociale posta
di fronte allo stesso problema di diminuzione si comporta esattamente
nella stessa maniera : cioè, inietta nuovo sangue energetico
(anche se grezzo) tratto dalle classi inferiori. La classe dominante
che non agisce in questo modo è votata alla distruzione. Il comportamento
di classe lo si apprende nella famiglia nucleare. Con ciò non
soltanto il comportamento specifico adatto alla propria classe sociale,
ma anche il concetto sottinteso di divisione sociale, l'intero minuetto
del comportamento interclasse, il contratto fondamentale fra classi
e quello che ci si sente disposti di vivere. Questo apprendimento non
è di tipo intellettuale, ma emotivo e sperimentale. È
come imparare a giocare a baseball dietro semplice richiesta di giocare
a turno in una data posizione. Nel momento in cui il bambino va a scuola,
conosce già tutto sul funzionamento dei sistemi di classe e,
pur potendo essere tuttora ingenuo circa il particolare sistema sociale
della propria società e sul come egli vi sia inserito, la struttura
essenziale di questi sistemi è già stata profondamente
formata dalle esperienze familiari. Si impara, ad esempio, che ci si
attende che gli appartenenti alla classe inferiore portino deferenza
a coloro che stanno al di sopra, e che, quando i grandi li comandano,
non ci si aspetta che vengano insultati o umiliati. Anche l'uso di vocaboli
deferenziali (i nomi comuni in contrapposizione al Signore e Signora)
fra i membri di classi differenti deriva dalla famiglia, in cui i bambini
vengono generalmente chiamati per nome e i genitori per titoli (quali
«Mami» e «Papà») che richiamano l'attenzione
sulle loro funzioni parentali. Il controllo e la distribuzione delle
risorse sono ampiamente riservati alle classi più elevate, dalle
quali ci si attende che proteggano e garantiscano un minimo di approvvigionamento
per il bambino della classe servile. Le distinzioni di classe nell'ambito
della famiglia tendono gradualmente a declinare nel tempo, per cui ogni
bambino, alla fine, si diploma nella classe più alta (cioè,
diventa adulto). Pur essendoci una notevole variazione nel ritmo di
questi cambiamenti («Tu sei sempre il miobambino» contrapposto
a «Sei abbastanza grande da reggerti per conto tuo, ora »),
la regola regge. In questa società miniaturizzata a due classi,
il comportamento adeguato di mobilità sociale viene virtualmente
imparato da tutti i membri della classe inferiore. Ogni bambino sa come
diventare un arrampicatore sociale, quantunque raramente sia capace
di utilizzare questa conoscenza nell'assai meno recettivo mondo esterno.
Ci si aspetta che ogni fanciullo diventi adulto, ma non ci si attende
che i servi diventino nobili e i lavoratori, managers. Nel mondo adulto
c'è un posto per ogni bambino, ma alla maggioranza dei membri
degli ordini sociali inferiori è già riservato il solo
posto cui possono adire e ci si aspetta che essi «sappiano qual
è la loro posizione». Non esiste vuoto che possano colmare.
Di solito, quindi, ogni individuo è socialmente mobile nell'ambito
della famiglia, ma non all'esterno. Eppure, esistono individui che,
all'esterno della famiglia, utilizzano assai aggressivamente la loro
conoscenza della mobilità, senza alcun particolare incoraggiamento
societario né richiesta di nuovo sangue. Che cosa motiva queste
persone che non « sanno quale sia la loro posizione »? Gli
schemi familiari variano molto da società a società per
cui in alcune, sono consentite al bambino parecchie prerogative generalmente
riservate al genitore. Però, c'è una prerogativa degli
adulti saldamente conservata con particolare intensità in quasi
tutte le società: il monopolio del rapporto sessuale nell'ambito
della famiglia nucleare. In altre parole il sistema familiare di classe
viene conservato dal tabù dell'incesto che è il tabu più
fanaticamente approvato dalla nostra specie Per lo stesso motivo, dacché
la famiglia nucleare modella le nostre risposte sociali è decisamente
improbabile che possa mai esistere una società priva di classi
fintantoché esiste il tabù dell'incesto. Ciò malgrado,
esistono società - piccole e semplici, certamente - in cui la
classe sociale, così come la conosciamo, non esiste. La stratificazione
è soltanto per età, per cui non è puramente necessario
mimare il sistema di classe nell ambito della famiglia, ma si è
una diretta estensione di esso. Gli unici esseri superiori sono gli
anziani e chiunque abbia fortuna di campare alla fine, lo diventerà
(in assenza della medicina occidentale è assai probabile che
chiunque viva fino ad età avanzata possa costituire un esemplare
quasi superiore, sia dal punto di vista psichico, sia da quello fisico
- sia per saggezza, sia per status). In tal modo, il sistema conserva
il già menzionato aspetto favorevole della famiglia stessa: chiunque
viva la propria vita partecipa di entrambe le classi. Più importante
ancora, il movimento verso la classe più elevata non comporta
la separazione dagli amici, ciascuno dei quali essendo impegnato, circa
nello stesso periodo nello stesso movimento. D'altro canto, la mobilità
di classe sociale abilita pochissimi individui a compiere questa transizione
da soli, a costo di spezzare la maggior parte dei loro rapporti. Questo
è un netto allontanamento dal modello familiare come se l'individuo
mobile dicesse, «soltanto io sono in grado di acquisire lo stato
adulto». A dire il vero, nella società a strati sociali
fissi qualche tensione sociale emerge: tensione fra il senso di movimento
nell'ambito della famiglia nucleare e la carenza di movimento all'esterno
di essa. Questa tensione determina una moltitudine di credenze interessanti;
per esempio, il concetto di reincarnazione e l'idea del paradiso. Gli
insegnamenti cristiani la evidenziano più fortemente: «L'ultimo
(il povero) sarà il primo e il primo (il ricco) sarà l'ultimo»,
che è conforme a: «I bambini diventano adulti, gli adulti
vecchi e muoiono». Se assumiamo ciò come tipo di base avanzata
per la lotta per la mobilità, allora diventa chiaro che ciò
che l'individualista mobile cerca, da una prospettiva familiare è
di diventare adulto prima del tempo. Lasciandosi dietro i suoi pari',
egli desidera balzare nella condizione adulta contemporaneamente ai
genitori.
In una parola, egli cerca di violare (ma in nessun modo di rescindere
non è radicale) il tabù dell'incesto. Edipo è
l'arrampicatore sociale per antonomasia.Il mito stesso di Edipo rivela
l'importanza del tempo. Edipo è«fuori sincronia »
con la famiglia, col proprio momento, col proprio ambiente. Una volta
scoperto dove, quando e a chi appartiene, egli è come uno spettro:
nessuno sa che farsene di lui o come mettersi in rapporto con lui. Molto
risulta sempre conseguenza della dualità di rapporto in seno
alla famiglia (madre-e-moglie, sorella-e-figlia, fratello-e-figlio);
cioè, egli occupa non soltanto i ruoli della sua famiglia ma,
simultaneamente, quelli del padre che ha ucciso in un furore di narcisismo
leso. Edipo è un uomo che ha iperesaltato il proprio momento
adatto, frantumando, di conseguenza, il flusso della vita: di qui la
peste che affligge Tebe. Ciò ci porta ad un significato più
profondo dell'enigma postogli dalla Sfinge: «Che cos'è
che possiede una sola voce, pur diventando quadrupede, bipede e tripode?»
Rispondendo «L'uomo», Edipo si conquista il regno e il letto
materno, ma è condannato ad una vita di miseria e di orrore (tanto
per ottenere il successo e per vivere per sempre felice e contento).
È piuttosto sorprendente che gli sfortunati predecessori di Edipo
non avessero mai sentito l'enigma della Sfinge, dacché, in una
forma o nell'altra, lo si trova in quasi tutte le parti del mondo. Una
versione africana dice: «quattro gambe al mattino, due a mezzogiorno
e tre alla sera», conservando con ciò l'adeguata prospettiva
temporale. La Sfinge, comunque, trascura questo aspetto e parla di «una
sola voce», il che, poi, è fuorviante, dacché è
assai diversa la voce di un bambino, di un giovane adulto e di un vecchio.
In ogni caso. Edipo deve aver parlato con una sola voce in due stadi
d'età differenti. Questa sensazione di confusione temporale traspare
nella tragedia sofoclea. È strano che la peste inviata a Tebe
come conseguenza dei crimini di Edipo compaia solamente tanto dopo il
suo matrimonio con la madre, quanto basta per aver avuto figli già
diventati grandi. Inoltre, in tutti questi anni, Edipo non ha saputo
niente del suo predecessore al trono - sembra avere a malappena sentito
parlare di Laio e del suo assassinio. Quando Edipo chiede ai Tebani
perché non avessero indagato sull'assassinio, gli viene detto
che la negligenza era stata causata dai loro guai con la Sfinge, che
era morta, comunque, poco dopo l'assassinio. Tutta l'azione della tragedia
sembra affermata sull'assunto, ovviamente falso, che Edipo è
arrivato da poco a Tebe, da poco è sposato e da poco rè.
Il tempo è fuori causa, come potrebbe esserlo per un uomo che
è simultaneamente figlio e marito. Questo essere fuori causa
viene espresso anche nella peste che ha assalito Tebe. Poiché
Edipo è andato fuori sincronia con l'ambiente, egli l'ha inquinato.
Le piante appassiscono, gli animali non si riproducono, le donne sono
sterili. Tutto ciò dovrebbe assumere un particolare significato
per noi che siamo, ancora una volta, fuori sincronia con l'ambiente,
per cui il risultato è, di nuovo, un avvizzimento - quantunque
più elusivo - che non ha risparmiato alcuna cosa vivente. L'impulso
verso la mobilità sociale - cioè, la migrazione individualistica
da una classe ad una più elevata - non si verifica in assenza
di potenti contese edipiche. Ciò non per ridurre un fenomeno
sociale ad un fenomeno fisico - altrettanto facilmente si potrebbe considerare
la situazione edipica come una mera suddivisione delle dinamiche di
classe sociale. Entrambe rappresentano una violazione dell'armonia temporale
e spaziale attraverso l'esercizio del potere. Ho suggerito in precedenza
che il volere è la concentrazione dell'energia per riportare
un individuo, o una parte, alla sincronia con il tutto, o per costringerlo
fuori sincronia col tutto. La mobilità sociale individualistica
e le contese edipiche esemplificano questo processo. Prima di esaminare
il meccanismo attraverso cui ciò si verifica, vorrei dire qualche
cosa sulla cultura edipica. Utilizziamo il termine «edipico»
per descrivere le risposte adulte governate dall'infatuazione infantile
per il
genitore di sesso opposto. Ora, secondo Freud, nell'inconscio il tempo
non esiste. Le prime immagini di un volto amato, di tenerezza contraccambiata,
di sentimenti beati, di genitori giovani e idealizzati, vengono conservate
immodificate, non influenzate dalla realtà delle immagini successive
e meno piacevoli dell'interazione familiare. Esse formano, nella vita
adulta, il materiale grezzo del romanticismo. Nell'ideazione romantica,
l'importanza schiacciante del viso - contrapposta ai tratti di personalità
o al fascino del corpo - suggeriscono come alcune di queste immagini
possano indietreggiare all'infanzia, quando il volto dominava il campo
dello stimolo infantile. L'amore romantico rivela anche la propri natura
edipica attraverso i suoi tentativi di trascendere il tempo consensuale.
Le fantiasie romantiche o sono massicciamente nostalgiche o cercano
di fuggire in un regno temporale diverso. Una forma di nostalgia assai
popolare dei primi films americani è stata, per esempio, il tema
della ricomparsa: l'essere amato non viene visto per la prima volta.
Spesso gli amanti erano stati precedentemente insieme ma, poi, si erano
separati, per cui il loro incontro è altamente drammatico, soprattutto
se è presente qualche ostacolo. Casablanca è il classico
film edipico del genere. Talvolta, l'amato bene è sperimentato
soltanto simbolicamente - in fotogradia o in ritratto (ciò accade
anche ne Le notti Arabe). In Laura, altro classico degli anni quaranta,
un detective si innamora di un quadro della donna sul cui presunto assassinio
sta investigando. In seguito, quando lei sbuca fuori, si innamorano.
Il ritornello della canzone del film, tipica ballata edipica, contiene
i versi: «Lei ti ha dato il primo autentico bacio - ma essa è
soltanto un sogno». Il tema dello sconosciuto familiare dell'incontro
che non è un incontro, rispecchia il fatto che un estraneo, talvolta,
si immetta in un canale sotterraneo di fantasia edipica, consentendo
al vecchio amore ardente di incendiarsi di nuovo, cogliendo spesso l'individuo
stesso del tutto alla sprovvista. Il déja vu spesso associato
all'amore romantico è, in realtà, un'esperienza déja
senti, per cui la fantasia ad esso connessa - l'idea, cioè, delle
«anime gemelle» - ha un'origine infantile. Nel mondo della
realtà adulta, due psichicità non si adattano mai in maniera
perfetta - essendo la complessità umana quel che è - però,
la sensazione di completa unicità con un'altra persona viene
fornita a quasi tutti durante il periodo del primo anno di vita, quando
i propri bisogni sono anticipati da chi assolve le cure materne. Alcune
fantasie romantiche non inseguono il passato, bensì un periodo
del tutto al di fuori del tempo. Esse esprimono il desiderio ardente
di essere strappati via dal contesto organico in cui ogni cosa vivente
trova una propria collocazione spazio-temporale - il bambino come bambino,
l'adulto come adulto - per trovare un mistico nuovo spazio-tempo in
cui le generazioni si fondono e coloro che-non-debbono-mai-essere-uniti
vengono, alla fine, uniti. Ritratto di Jenny, Peter Ibbetson, le novelle
di E. R. Eddison, Nabokov, C. S. Lewis, nonché innumerevoli poemi
e storie fantascientifiche esemplificano questo tema. La fuga dal tempo
organico nel tempo edipico è semplicemente una forma di nostalgia
più creativa e premeditata. Anche la fantasia della macchina
del tempo esprime il desiderio di sfuggire i limiti dell'arco vitale.
Per alcuni, il divenire consapevoli della molteplicità di tempi
e luoghi vuol dire sperimentare il proprio tempo e luogo come una prigione.
La giocondità che può soltanto derivare dall'esser totalmente
presenti in un tempo e in un luogo viene perduta. L'attenzione divaga,
come quella di un uomo durante un party che immagina che la sala, da
qualche parte, contenga una partner più interessante di quella
con cui è impegnato e che finisce per non porsi in
piena relazione con nessuna. Questo desiderio, quindi, non è
che il desiderio dell'ego di non morire, il desiderio, cioè,
di costruirsi da sé un monumento - di diffondersi per tutto il
paesaggio spazio-temporale, come alcuni mostri fantascientifici proliferanti,
dei quali, in realtà, l'ego umano, con la sua infinita capacità
di auto-ingorgo simbolico, è sempre il modello.Pur essendo ridicolo
parlare delle contese edipiche come della «causa» di tale
ipertrofia dell'ego, esse, tuttavia, forniscono una leva importante
nel porre gli esseri umani fuori dall'inserimento nel mondo reale. In
precedenza, mi sono avvalso del termine «cultura edipica»,
in quanto, come esiste una cultura di giochi e burle infantili, trasmessa
dal più anziano al più giovane, virtualmente indipendente
dalla società adulta, e come esistono culture separate maschili
e femminili trasmesse all'interno di ciascun sesso, così esiste
anche una cultura edipica trasmessa attraverso le generazioni dalla
madre al figlio-che-diventa-padre, il quale, a sua volta, la passa alla
figlia-che-diventa-madre, e così via. È una cultura di
nostalgia e di sogni, di bramosie irrealizzabili, totalmente staccata
dalla realtà quotidiana della vita familiare, e questa sua qualità
di leggerezza e sottigliezza, lungi dal significare fragilità,
è ciò che da ad essa la sua immortalità e la sua
invulnerabilità. Prendiamo ancora una volta in considerazione
l'individuo socialmente mobile. Toffler fa notare come coloro che risultano
più abili ad interrompere bruscamente i rapporti siano nella
nostra società, premiati col successo. Egli cita studi dimostranti
come i dirigenti di successo siano insolitamente dotati nel vanificare
i loro precedenti legami familiari, a dissociarsi da amicizie che potrebbero
costituire passività per la carriera, ad abbandonare l'ambiente
fisico in cui erano cresciuti, a disprezzare i clubs, i parenti e le
conoscenze di status inferiore. I dirigenti sono anche assai puntuali
nelle tecniche che consentono di allontanarsi con eleganza da tali legami
sconvenienti. A prima occhiata, questa può sembrare una contraddizione:
L'individuo mobile verso l'alto, pur essendo capace di liberarsi dai
legami familiari, possiede, malgrado tutto, una mobilità radicata
nelle contese edipiche. La contraddizione è soltanto apparente.
La capacità dell'individuo di «successo» di sciogliere
i legami familiari è possibile proprio perché in questo
segreto mondo fantastico egli non ha mai abbadonato la casa, ne mai
intende farlo. Ancora una volta, è proprio questo distacco e
questo isolamento della cultura edipica dalla realtà della vita
quotidiana a darle questa invulnerabilità caratteristica. La
madre reale può essere lasciata indietro con facilità,
in quanto l'ideale fantastico è portato all'interno. È
il possesso di questa non appannata immagine interiore a rendere capace
Peer Gynt di essere un « troll » (*) completo nella sua
esistenza quotidiana. Anche il ruolo svolto dal padre è importante
nella determinazione dell'impulso edipico. Per definizione, la mobilità
sociale esige che il figlio superi il padre (in maniera più elusiva
ciò vale anche per ogni tipo di acquisizione elevata) e che la
madre trasferisca dal coniuge al figlio le proprie aspirazioni di status
e i propri bisogni di sicurezza. (Il movimento femminista esige che
essa li trasferisca a sé stessa). David Me Clelland, nei suoi
studi sulla motivazione per l'acquisizione, ha trovato che i grandi
realizzatori hanno madri dominanti ed esigenti, ma non restrittive.
I padri, d'altro canto, tendono a svolgere un ruolo insignificante nella
famiglia. Egli cita uno studio di Abbegglen sui leaders d'affari elevatisi
da uno status di classe inferiore: La maggioranza dei padri era, spesso,
lontana da casa, o ammalata, o del tutto assente. McClelland suggerisce
che guerre e viaggi per mare aumentano il livello d'acquisizione, allontanando
essi il padre da casa. Quindi, gli uomini di successo vengono allevati
da madri che si accertano che essi rifiutino e trascendano i padri.
Il figlio di una simile famiglia è incoraggiato a rifuggire il
suo adattamento temporale per diventare un essere non appartenente ad
alcun tempo e ad alcuno spazio. Egli ha agganciato il proprio carro
ad una stella e ha smesso di prestare attenzione emotiva al qui-e-ora.
È fuori sincronia col proprio ambiente, vivendo soltanto di acquisizioni
che lo renderanno degno di quell'ideale materno che può soltanto
essere posseduto in un qualche spazio futuro esterno al tempo. Questa
è un'idea piuttosto curiosa se si considera freddamente il tutto;
malgrado ciò questi individui, la cui vita è sacrificata
ad una visione piuttosto allucinatoria, sono considerati gli esseri
più sani e superiori della nostra società (eccetto, forse,
da chi è loro più vicino). La dinamica familiare del maschio
socialmente mobile è descritta nella favola di Giacomino e il
Pisello. Un bimbo vive solo con la madre. Sono poveri ed egli sta svolgendo
un compito inadeguato sforzandosi di riempire la lacuna creata dall'assenza
del maschio adulto. Non è molto intelligente, per cui baratta
con un estraneo la mucca di famiglia che è, virtualmente, l'unica
fonte di cibo, per una manciata di miseri piselli. La madre, infuriata
e disperata, butta i piselli fuori della finestra, maledicendo il fato
che le ha dato per figlio un grullo tanto ingenuo e incompetente. A
questo punto, la realtà viene lasciata dietro le spalle, mentre
veniamo tuffati nel mondo della magia, in quanto, se possiamo credere
ad un abile commerciante estraneo che dice che i suoi piselli sono incantati,
siamo già in grado di credere a tutto. La fantasia della pianta
del pisello è simile ad un sogno ad occhi aperti architettato
per salvare i sentimenti feriti del fanciullo. È la sua virilità
che la madre ha trattato con tanto disprezzo e, insieme ad un «
Glielo farò vedere io, » alta si leva una gigantesca pianta
di pisello che arriva al cielo. Il bimbo si arrampica sulla pianta,
ruba ricchezza e potenza al gigante spaventoso (con l'aiuto della madre,
s'intende - che cosa può fare un bambino piccolo senza ilsostegno
della Madre e che cosa può egli non fare con essa?), fugge,dimensiona
la statura del gigante e vive, per sempre, con la madre, felice e contento.
In sostanza, questa è la favola che riguarda il tipo di mobilità
sociale che ha successo secondo lo schema di McClelland. Il padre è
tanto assente quanto (nella sua forma di gigante) totalmente respinto
dal figlio. La madre è esclusivamente assorbita nel figlio ed
esige rigidamente da lui un comportamento indipendente e responsabile.
Il figlio dedica il suo intero essere alla soddisfazione di questi bisogni
materni.
La priorità del piacere
Al di sotto di tutte le posposizioni volontarie della gratificazione
- di tutta l'inibizione, la soppressione del sentimento e l'impegno
volontario al compito - si tova un certo tipo di arroganza. Il porre
sé stessi al di sopra delle risposte del proprio corpo è
un atto di snobismo, di orgoglio satanico (l'orgoglio potrebbe anche
essere definito come penuria auto-indotta). Parlando in generale, le
persone amanti del piacere sono modeste e senza pretese («Per
me, sentirmi bene è già sufficiente»). Sono meno
propense a porre in ordine gerarchico persone e cose. L'arrampicamento
sociale e quello spirituale (che sono mere espressioni diverse dello
stesso impulso) non hanno alcun interesse per loro. Ma, allora, che
cosa determina un simile interesse? Alexander Lowen ci fornisce una
risposta: «La lotta naturale dell'organismo per il piacere dipende
normalmente soltanto da due situazioni: dall'interesse per la sopravvivenza
e dalla finalità per un piacere maggiore». Dacché
la sopravvivenza non entra realmente in ballo a questo punto, la seconda
delle due situazioni di Lowen appare essere la più interessante.
Essa suggerisce che l'invidia, l'ambizione, la vanità, l'arroganza,
la sopportazione, la gelosia, la contesa, la spiritualità, la
competenza, l'avarizia, l'intellettualità, la malignità
(tutte qualità che rendono forte il nostro paese) scaturiscono
dalla percezione che un piacere sia maggiore di un altro. In altre parole,
una volta che i piaceri vengano graduati, ci lasciamo alle spalle il
piacere stesso. Certamente, però, nell'ambito di ogni organismo,
esiste una qualche graduazione del piacere. Tutti gli organismi sentono
che alcuni oggetti offrono maggior quantità di piacere di altri,
per cui vengono attratti da quelli che ne concedono di più. Ma
che cosa si può dire della capacità della maggioranza
degli umani di trascurare un piacere disponibile per uno che non è
neppure presente? Questa abilità non è automaticamente
a disposizione dei membri della specie - è soltanto una potenzialità
che può essere attivata da precedenti esperienze. Il folklore
dei popoli preindustriali, per esempio, è pieno di racconti moraleggianti
in cui si perde un'occasione d'oro perché il, o la, protagonista
risponde alla seduzione di un piacere inferiore, ma più prossimo.
In situazioni di non tensione, il piacere è un principio organizzante.
I centri cerebrali del piacere stabiliscono a quali messaggi in arrivo
debba essere data priorità. Uno dei modi in cui la gente stabilisce
le gerarchie di gratificazione è attraverso l'importanza relativa
delle varie altre persone della sua vita - vuoi che esse siano grossolanamente
simili, vuoi decisamente dissimili nel potenziale di fornire il piacere.
Se ci raffiguriamo tutti gli «altri» della vita di una persona
sistemati per ordine di graduatoriasu di un continuum di concessione
di piacere, il gradiente risulterebbe molto piatto per alcuni e molto
ripido per altri. Nel gradiente individuale piatto, una persona ha circa
la stessa probabilità di un'altra nel dare il piacere. Nel gradiente
individuale ripido, d'altro canto, una o due persone detengono un potenziale
di piacere molto più elevato di tutti gli altri. Della loro perdita
si risentirà gravemente e saranno più difficili da sostituirsi.
Gli individui a gradiente piatto tendono all'impulsività e all'incapacità
di posporre la gratificazione, mentre quelli a gradiente ripido sono
pianificatori, schematizzatori, inibitori. Un bambino che disponga di
parecchie persone che si prendono cura di lui, di molte fonti di amore
e nutritività, tenderà a rispondere a ciascuna in rapporto
alla gratificazione concreta che esse forniscono. D'altro canto,il bambino
la cui esistenza è dominata da un singolo nutritore è
costretto a combattere con una deficienza di opzioni. L'unica fonte
è così importante che la sua perdita priverebbe di significato
tutte le altre. Ed anche se la fonte è attendibilmente presente,
non è possibile garantire uno sfogo costante di amore. Eppure,
sembra assai meglio attendersi l'amore dalla fonte importante che cercare
un sostituto. Nei limiti in cui, nella vita di un bambino, un singolo
individuo offre (a) intensa gratificazione e (b) assai più gratificazione
di chiunque altro, il bimbo sarà in grado di, e desidererà
rinunciare al piacere immediato in virtù della sua fiducia nella
disponibilità, in un periodo successivo, di una gratificazione
più piena e completa. Per esempio, un bambino che si fa male
può, talvolta, infischiarsene delle carezze rassicuratrici di
altri adulti e percorrere una certa distanza per ricevere lo stesso
conforto dalla propria madre. Noi diamo per scontato questo tipo di
comportamento, poiché, per molta gente le madri sono, fin dall'inizio,
allo zenit del gradiente di piacere, pur esistendo una grande variabilità
nell'estensione di questa accentuazione. I bambini istituzionalizzati,
per esempio, hanno gradienti estremamente piatti - di necessità,
sono promiscui nei loro affetti.L'America della classe media si trova
all'estremo opposto, con le madri che iperadombrano ampiamente tutte
le altre persone. Le comunità semplici si trovano fra questi
due estremi, con parecchi adulti diversi (oltre che ad altri consanguinei)
che svolgono un ruolo esteso nell'accudire ai bisogni e alle soddisfazioni
di base del bambino. Gli antropologi definiscono questo sistema «diffusione
della nutritività». Quella concentrazione nella madre della
nutritività, che tende a verificarsi nella famiglia nucleare
odierna, ingenera motivazione edipica. Con questo, intendo semplicemente
che le connessioni mentali implicanti il concetto di «madre»
mantengono disordinatamente una priorità elevata per tutta la
vita. Esse promettono quel «piacere maggiore» in virtù
del quale viene sospesa la lotta naturale dell'organismo per il piacere
stesso. Quanto più estrema è questa concentrazione - cioè,
quanto più ripido è il gradiente di piacere - tanto più
a lungo verrà volontariamente posposta la gratificazione stessa,
in certi casi perfino indefinitivamente.Un vecchio adagio per il gradiente
piatto dice: Un uccello in mano ne vale due nel bosco. Ma ne vale esso
cento? Ad un certo punto, la
posposizione comincia ad apparire degna del tempo e dell'energia dedicativi.
L'adagio sottolinea, altresì, il valore della tangibilità.
Le persone a gradiente basso sono altamente legate alla terra (le società
a diffusione di nutritività, per esempio, nelle questioni amorose
dimostrano di avere scarsa inclinazione al romanticismo. Non si lasciano
affascinare da ostacoli, ricordi e fantasie - vogliono il piacere immediato).
L'individuo a gradiente ripido, tuttavia, può trovarsi nella
situazione in cui il simbolo di chi svolge le cure materne supererà
in valore la realtà di altre persone che concedano il piacere.
Una persona o una situazione evocante una eco materna supererà
quella che non lo fa. L'idea freudiana di transfer si può vedere
in questa luce: L'amante romantico investe la maggior parte del proprio
amore in un simbolo agganciato a quella qualsiasi persona reale che
possa scatenarlo. Alla fine, la realtà libera il glutine che
cementa simbolo a persona, per cui, a questo punto, esso si innamorerà
di qualcun'altra. Ciò che rimane costante è il gradiente
ripido. Comunque, esiste sempre Una che viene valutata in maniera schiacciante
rispetto ad altri. Il processo attraverso il quale l'amante romantico
impara ad investire in questo simbolo materno più che nella madre
stessa non è complicato. Quando una persona fornisce la maggior
parte del piacere al bambino, diventa cosa estremamente importante il
compiacerla - anzi, di anticiparne i desideri e le preferenze. La madre
(in quanto, nella maggioranza dei casi, è la madre) viene incorporata
dal bambino e diventa una forza interiore che ne dirige la vita emotiva.Non
c'è nulla di misterioso o di magico in ciò. La mente è
un pezzo complicato di un circuito che non connette oggetti reali, ma
che connette la rappresentazione di quegli oggetti e delle risposte
individuali ad essi. Se una persona perde un arto, i sentieri mentali
associati ad esso non scompaiono immediatamente - in effetti, per molto
tempo, quella persona tenderà ad allucinare l'arto come se fosse
tuttora esistente, tanto potenti sono tali rappresentazioni. Analogamente,
quando perdiamo persone amate, possiamo comportarci come se fossero
ancora in vita - cioè, i nostri sentimenti, interessi e schemi
di comportamento possono ancora essere organizzati intorno alla loro
esistenza. Ciò che sopravvive nella ordinaria motivazione edipica
non è tanto il desiderio di incesto con la madre, quanto uno
schema interno di risposte emotive - una disponibilità, cioè,
a deporre tutte le proprie uova emotive in un cestello simbolico. Sul
piano comportamentale, ciò può rivelarsi come intenso
attaccamento monogamo o come estrema volubilità o come una qualsiasi
gradazione fra essi - dacché la chiave per la motivazione edipica
è una mancanza di attaccamento alla realtà, non è
possibile discernerla riferendosi soltanto ai suoi oggetti. Ci si può
innamorare una volta sola per tuttala vita, ovvero ogni giorno; ciò
che vi è di sintomatico nella motivazione edipica è l'intensità
di questo sentimento - la sua tendenza a cancellaretutti gli altri rapporti
fino a che esso è agganciato ad una data persona.Esso viene altresì
rivelato dall'abilità ad investire questo amore in simboli -
oggetti ricordo dell'amato bene, reminiscenze, fantasie circa il futuro.
Ma l'indice migliore è la capacità di differire il piacere.
Questo può o può non apparire nella vita erotica quotidiana
dell'individuo, però apparirà qua e là come forza
potente della personalità. Le persone che rivelano una forte
tendenza a pianificare, a battersi con convinzione per obiettivi molto
distanti e simbolici, a conservare forti valori interiorizzati non rispondenti
al contesto (nei termini di Riesman, le persone « interiormente
dirette ») sono edipicamente motivate, nel senso che possiedono
un apparato mentale a gradiente ripido. Ciò porta a parecchi
paradossi. Il vocabolo « romantico » fa venire in mente
poeti inafferrabili, ovvero le sorelle Brente. Non ci si sognerebbe
mai di applicarlo a capitani d'industria o a leaders politici, parecchi
dei quali si schernirebbero di aperte espressioni di romanticismo. Eppure,
l'uomo che dedica la propria esistenza a soddisfare un desiderio materno,
rinunciando al piacere immediato per obbiettivi d'acquisizione sempre
sfuggenti, ha il romanticismo radicato in ogni fibra. Egli si priva
dei piaceri quotidiani perché è inserito in un gioco più
grosso. Ma qual'e questo piacere più grande? Potere, ricchezza,
fama, successo non producono estasi, ma soltanto un'elusiva e pallida
sensazione di soddisfazione dell'ego o di orgoglio-per-il-dominio. Il
« piacere più grande » - la totale e incondizionata
gratificazione, cioè, da parte di colei che accudisce alle cure
materne - è illusorio e anacronistico. Il tempo è fuori
fase per le personalità edipiche, in quanto esse sono fuori fase
col tempo - tuttora impegnate nella soddisfazione meccanica di un progetto
in loro programmato durante l'infanzia. Il loro interesse qui-ora è
ampiamente limitato a quei brandelli di realtà che possono essere
inseriti nel programma. Ben poco suscita di per sé interesse.
In uno studio sugli Americani di successo - cioè, di leaders
d'affari o di governo, di professionisti e artisti - Cuber e Harroff
hanno trovato che, nella maggioranza dei loro soggetti, il sesso è
«pressoché inesistente, qualcosa da reprimere», ovvero
una fonte di paura, oppure da evitarsi. Incapaci di dare o ricevere
gratificazione, il sesso è puramente questionedi liberazione
di tensione. Essi lo «svolgono» come «fastidio necessario»
con un «minimo di fanfara» - «come qualsiasi altra
funzione corporea...che ha bisogno di un po' d'attenzione, di tanto
in tanto».
Continua >>>>>>
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