I SEMI DEL COCOMERO (*) E I SENTIERI DEL CAMBIAMENTO
Non esiste alcuna alternativa concepibile
se non di spingersi ulteriormente nella stessa direzione, di attendere
una forza trascurata, lasciata indietro, di volare ancora più
avanti e di riacquistare ascendente.
Bellow
Fra voto favorevole e voto sfavorevole
che differenza c'è?
Lao Tzu
Molto di quanto ho detto può apparire motivo di sconfortata depressione.
Tuttavia, cadere in questa depressione, significa fornire un esempio
di quella patologica narcisistica da me descritta, in quanto la depressione
riguardo al futuro dipende dall'effettuare un'estrapolazione lineare
dal presente. Essa presume che la cultura occidentale continuerà
la sua corsa precipitosa verso il disastro, con null'altro in grado
di rallentarla se non l'intelligenza e l'illuminazione umana; al meglio,
una difesa meschina. I profeti del fato funesto tendono a considerarsi
come coloro
che lanciano un allarme disperato, nel tentativo di incitare la gente
ad esercitare quella volontà erculea che differirà il
disastro; io, però, ho dimostrato come la volontà umana
sia la causa della crisi, non la sua soluzione. Impegnarsi nell'estrapolazione
lineare renderebbe la prospettiva, in effetti, deprimente. Ma non è
necessario farlo. Il futuro non sarà una mera esagerazione del
presente. Una prognosi deprimente dipende dall'assunto secondo cui la
volontà conscia dell'uomo ha trasceso l'equilibrio della natura,
gettandolo irrimediabilmente nel disordine, cosicché l'uomo dalla
psiche meccanica può buttare nel dimenticatoio il nostro intero
ecosistema. Ma che cosa succederebbe se la concezione del potere della
volontà umana fosse soltanto un'altra espressione della nostra
fastosità schizoide? Che cosa succederebbe se il nostro lavorio
mentale fosse governato da un loop di feedback troppo ampio da percepirsi?
Se effettivamente gli umani non sono in grado di trascendere il circuitismo
ecologico in cui sono inseriti, allora il motivo di depressione si vanifica.
Dacché ci consideriamo soltanto attori pensanti e volitivi, mai
come rispondenti carnali e sentimentali, ci piace ritenerci voci intelligenti
che chiamano nel deserto («Se soltanto potessi farglielo capire!»).
Questa è pura arroganza dell'individualismo. Invece, se in un
dato momento di una data cultura mi vien fatto di pensare ai suoi difetti
e alle sue limitazioni, ciò accade pure agli altri, dacché
questi colpiscono tutti noi in maniera comune, seppure in gradi diversi.
Gli autori di libri come questo sono ben contenti di immaginarsi di
essere la causa del cambiamento futuro. Sognano di venire annoverati
nei libri di storia come coloro che hanno alimentato un certo tipo di
tendenza (fantasia, questa, incoraggiata dalla passione degli storici
di puntualizzare la storia). Ma i libri sono espressioni, non cause,
di cambiamento. Attraverso di essi ci avvisiamo vicendevolmente che
le nostre teste stanno subendo una qualche modifica come risposta alle
condizioni che ci circondano e ai sentimenti che tali condizioni hanno
ingenerato. L' ipotesi che sto avanzando è che la natura si curi
tuttora da sé e che, malgrado le loro fantasie di grandiosità,
gli umani sono tuttora inseriti nel loro ecosistema e soggetti ai suoi
processi; che, come la nostra mentalità meccanica raggiunge il
livello di guardia, cominciano a verificarsi processi che alterano i
nostri modi di pensare e di agire. Mi rendo conto come questa affermazione
sia pressoché blasfema in una società individualistica
che adora l'idea del libero arbitrio. Gli americani sono straordinariamente
contenti nell'impegnarsi in atti masochisti di vario tipo, per dimostrare
di non essere governati da null'altro che dalla loro libera scelta,
iI che sembra voler significare che essi non sono in armonia col loro
ambiente, con le altre persone o col corpo. Essi compartecipano la stessa
monotona illusione secondo cui la volontà umana non ha struttura
uniforme e prevedibile. Sia quel che sia, io considero l'improvviso
insorgere della coscienza ecologica di questo paese - per quanto confusa
spesso sia - un effetto del sistema, non più intenzionale di
quanto sia la marcia dei topi artici verso il mare. Nonostante tutte
le soppressioni di feedback a livello inferiore, a livello più
elevato l'ecosistema è tuttora funzionante. Dio, in questo senso,
non è ancora morto. Fenomeni quali l'eversione sociale illustrano
tale funzionamento, come tenterò di dimostrare in questo capitolo.
Le forme del cambiamento
Una linea retta che si muova in un elemento resistente diventa sinuosa.
I fiumi serpeggiano attraverso prati piani, una sottile sbarretta, se
spinta contro il muro, forma un occhiello. La storia viene spesso ritratta
con immagini sinuose: ascese e cadute; Anni Oscuri e Rinascimenti; era
Classica, Romantica, Neo-Classica e Neo Romantica.
In primo piano, ogni ascesa o caduta appare meramente come una linea
retta, ma, da media distanza, si diventa terribilmente consapevoli delle
curve. Ancor più da lontano, la stessa onda sinuosa assomiglia
ad una linea retta. Il sorgere di una nuova civiltà, quindi,
sembra puramente una concentrazione di cultura e il suo declino puramente
la diffusione di essa, mentre la quantità e la complessità
della cultura è continuamente in incremento. L'idea di progresso
lineare è nata. Lo schema rettilineo funziona piuttosto bene
quando utilizziamo una misura quantitativa della cultura, quale il numero
assoluto di prodotti lavorati o i simboli pro capite. D'altro canto,
abbiamo appreso attraverso lunga esperienza come, spesso, una linea
retta risulti essere soltanto una curva tanto piatta da non potersi
riconoscere come tale. Per esempio, l'asse di una curva sinuosa può
essere esso stesso una curva sinuosa. La verità contenuta nel
vecchio schema di ascesa-e-caduta era che i componenti culturali non
cambiano, ma vengono puramente ricombinati in un'infinita varietà
di modi. Malgrado ciò, questi riadattamenti sono genuinamente
nuovi e non hanno precedenti.Un adeguato schema di cambiamento deve
comprendere entrambi gli aspetti dell'evoluzione, quello circolare-compatto-statico
e quello instabile-aperto-lineare. Gli esseri umani vocalizzano come
gli uccelli, organizzano come le formiche, comunicano simbolicamente
come le api, afferrano saldamente come le scimmie, cacciano come i gatti,
e così via; eppure, essi non ripetono puramente queste azioni:
essi sono organizzati intorno ad una sintesi totalmente nuova. Un problema
connesso allo schema lineare è che esso offusca la stratificazione
del cambiamento - quella che Victor Gioscia chiama «stratificazione
temporale». La nave diventa obsoleta prima di raggiungere il suo
zenit tecnico, così come la locomotiva, la radio e il film. Il
Cattolicesimo era già in declino prima ancora di aver raggiunto
la sua piena influenza, nel senso che il Protestantesimo e varie filosofie
razionaliste stavano già sorgendo quando la Chiesa otteneva,
finalmente, il successo nel frantumare il paganesimo. In modo analogo,
l'Etica Protestante cominciò ad essere interiorizzata durante
il periodo della seconda guerra mondiale da gran parte della classe
lavoratrice americana, proprio mentre, in quel periodo, la classe media
cominciava a dubitare di essa. E, come osserva René Dubos, la
metà del diciottesimo secolo non portò soltanto la rivoluzione
industriale e l'imposizione di un vasto armamentario di tecniche restrittive
nell'allevamento dei figli, ma anche una passione ardente per la natura,
per l'«uomo naturale», per il ritorno alla semplicità
bucolica, e così via. La fede che la scienza avrebbe risolto
tutto coincise con la fede che il nostro allontanamento da un'armonia
adattiva con la natura fosse causa dei nostri guai e dei nostri malanni.
La stratificazione fa sì che ci si chieda se mai possa venficarsi
un cambiamento, se le stesse ambivalenze, gli stessi dualismi non siano
puramente ripartiti in maniera differente o fra differenti esecutori.
Ma il fatto che il cambiamento non sia null'altro che un riadattamento
non toglie nulla al suo significato. Se separiamo due parti di un insieme
e le rifondiamo, risulteranno differenti, dacché i loro rapporti
con altri insiemi saranno stati modificati dalla separazione. Se, come
parti, sono cambiate debbono essere ricombinate in maniera diversa.
Questo è il principio che sta alla base della dinamica del profeta.
Secondo questa prospettiva, in una cultura, in ogni momento, è
sempre presente un qualsiasi schema, valore, ideale o tendenza comportamentale
in compagnia del suo opposto polare. Tendono soltanto a cambiare l'enfasi
relativa concessa ad ogni polo e i modi di adattare la loro simultanea
espressione. In genere, uno dei poli è dominante, gli viene concessa
aperta espressione ed è altamente apprezzato; l'altro, invece,
è costretto a esprimersi soltanto ai margini. Elaine Cumming
tratta questo processo in termini di valori e «anti-valori»,
suggerendo che «valori fermamente mantenuti sembrano sempre accompagnati
da valori latenti contrastanti, se non ostili» che sono «disponibili
per la conversione» in quelli dominanti. Inoltre, «quanto
più proclamiamo ad alta voce un valore tanto più deve
per noi essere accessibile un qualche valore contrastante». Essa,
per esempio, fa notare come, pur esprimendo la nostra devozione all'individualismo
collocando la patologia sociale all' interno dei singoli individui e
trattandoli come casi devianti senza curarci di quanti milioni se ne
radunano, noi imponiamo loro una vita collettiva sotto forma di prigioni,
ospedali e «case» istituzionali. Essa tratta anche altre
coppie di valori contrastanti, quali l'eguaglianza contrapposta al grande
governo e l'apertura contrapposta all'intimità, entrambe le quali
troviamo assai difficili da riconciliare. La teoria del riadattamento,
quindi, considera il cambiamento puramente come gli schemi fluidi formati
dalle incessanti e variegate collisioni fra opposti irreconciliabili
ma egualmente necessari. Il vantaggio più importante rispetto
alla teoria lineare risiede nel fatto che permette di capire come una
linea retta non sia necessariamente la via più breve fra due
punti; spesso, è possibile arrivare più brevemente ad
un valore esercitando un'azione costrittiva sul suo opposto polare.
Il mancato riconoscimento degli opposti esistenti in noi determina i
nostri errori lineari. In effetti, l'espressione di entrambi gli impulsi
opposti di una coppia sbloccherà una stasi ambivalente, portando
all'espressione di quello restante, nonché alla liberazione dell'energia
connessa e neutralizzata. Ecco perché lo sfogo dell'ostilità
diffusa è, assai spesso, una fase preliminare dei rituali primitivi
di fertilità. Per lo stesso motivo, il modo più breve
per comprendere i limiti dell'universo può essere ottenuto attraverso
il microscopio più che attraverso il telescopio. È anche
possibile che, per la nostra civiltà, sia stato utile l'essersi
trovata tutti questi secoli sul sentiero sbagliato, quantunque io diffidi
di un simile panglossianismo che tende ad ottundere la nostra rispondenza
quando è più necessaria. Si potrebbe arguire che lo sviluppo
della cultura maschile schizoide - naturalmente selezionata finché
sono esistite parecchie culture in competizione possa essere
risultata la via più breve per fare affiorare il suo mutato opposto,
ora essenziale, dato che l'aggressione non ha più alcun valore
di sopravvivenza. Certamente, essa ha affrettato lo sviluppo di una
cultura globale, anche se è possibile immaginare strade meno
rischiose. Attraverso questo modo di pensare, si potrebbe incoraggiare
la scienza a proporlo su più ampia scala e a sfogarsi. L'arte
ha seguito questa strada, utilizzando l'arte per l'arte come tipo di
meccanismo auto-distrutto. Lo staccare l'arte dalle sue radici sociali
e culturali per renderla pura ha portato naturalmente a capire come
ogni evento possa essere una forma d'arte come un'altra, dacché
tutte le definizioni d'arte sono culturalmente derivate. Come tutto
diventa arte, l'arte diventa nulla, per cui la scienza pura può
seguire la stessa strada. Anche la riservatezza ottiene un suo valore
da questa prospettiva, dacché è una porzione implicita
della dinamica del profeta; l'isolamento consente un'evoluzione indipendente,
cosicché, quando la rivelazione arriva, quanto viene rivelato
ha un suo significato e un suo impatto. La verità uniforme è
in definitiva entropica. Queste speculazioni, tuttavia, sono un po'
lontane dai nostri interessi immediati; si possono trovare a portata
di mano esempi più pertinenti nella strategia colombiana di andare
ad ovest per raggiungere l'est. Nel Capitolo 2 ho fatto notare come,
sebbene i movimenti di liberazione tendono a iniziare con richieste
di eguaglianza di trattamento, i gruppi oppressi, alla fine, trascendano
questo obiettivo e comincino a rendersi conto della propria superiorità
caratteristica, nonché ad affermarla. Questa affermazione va
di pari passo con la teoria del riadattamento del cambiamento. Eppure,
la fase coerente e antitradizionale della liberazione, nella quale viene
sottolineata l'eguaglianza, può costituire una leva importante
di questo processo. Mi si consenta di avvalermi di un esempio piuttosto
banale che farà le spese per centinaia d'altri. Trent'anni fa',
quando i negri della classe media erano pressoché sconosciuti
nella civiltà dominante, la maggioranza dei bianchi sperimentava
la vista di un negro in giacca e cravatta come qualche cosa di incongruente.
Si aveva l'impressione che esso non fosse al suo posto in quel tipo
di costume, che ci fosse qualche cosa che non andava nel paludare un
corpo negro con una simile ampollosità piena di bottoni. Nel
momento in cui venne superata questa reazione razzista, parecchi fra
gli stessi negri cominciarono a sentire che un indumento così
caratteristico doveva essere lasciato ai bianchi - che i neri corpi
liberi erano adatti ad indumenti liberi ed espressivi. Il terzo stadio
del processo fu che parecchi bianchi - soprattutto i giovani - cominciarono
a trovare come la blindata ampollosità di giacche e cravatte
fosse inadatta a qualsiasi corpo umano vivente. La fase anti tradizionale,
in altre parole, può essere una transizione necessaria, dacché
l'applicazione del principio di coerenza a zone isolate di variazione
serve ad illuminare quelle assurdità della cultura dominante,
normalmente invisibili perché siamo troppo abituati ad esse.
Ci si sensibilizza al disagio di uno schema familiare, applicandolo
a coloro ai quali non appare familiare. In tal modo, la coerenza stessa
- cioè, la più piena espressione della mentalità
meccanica dell'uomo - viene trasformata dalle forze sociali naturali
in qualche cosa di creativo, nuovo e rivitalizzante. La volontà
umana fallisce i suoi obiettivi, e l'umanità se ne avvantaggia.
La nostra impotenza a trascendere il circuitismo dei sistemi naturali
di cui siamo partecipi - siano essi fisici, biologici o culturali -
è la nostra grande speranza.
Eversione sociale
L'idea che il cambiamento sociale sia semplicemente un riadattamento
di opposti polari porta a fraintendimenti. Le culture non fanno semplicemente
movimenti avanti e indietro, a mo' di sega, fra individualismo e collettivismo,
o fra decentralizzazione e centralizzazione, o fra specializzazione
e fusione di ruoli, o fra apertura e intimità, o fra eguaglianza
e gerarchia, o fra sentimento e pensiero, o fra ascetismo e edonismo.
La molteplicità di tali dimensioni significa che esse possono
essere ricombinate in infinite varietà di modi e la loro espressione
allogata in diversi momenti, in diversi posti e in diverse categorie
di persone. Analogamente, il processo di eversione sociale, in cui uno
schema sociale si trasforma nel suo opposto premendolo ad un suo estremo,
deve essere distinto dall'idea popolare del pendolo sociale in cui una
tendenza, quando è «andata troppo oltre», comincia
a regredire verso un punto di moderazione. I cambiamenti superficiali
- per esempio, i cambiamenti di moda intellettuale ed artistica - sono
spesso accuratamente caratterizzati dalla metafora del pendolo. Essi
rappresentano un movimento nell'ambito di quelli che una data cultura
considera limiti accettabili di variazione. Essi forniscono un po' di
novità in una situazione fondamentalmente stabile. Il cambiamento
sociale concreto, tuttavia (quantunque, sulle prime, possa apparire
un effetto pendolare), assume, in genere, la forma dell'eversione sociale.
Forse, il più classico esempio di eversione sociale riguarda
un sottoprodotto degno di nota del programma spaziale. Nulla potrebbe
esservi di più lineare del tipo di pensiero scientifico che ha
prodotto l'esplorazione dello spazio. Esso rappresenta la forma più
estrema di rappresentanza, di contesa narcisistica senza limiti. Malgrado
ciò, una conseguenza importante del programma spaziale è
di consentire alle masse di assistere al nostro pianeta che si fa sempre
più piccolo e di riconcettualizzarlo come «veicolo spaziale
terra», cioè come una piccola totalità interdipendente.
In tal modo la coscienza ecologica su scala di massa è scaturita
direttamente dalla più piena espressione del suo esatto opposto:
è una linea retta che si è creata la propria curvatura.
Ne dovremmo ignorare l'importanza dello stesso pensiero narcisistico
per la sollecitazione di una coscienza ecologica. Molta gente è
stata spinta alla consapevolezza da storie terrorizzanti sulle conseguenze
dell'inquinamento umano. Spesso, tali storie si fondano su di un'idea
gonfiata del potere umano rispetto alla natura; tuttavia, questo tipo
di ideazione può, alla fine, rivelarsi a proposito. Così,
la pomposità umana ha portato direttamente ad un'accresciuta
umiltà circa l'interdipendenza dei pianeti. Un esempio più
astratto riguarda i nostri schemi di pensiero e di linguaggio. È
proprio la nostra preoccupazione per le cose più che per i processi,
per gli oggetti più che per i rapporti, per il linguaggio digitale
che per quello analogico, che ha portato a quell'atteggiamento platonico
verso gli oggetti trattato nel Capitolo 2. A sua volta, è stato
questo atteggiamento a rendere distante, oltre che distaccato e insoddisfacente,
il rapporto con essi. Come risposta a questa insoddisfazione, noi ci
rivolgiamo nuovamente ai rapporti con gli altri, ad una forma bilaterale
di interrelazione e, di conseguenza, a quella in cui il rapporto stesso
ha maggiore probabilità di costituire il centro dell'attenzione.
Ora, quanto più nella nostra coscienza è alta la proporzione
degli oggetti viventi su quelli non viventi, tanto più il nostro
pensiero e il nostro linguaggio tenderanno ad essere analogici, cioè
tanto più preminenti saranno gli elementi iconici e cinetici
della comunicazione. Ancora una volta, si noti come sia proprio premendo
ad un estremo l'orientamento alle cose, il digitale, che il suo opposto
riemerge. L'esplosione dell'informazione fornisce un esempio analogo.
Con l'spandersi della conoscenza digitale, la specializzazione aumenta
e l'apprendimento si compartimentalizza. Gli accademici diventano classificatori
di patate, che non sanno nulla di rapporti, dacché questi sono
tutti esterni ai loro campi vieppiù circoscritti. Eppure, i campi
stessi diventano, alla fine, tanto elaborati da essere perfino impossibile
mantenere efficiente il proprio che, ora, è così stretto
da essere diventato irrilevante per qualsiasi realtà significativa.
Ciò, a sua volta, porta ad una sempre più crescente ritrattazione
dell'interesse dall'apprendimento digitale e ad un crescente interesse
per la comprensione e la conoscenza relazionale. L'ossatura lineare
e ristretta della scienza, inoltre, non è riuscita ad impedire
l'affioramento, nell'ambito dell'ossatura stessa, di due eventi che
minacciano di alterarla. Il primo è stato il movimento psichedelico
che, è necessario ricordarlo, cominciò in laboratori di
chimica impegnati nell'attività di routine. Il secondo è
l'attuale insorgenza della ricerca psichica, fatta ampiamente scattare
dall'interesse militare per la telepatia. Entrambi gli eventi hanno
creato interesse per l'espansione delle nostre definizioni base della
realtà (parecchi scienziati, ahimè, stanno ancora arrancando
faticosamente con Newton sotto un braccio e John Locke sotto l'altro).
La sovrappopolazione fornisce un ulteriore esempio. L'affollamento tende
ad abbattere i vincoli stabili, nutritivi e confortevoli che gratificano
il prossimo e lo rendono desideroso di assumersi la responsabilità
di avere figli. La perdita di questa gratificazione porta alla ricerca
del piacere, ad uno stile di vita edonistico in cui i figli appaiono
un onere. Col diffondersi di questo umore, il tasso di mortalità
tende ad assottigliarsi. Come esempio finale di eversione sociale potremmo
prendere la famiglia nucleare isolata, col suo pesante sovraccarico
emotivo, che tende a distruggere tutti i tentativi tendenti a mantenere
distanze emotive tollerabili fra i membri della famiglia. L'implosione
di bisogni - precedentemente soddisfatti nella famiglia estesa e nella
più ampia comunità - in seno alla famiglia nucleare ha
creato in essa una specie di voragine comportamentale. E questo non
è un problema di vicinanza spaziale: gli Americani di classe
media sono, oggi, probabilmente meno affollati nelle loro case di qualsiasi
altro popolo nella storia. È, piuttosto, una mancanza di alternative
emotive - in altre parole, l'inserimento forzato nel giovane di un gradiente
ripido di piacere - ad aver prodotto la sensazione del sovraccarico
emotivo. Ciò sfocia in una bramosia di intimità e in un
sentimento fobico per la società, in quanto questa, nella fantasia,
viene ricreata nell'immagine di genitori iperpossessivi e soffocanti.
Con l' «escalation» di questi sentimenti, si verificano
due cose. Primo, i rapporti coniugali a lunga scadenza diventano sempre
più difficili da mantenere, per cui il tasso di divorzio cresce.
Secondo, la famiglia edipica gonfia nei figli una motivazione narcisistica,
maligna e competitiva. Sulle prime queste tendenze esasperano le condizioni
patologiche che le hanno create. Col divorzio, le madri vengono fatte
regredire a rapporti ancora più intensi coi figli, i quali crescono
per diventare carrieristi ancor più compulsivi. Alla fine, tuttavia,
la motivazione competitiva ricade sulle donne stesse, che cercano un
ruolo più ampio nel più prestigioso mondo professionale.
Ciò fa scattare il movimento femminista che, come notato
in precedenza, attacca su tutti i fronti la famiglia edipica. Nel frattempo,
la monogamia sociale combinata con le madri lavoratrici deintensifica
il rapporto madre-figlio, portando a gradienti di piacere più
bassi nella prossima generazione. Tutti questi esempi di eversione sociale
suggeriscono la virtuale impossibilità, qualora i materiali grezzi
siano a portata di mano, di evitare di creare ciò che è
necessario per bilanciare un sistema, tanto è grande la pressione
interiore perché questa creazione si determini.
Tronchi nella soffitta della cultura
La natura è avara. Raramente essa scarta un qualsiasi processo
già sfruttato. Ciò è altrettanto vero dei sistemi
sociali e, paradossalmente, è un motivo del perché possa
talvolta verificarsi il rapido cambiamento sociale.
Una società non si trasforma improvvisamente in qualche cosa
di differente; essa comincia puramente ad enfatizzare ciò che,
un tempo, era deenfatizzato, ad approvare ciò che, un tempo,
era deprezzato. Qualche volta, il cambiamento sociale assume una direzione
del tutto indefinita rispetto ad ogni previsione temporale. Per esempio,
la maggior parte degli Americani si rende conto di come la propria società
stia preoccupandosi meno dell'acquisizione, sia meno orientata al futuro,
più edonistica e così via. Ciò sbalordisce poco,
dacché se ne osservano tutti i segni. Interessante è che
la gente abbia già la sensazione della consistenza di ciò
a cui sta avvicinandosi. Gente mai vissuta in una cultura edonistica
che ha, ciò nonostante, un'idea di ciò che questa è,
di come funziona e se piacerà o meno. Questo fenomeno noi lo
diamo per scontato, sebbene abbia profonde implicazioni. Esso suggerisce
la possibilità che gli elementi di ogni adattamento culturale
siano latenti in tutti i sistemi culturali, o, almeno, in quelli sani.
Per un maximum di flessibilità, le sottoparti di un sistema conservano
ciascuna la potenzialità di tutti i comportamenti possibili che
potrebbero fluire da qualsiasi parte del sistema. Per esempio, parecchie
culture hanno stabilito giorni particolari (La Festa dei Matti, il Mardi
Gras) durante i
quali si accantonano le regole consuetudinarie della società.
E non si violano soltanto le restrizioni sessuali, ma anche le regole
che governano lo status e la deferenza. Coloro che hanno posizioni d'autorità
vengono derisi, i padroni servono i servi, il più infimo viene
proclamato per un giorno rè o regina: tutte le regole vengono
messe sottosopra. Queste consuetudini dovrebbero essere considerate
una mera vacanza dalle costrizioni sociali quotidiane. Spesso le convenzioni
che circondano le consuetudini capovolte sono tanto elaborate e costrittive
quanto quelle quotidiane. Ciò che questi festivals effettuano
è di mantenere viva la capacità di utilizzare quei muscoli
sociali e comportamentali che non vengono generalmente esercitati. Il
mite prova l'arroganza, l'arrogante la mitezza, e così via. Viene
mantenuta viva la conoscenza del comportamento opposto al proprio ruolo
sociale normale. Le complementarietà e le specializzazioni ordinarie
vengono trascese e l'agevolazione della possibilità di riadattare
i ruoli sociali diventa, così, quanto mai necessaria. Come le
mutazioni, questi costumi determinano una barriera contro il cambiamento
e, di conseguenza, sono molto meno dannosi e frivoli di quanto appaiano
a prima vista. Essi servono anche a ridurre quella che Bateson chiama
«scismogenesi», cioè la progressiva differenziazione
di una società in sottogruppi alienati, con un concomitante assottigliamento
della personalità dei loro membri.
Queste feste sono semplicemente uno dei tanti meccanismi attraversoi
quali le culture aumentano la loro potenzialità di variazione.
Sembra che le società tesaurizzino i loro possedimenti culturali
come se sapessero che uno di essi potrebbe, un giorno, riuscire di nuovo
utile. La mitologia e il folklore, per esempio, sono pieni di schemi
culturali superati, ma mantenuti vivi dalla drammatizzazione. Le università,
quando le discipline classiche le dominavano, svolsero anch'esse il
ruolo di soffitta culturale. I giovani imparavano molto perdendosi in
cose inutili e giocando. Sfortunatamente, gli adulti tendono sempre
ad entrare in questo tipo di attività, timorosi che i figli imparino
troppo e troppo presto (proprio come, talvolta, avevano fatto essi stessi
nella soffitta familiare).
Essi pongono sbarramenti e tentano di costringerli a raggruppare l'informazione
disponibile in maniera familiare e tradizionale. Ciò è
stato maggiormente esagerato, dacché le scienze naturali e sociali
sono entrate in ascesa, col trasformare le università in scuole
professionali. I dipartimenti accademici e le scuole professionali sono
per l'istruzione ciò che la Little League è per il gioco.
Questa tensione fra bisogno di limitare ed incanalare l'informazione
e bisogno di mantenere aperta l'opzione è fondamentale per tutti
i sistemi sociali. È la stessa tensione che determina la dinamica
del profeta e che viene alla ribalta, come fa notare Bateson, anche
a livello biologico. Nella regione selvaggia, la popolazione di una
data specie "funziona come deposito di possibilità genotipiche".
Gli agricoltori e gli allevatori, però, come i professori, cercano
di limitare il numero di tali possibilità, in modo da garantire
un prodotto uniforme e prevedibile nelle loro specie addomesticate.
Bateson, seguendo il biologo Simmonds, sottolinea la necessità
di mantenere questo deposito di variabilità, favorendo zone estranee
di popolazioni non selezionate. Tali zone, progettate per controbilanciare
l'effetto, in definitiva, debilitante dell'allevamento deliberatamente
selettivo, servirebbero proprio allo stesso scopo degli ambienti universitari
di libero apprendimento, in cui gli studenti non hanno bisogno di passare
attraverso una gerarchia meccanica preordinata di stadi d'apprendimento,
a partire da quello «elementare» per arrivare a quello «avanzato».
Gli allevatori e i professori cercano di limitare il quantitativo di
informazione che entra nel sistema: l'allevatore per paura che compaia
un animale con una testa troppo grossa o insufficientemente appuntita,
il professore per paura che uno studente assimili un'idea prima di essere
«pronto» ad essa. Ciò è, sì, necessario
per garantire il controllo e massimizzare la produzione lungo linee
comprese, però distrugge progressivamente la possibilità
di modificare. Anche Toffler, nel suo perseguimento a capofitto del
futuro di ieri, lo ammette, ed è favorevole alla protezione di
«comunità a lenta andatura», come forze di «assicurazione
mentale e sociale», nel caso che la società più
ampia
commetta qualche errore catastrofico. Abbastanza stranamente, la stessa
libera scelta può essere un principio che limita l'informazione,
come ho osservato precedentemente in rapporto ai matrimoni combinati.
Dacché la motivazione personale, come variabile, è sempre
presente, la rimozione di tutte le altri basi di selezione significa
che il sistema verrebbe deprivato di un gran numero di riadattamenti
atti a trovare cose valutabili ed apprezzabili non cercate.
Continua >>>>>
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